Lo scorso venerdì 20 Luglio, è stato presentato il lavoro di restauro della statua della Madonna dell’Immacolata, presso la stessa chiesa. Presenti le restauratrici e le ragazze de “Il Setticlavio”, Carmen Spinelli e Rosalia de Astis insieme a Chiara Lamorgese, le quali hanno animato la serata e creato la giusta atmosfera per riaccogliere al meglio la figura della Vergine in chiesa.
Tanta la gente che ha voluto essere partecipe, e che ha voluto ascoltare le fasi che hanno caratterizzato tale restauro. Questo, è stato svolto in due fasi: una che riguarda il restauro della Vergine dal punto di vista della composizione statuaria, e una per quanto riguarda l’abito indossato dalla stessa.
Sono state, dunque, mostrate le Madonne presenti in paesi come Terlizzi, Rutigliano, Barletta, Cisternino, Lucera, Monopoli e Gravina, proprio con lo scopo di osservare le differenze rispetto alla Madonna dell’Immacolata presente nel nostro paese, circa le espressioni e le tecniche utilizzate.
Ciò che caratterizza l’Immacolata che appartiene alla nostra cittadina è innanzitutto il volto: scolpito dal basso verso l’alto, tende ad essere squadrato e non conforme ai canoni umani; la statua inoltre non ha una parrucca ma è interamente in legno. Si può notare una torsione del collo e del volto, le mani sono in posizione orante. Dalle gambe si intuisce uno slancio verso il cielo.
Per quanto riguarda la base, questa ci permette di riconoscere l’Immacolata; sulla stessa sono posizionati due angeli, uno azzurro e uno rosa, a rappresentare i cherubini. È presente un serpente-dragone, chiamato così perché ha la coda di un serpente, la faccia di un dragone e denti umani (questo perché si è voluto dare naturalezza alla scultura).
Don Vito, successivamente, ha svelato la figura della Vergine, in modo da poter ammirare il lavoro fatto, simbolo di restituzione al popolo nojano.
A spiegare le fasi del restauro della statua, però, è stata la dott.ssa Rosanna Guglielmo: “Il primo esame che è stato effettuato, è stato quello di osservare ad occhio nudo il manichino in legno, che si presenta con un’imbottitura in canapa e lana – ha detto – il colore originale della scultura, da verdastro abbiamo scoperto essere più roseo, attraverso l’utilizzo di saggi di pulitura mirati”.
“La nuvola su cui poggia la Madonna era caratterizzata da diversi strati di colore: blu, argento acrilico, bianco e infine di nuovo blu, che è il suo colore originale e che abbiamo ripulito – ha specificato la stessa – dopo, c’è stato il trattamento antitarlo e di consolidamento dello stesso”.
“Le fessurazioni sono state riempite da una resina chiamata balsite – ha dichiarato Guglielmo – e la superficie pittorica è stata protetta con vernice a base di resina inalterabile adatta al restauro”.
“Vorrei, infine, ringraziare chi mi è stato accanto e chi ha permesso la buona realizzazione del lavoro – ha sottolineato in ultimo la dottoressa – il Parroco e la Confraternita, l’alta sorveglianza della Soprintendenza delle Belle Arti di Bari, la restauratrice dell’abito Monica Cannillo, il diagnosta dott. Vincenzo Tateo e le collaboratrici Antonella Carone e Florinda Scarpelli”.
Dopo, la dott.ssa Monica Cannillo, autrice del restauro dell’abito della Vergine, ha potuto spiegare le fasi dello stesso: “La madonna indossa un tessuto in taftà, ricamato con imbottitura, per dare volume e per impreziosire il tessuto – ha specificato – indossa anche un mantello in taftà con pietre preziose”.
“Il degrado era dato dalle macchie sul corpetto e dalle lacerazioni e sfilature dei filati metallici, ma nel totale si presentava comunque in buone condizioni – ha sottolineato Cannillo – ho proseguito con la pulitura del particellato superficiale incoerente e del filato metallico con acqua e acido”.
“Poi, ho effettuato un consolidamento della fodera per il corpetto e per la gonna, ho chiuso le fessure presenti sulla superficie tessile; nel bustino erano presenti stecche di ferro arrugginite che avevano sporcato il vestito – ha concluso la dottoressa – queste, sono state rimosse ed è stato pulito il vestito”.
L’insegnante dell’associazione musicale “Il Setticlavio”, Chiara Lamorgese, ha deliziato il pubblico con la sua dolce voce, sotto le note de “Vergine degli angeli”.
A concludere la serata è stato Don Vito che ha voluto ringraziare quanti hanno partecipato alla realizzazione del restauro: “La Parrocchia e le Confraternite hanno tutto l’interesse di recuperare questo patrimonio – ha detto – con l’obiettivo di sentirci comunità, ponendo attenzione alle tracce storiche che appartengono al popolo, per recuperare i sogni che appartengono a diverse generazioni”.
[da La Voce del Paese del 28 Luglio]