L’ospite della manifestazione del primo maggio è stato intervistato a fine serata da Stefano Capozzo
“Papi, ci sei? Ce la fai? Sei connesso?”. I migliori fan di Zelig, il programma comico delle reti televisive Mediaset, assoceranno questa frase a tante risate e a tante gag. A recitarla, infatti, è il comico foggiano, classe ’55, Pino Campagna. L’attore della Capitanata è il protagonista del programma tv ed è stato l’ospite del momento conclusivo dell’evento del 1° maggio organizzato dalla Associazione “Antonio Busto” e dalla Uil. Con il suo spettacolo “Io… Superterrone” Pino Campagna ha riscaldato con battute e risate il pubblico di via Roma. Al termine dello spettacolo Stefano Capozzo ha realizzato un’intervista al cabarettista foggiano nel backstage.
Pino Campagna, ci racconti brevemente la sua carriera. Con quali comici o personaggi famosi ha collaborato?
“Tutto ha avuto inizio tanti anni fa. Già a scuola davo segni di squilibrio mentale, problemi di doppia personalità, tipo Freud. Facevo il verso ai miei professori. Ho iniziato a prendere in giro loro. C’erano uno di Italiano con l’occhio strabico. Aveva un occhio a Manfredonia, l’altro a San Severo. Quando chiamava il mio compagno di destra, in realtà voleva chiamare quello di sinistra. Ho incominciato un po’ a scimmiottare la scuola e poi mi sono aggravato. Ho lavorato a Roma per 7 anni, ad un locale specializzato nel cabaret, al Fellini, poi nei teatri come il Teatro Sistina, il Salone Margherita, il Brancaccio. Nel 1993 ho iniziato la collaborazione con Mediaset a Cologno Monzese con “La sai l’ultima” fino a “Zelig”. Poi mi sono trasferito lì. Ho lavorato con tutti i personaggi dello spettacolo, Gerry Scotti, Gigi Sabani, Lorella Cuccarini, Bianca Guaccero, Maurizio Costanzo, Raffaella Carrà, insomma ne è passata molta di acqua sotto i ponti”.
Cosa vuol dire per lei essere un comico e regalare un sorriso alla gente?
“Bellissima domanda. Ognuno di noi ha bisogno sempre di un sorriso. C’è una mia amica che è qui presente che ha messo su un link bellissimo. Hai presente la ricetta medica? Vuota, con solo una scritta, “Ti voglio bene”. Non ci sono medicine che ti fanno stare bene più di quella frase. Io ho sposato questa sua tesi per poterla portare come esempio. La gente quando mi guarda e ride io penso: o ha una paresi oppure stimolo, come dire, un momento di spensieratezza. Non so cosa gli passa per la testa in quel momento, ma io in quell’istante gli ho regalato un sorriso gratis”.
Ci vuol raccontare qualche aneddoto divertente che ricorda sempre con piacere?
“Ricordo ai tempi di Zelig le telecamere non dovevano presenti nella location del Circus, ma dovevano essere anche all’interno del backstage. Lì sono successe le cose più belle del mondo, le ho vissute per ben 15 anni. Ce ne sono tantissime ma una in particolare mi piace ricordarla ed è quando ci esibivamo io, Franco Neri e Fabrizio Fontana. Allora avevamo i tormentoni più forti del momento. Dietro il palco si creava una sorta di sala scommesse e partivano le quote. Si scommettevano pochi euro a chi faceva tremare il tendone del Circus con le risate del pubblico provocate dalle proprie battute. Su cinque volte, io ne ho vinte tre, mentre le altre due le ha vinte Franco Neri. Questo è uno dei tanti ricordi”.
Con quasi 40 anni di carriera alle spalle, com’è cambiato il suo mondo lavorativo? Cosa rappresenta per lei l’1 maggio?
“Di anni non ne ho più li ho finiti. Avendo alle spalle una certa esperienza, quando mi iniziano a chiamare “Maestro”, io mi “gratto” un po’ gli attributi. Quando tutti ti chiamano così vuol dire che stai in su con gli anni ma a me questo non fa paura. Quando salgo sul palco non si esibisce il Pino Campagna che ha 63 anni ma quello che ne ha 13. Esce il bambino che c’è in me, facendo divertire il pubblico e questo ha un nesso logico. L’immagine dell’1 maggio è intoccabile. Ho mio padre che ha fatto l’impiegato per 44 anni a Foggia, ora ne ha 93. La mamma non c’è più da qualche ma mio padre regge ancora la classe. La festa dei lavoratori è secondo me quella più bella, forse anche più bella del Natale sia per i lavoratori sia per i non lavoratori. Che sia il reddito di cittadinanza, o i famosi 80 euro del premier Renzi, o come dir si voglia, tutto questo è solo un palliativo. Se hai volontà di lavorare, il lavoro lo trovi ovunque. Magari è più facile trovarlo al nord dove le possibilità e le porte più aperte sono diverse, ma se si ha la volontà lo si trova anche al sud. Come dice la Costituzione, l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro o affondata nel lavoro? Ai posteri l’ardua sentenza”.
È la prima volta che vieni a Casamassima? Se la risposta è sì come ha trovato il nostro pubblico?
“Bellissimo. Molte signore belle. C’era una signora vestita come Steve Wonder o Ray Charles, ma questi modi eccentrici fanno parte della nostra cultura. Se vieni a Foggia vedi certe ragazze pienotte che vanno girando con il giro vita sull’ombelico. Solo al sud vedi il folklore, cose del genere al nord non esistono. Solo qui vedi cose che fanno ridere perché qui ognuno di noi è un comico e facciamo parte della Puglia, una regione bellissima che sta avendo immense soddisfazioni insieme alla Basilicata e a Matera Capitale della Cultura. Personalmente mi da fastidio quando la stampa nazionale deve sempre etichettarci con i soliti stereotipi. Quando c’è una brutta notizia noi siamo sempre in prima pagina, ma loro che non vivono qui non posso capire come funziona il sud, quali sono le dinamiche che lo accarezzano. Sono molto felice di essere nato al sud e di vivere al nord. Mi sono reso conto della diversità economica ma per i valori noi meridionali siamo ancora al primo posto”.
Noi della redazione vogliamo regalare un saluto affettuoso a un comico che ha fatto della sua comicità una lente di ingrandimento per far conoscere la vera Puglia nel mondo tra una battuta e una gag magari chiedendo prima al pubblico, “Sei connesso?”.
DANIELE FOX
STEFANO CAPOZZO