L’artigiano del fischietto ha lasciato il nostro paese per via degli affitti troppo alti
Il trofeo polignanese dei tuffi Red Bull per la tappa di Polignano è stato realizzato dal maestro figulo (fischietto) Vito Moccia, che ha chiuso lo show room nella nostra città per via degli affitti troppo alti. Ecco la bozza disegnata prima di realizzare il trofeo.
Come nasce questa collaborazione con la Red Bull?
“In passato la RedBull ha preferito omaggiare gli atleti con un opera del territorio. In questo caso è stato un gioco facile arrivare alla mia bottega. Sono conosciuto da trent’anni, e sono stato accompagnato dal sindaco di Polignano che ringrazio. Ma le assicuro che è stato amore a prima vista con i responsabili dello sponsor”.
Come nasce la sua idea di trofeo? A cosa è ispirato?
“Nelle mie opere cerco di suscitare emozioni… la stessa che un tuffatore ci trasmette con la sua performance. Ho voluto raffigurare l’altezza, il volo che dal paese arroccato dall’alto della scogliera accoglie il bellissimo mare di Polignano”.
Ci racconta della sua arte, come nasce e come si è evoluta nel tempo…
“L’arte figulina ha sempre interagito con le mie molteplici espressioni, dalla pittura alla scultura e quant’altro… tanto da generare una piacevole confusione tra chi si avvicina alla mia “bottega””.
Cosa le piacerebbe ancora realizzare? Un personaggio e perché?
“L’idea fissa che ho,da quando gioco con questi fischietti, è di “inondare” il mio paese di fischietti giganti… monumenti… far sì che quest’arte sia vero veicolo turistico”.
Per i figuli questa può essere una opportunità di lavoro? Si riesce a vivere da figuli?
“L’approccio, purtroppo,a quest’arte spinge al guadagno facile, pur non avendo nessuna conoscenza di questa arte. Una mancanza è quella che non si è riusciti a creare una vera scuola che formi il ragazzo a coltivare il talento”.
Il turismo è importante per questo lavoro?
“Il turismo, oltre ad essere il punto finale per questi manufatti, in quanto è l’artigianatoartisticopiù originale che il nostro territorio offre, purtroppo devo sottolineare che se non viene supportata rischia ahimè di sparire”.
Come nasce una sua opera?
“La maggior parte delle mie creazioni sono attinte dal mio vissuto. Ho visto gli ultimi scampoli della civiltà contadina, il passaggio con tutto quello che il costume man mano si trasformava davanti ai miei occhi”.