Una nuova vita, una nuova luce, un risultato atteso a lungo e presentato lo scorso 12 Giugno nella Chiesa Madre: il restauro dell’effigie lignea della Madonna del Rosario ha finalmente restituito all’opera il suo originale splendore. L’intervento di restauro è stato reso necessario dalle condizioni nelle quali la statua, risalente al XVII secolo, versava.
Don Vito Campanelli ha infatti raccontato che in occasione dell’ultima festa della Madonna del Rosario – durante la quale la statua viene normalmente esposta ai fedeli – insieme ai Confratelli del SS. Sacramento ci si era accorti dei numerosi fori nel legno riconducibili alla presenza di tarli, nonché della presenza di altri insetti e spaccature nel legno: «È stata una necessità dettata da un bisogno concreto – ha detto il priore della Chiesa Madre – Grazie a questa fine opera di restauro è stato possibile recuperare una pregevole opera d’arte. Dobbiamo ringraziare i Confratelli che hanno offerto il loro contributo al fine di conservare l’effigie sacra. In altri tempi, probabilmente, qualcuno avrebbe preferito investire i soldi del restauro per comprare una nuova statua, ma se si fosse scelto così, si sarebbe persa una traccia storica importante per Noicattaro».
Nel restauro è stato coinvolto il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ed i lavori sono stati seguiti in ogni fase dalla Soprintendenza nella persona della dott.ssa Daniela De Bellis che ha così commentato il risultato: «Ho seguito con amore questo restauro e ho apprezzato l’ottima qualità di intervento eseguita dalle restauratrici Rosanna Guglielmo e Monica Cannillo che hanno svolto un lavoro notevole. Sono felice che questo manufatto oggi ritorni a vivere in questa Chiesa bellissima per cui rivolgo i miei complimenti al parroco e all’intera cittadinanza».
Son seguite, quindi, le relazioni di Vito Dibenedetto, che ha spiegato le origini storiche della figura della Madonna del Rosario e le peculiarità della statua appena restaurata, quindi le due relazioni tecniche di Rosanna Guglielmo e Monica Cannillo, le restauratrici che hanno preso parte al lavoro di recupero della statua.
«Le origini del culto mariano hanno le loro fondamenta in un passato molto antico – ha spiegato Dibenedetto – la festa che si celebra il 7 ottobre ricorda il giorno in cui i Cristiani vinsero contro i Turchi a Lepanto nel 1571. Papa Pio V la istituì sotto il titolo di S. Maria della Vittoria e due anni dopo Gregorio XIII mutò il nome in quello di festa del Rosario». «Noicattaro possiede un ricco patrimonio di statue vestite e questa Madonna, oltre che vestita, è cosiddetta Regina del Rosario – ha continuato – La struttura interna prevede un mezzo busto poggiato su una base tonda che prende il nome di girello. Lo sguardo è fiero e umano e mostra il Bambinello che a sua volta è raffigurato eretto, posizione atipica per un neonato». Ha poi concluso: «Per quanto riguarda l’attribuzione, non si hanno certezze sulla datazione se non fosse per il punzone posto sulla corona che riporta N8MC, laddove N sta per Napoli, 8 per 1800 e MC probabilmente per Mattia Condursi, celebre argentiere napoletano vissuto nel XIX secolo. Grazie a questo restauro ci siamo riappropriati di un bene di inestimabile valore».
Rosanna Guglielmo ha spiegato, quindi, le fasi dell’intervento di restauro: «Ad un primo esame ad occhio nudo è stata constatata una bicromia del collo e del busto, un incarnato particolarmente lucido, nonché alcune fratture sulla statua risalenti ad un tempo passato e mai riparate correttamente. Dopo l’intervento di disinfestazione da insetti xilofagi, il legno ha subito un processo di isolamento con una particolare resina. Abbiamo rinvenuto tre strati di pittura ed una volta rimossi la statua ha rivelato l’originale incarnato, più roseo e naturale. Le fratture presenti son state riparate con “gesso di Bologna” e riverniciate. Tutto il nostro lavoro ha avuto come obiettivo quello di restituire alla statua la sua bellezza originale, senza cancellare il passaggio del tempo. Il restauro non crea falsi storici».
Monica Cannillo ha illustrato, invece l’opera di restauro del vestito e delle parrucche: «L’abito è stato possibile datarlo intorno alla metà del 1800. Presenta una trama in seta con ricami metallici. Le problematiche affrontate hanno riguardato principalmente la polvere che aveva ingrigito l’abito, i filati metallici ossidati e slegati, alcune macchie e alcune lacerazioni. Gli abiti sia della Madonna, sia del Bambinello sono stati completamente ripristinati, lavati e stirati, così come le parrucche in canapa che ciocca dopo ciocca sono state recuperate».
In chiusura nuovamente don Vito il quale, nel sottolineare il valore del restauro nella conservazione del proprio passato storico e delle proprie radici, ha auspicato una maggiore attenzione nella cura e conservazione del patrimonio artistico culturale del paese prendendo in esempio la tela scurita dal tempo risalente al 1819 che si trova posizionata anch’essa nella cappella del Rosario e nella quale figurano, tra i vari personaggi, le tre martiri S. Caterina d’Alessandria, S. Lucia e S. Agata, rivolgendo un appello affinché anche quest’opera possa ritrovare prima o poi il lustro perduto.
[da La Voce del Paese del 16 Giugno]