Il Teatro Cittadino continua a far parlare di sé

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In merito al servizio sul nostro teatro cittadino andato in onda pochi giorni addietro sul primo canale televisivo R.A.I., La Voce del Paese ha raccolto alcune perplessità esternate dal professor Vito Didonna, dando contemporaneamente ascolto alla legittima controreplica del sindaco Raimondo Innamorato. Viene di seguito proposta la duplice intervista realizzata.

Primo ad essere intervistato è stato il Prof. Vito Didonna.

Qualche giorno fa sul primo canale televisivo Rai è andato in onda il servizio sul nostro teatro cittadino …

Sì, ho visto il servizio sebbene la relazione del sindaco e dell’assessore sia priva della storia del teatro. Quest’ultima inizia nel 1976 con la seconda amministrazione Saponaro dove io, all’epoca assessore alla cultura, affidai il progetto all’architetto Scionti, sebbene il tutto si concluse con un nulla di fatto. Nel 2013, tornando a ricoprire la medesima carica con l’amministrazione Sozio, decisivo è risultato l’accordo con la famiglia De Caro – Antonelli circa la realizzazione dell’uscita di sicurezza (a costo zero per il Comune), come da normativa. Nel 2014, congiuntamente alla collaborazione dell’avvocato Peppino Di Pierro, siamo riusciti a ottenere un finanziamento di 1.200.000 euro per il restauro funzionale del teatro a seguito di pressioni in Regione, dove il progetto Sylos Labini prevedeva circa 90 posti. Nel 2016, dopo la caduta dell’amministrazione Sozio, il commissario Padovano pubblica il bando vinto dalla ditta Rossi, la quale inizia i lavori nel 2017. Sul tabellone di cantiere, – adesso scomparso, sebbene a norma di legge debba essere apposto all’inizio del cantiere stesso -, era indicato il limite di fine lavori corrispondente a un anno. Sta per concludersi il 2018 e non si vede ancora la fine; i lavori sono a appena metà e del tutto nebbioso appare il recupero del giardino retrostante, il quale deve essere utilizzato per la realizzazione dell’uscita di sicurezza. A mio parere, il sindaco Innamorato e l’assessore hanno omesso di dire che il recupero in questione non è storico poiché si è passati da circa 100 posti di partenza ai circa 90 del progetto Sylos Labini, per finire agli attuali 40. Avremo in pratica un teatro dimezzato da me definito Teatro di Lilliput: è questa una gravissima manomissione storica.

I posti sono tuttavia stati ridotti per salvaguardare l’integrità dei palchi superiori …

Il progetto Labini prevedeva il recupero funzionale dei palchi superiori con una tecnologia all’avanguardia; questa amministrazione ha ritenuto opportuno stravolgere il progetto riducendo la fruibilità alla sola platea. Sebbene in seguito a operazioni di scavo nel giardino retrostante sia stata rinvenuta una cisterna facente riferimento al vecchio utilizzo del trappeto, l’amministrazione, che si fa portatrice della trasparenza, non consente a nessuno di visionare i progetti di recupero di tale manufatto. Manca inoltre un margine di sicurezza attiva e passiva dal momento che lo scavo nel giardino è a cielo aperto: l’accumulo di acqua o neve potrebbe infatti creare delle lesioni alle fondamenta dei palazzi insistenti sul teatro stesso.

Quindi la replica del sindaco Raimondo Innamorato che ha risposto ad alcune nostre domane.

Diverse le critiche mosse dal professor Didonna nei riguardi del teatro …

Ho recentemente scritto al professor Didonna, il quale si è anche permesso il lusso di commentare sotto il post della mia pagina, asserendo quanto sopra. Gli ho innanzitutto ricordato di fare accesso agli atti e di documentarsi prima di dire o scrivere stupidaggini. In primis i lavori non sono in alto mare poiché gli stessi sono stati già avviati: faremo lo scavo nel giardino e installeremo dei micropali, quindi la fondazione della parte retrostante del teatro. Per poter iniziare, attendiamo semplicemente il deposito dei calcoli.

A cosa è dovuto in particolare il ritardo nei lavori?

Il ritardo è dovuto ad una serie di errori di valutazione commessi dai precedenti amministratori. Nel quadro economico del finanziamento è stata inserita una voce denominata “Imprevisti”, la quale, per un importo finanziato di un milione di euro, non può mai corrispondere a 50 mila euro. Per un lavoro di questo tipo è infatti opportuno prevedere imprevisti maggiori, cosa che poi è avvenuta dal momento che è stata rinvenuta una cisterna. Non faccio nomi, ma pare che qualcuno sapesse dell’esistenza di quest’ultima: una persona in particolare mi ha comunicato che la vecchia amministrazione fosse a conoscenza del manufatto cisterna, non inserendolo nel cronoprogramma dei lavori. Il suo recupero poteva essere tranquillamente finanziato: piuttosto che ricevere un milione di euro, avremmo potuto beneficiare di un milione e duecentomila euro. Al riguardo, siamo stati costretti a fare una perizia di variante sottoposta al vaglio della sovraintendenza e, da qui, il ritardo nella consegna dei lavori. Abbiamo perso del tempo in quanto la sovraintendenza si è nuovamente dovuta esprimere sulla fattibilità del progetto; siamo stati costretti a impegnare 220.000 euro dal nostro civico bilancio poiché diversamente saremmo stati definanziati.

Un’ulteriore critica mossa dal professor Didonna verte sul ridotto numero dei posti fruibili …

I 100 o i 90 posti sarebbero stati garantiti con il montaggio di un esoscheletro di acciaio che avrebbe rappresentato un obbrobrio architettonico. Dal momento che i progettisti hanno bocciato l’ipotesi di un endoscheletro interno ai pali, abbiamo deciso di preservare il valore storico – architettonico del teatro andando a ridurre di poco i posti. Evidentemente, il teatro non sarà utilizzato per sceneggiate o rappresentazioni teatrali richiamanti numerosi individui, ma diventerà una bomboniera da utilizzarsi per eventi particolari, i quali saranno organizzati anche di concerto con altre realtà presenti sul territorio nazionale.

Possiamo azzardare una previsione sui tempi di consegna?

Sì, assieme all’impresa Rossi abbiamo concordato la consegna per la prima metà del 2019; adesso, non appena depositiamo i calcoli delle strutture, inizieremo a fare gli scavi per realizzare i micropali di fondazione all’interno dell’atrio. Il professor Didonna afferma che lavori sono in alto mare, ma non può assolutamente dirlo poiché, prima di parlare, deve fare accesso agli atti. Potrei anche querelarlo per questo: il professore deve fare molta attenzione a quello che dichiara.

[da La Voce del Paese del 22 Dicembre]

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