Cosa ci ha spaventato di più di questo coronavirus? Forse la quarantena. Stare in casa per tanto tempo senza poter uscire, senza poter svolgere le attività di sempre ha creato qualche paura nel nostro modo di vivere. Ma anche il lavoro. Molti in questo periodo non sanno cosa ci sarà dopo la quarantena, se il lavoro di sempre starà ancori li ad aspettarci. Ma anche la paura del futuro. Cosa ci sarà dopo? Come ci si comporterà dopo questa crisi sanitaria ed economica? Ma c’è un dato che per fortuna ha colpito pochi polignanesi. Ed è stata la paura di contagio. Si registrano ancora quei quattro casi che per fortuna le condizioni stanno migliorando e che in questi casi non c’è stato bisogno del ricovero in ospedale.
Ecco l’ospedale. Abbiamo provato a farci raccontare da alcuni infermieri polignanesi cosa succede in corsia, o forse è meglio considerarla la “nuova trincea”. Dove tanti medici, infermieri e personale sanitario continuano a combattere e decidere chi salvare. Scarsa la protezione individuale ci raccontano, alto il rischio di contagio. Ma ancora peggio è guardare negli occhi quei malati. Quelle persone che cercano un conforto, che sono in ospedale senza il supporto di un famigliare e con la paura di non rivederli più.
Situazione che grazie al calo dei pazienti contagiati e ricoverati in terapia intensiva, è stata trovata una soluzione. Al Policlinico di Bari sono stati messi a disposizione dei malati, tablet e smartphone per comunicare con i parenti a casa. Attraverso delle videochiamate i ricoverati riescono a connettersi con i propri cari, attraverso dei dispositivi tecnologici dotati di videocamera e grazie alla connessione web dell’ospedale.
“Il contatto con i parenti è importantissimo – il commento del Direttore del reparto di anestesia e rianimazione prof. Salvatore Grasso – perché migliora la prognosi. Nel nostro reparto non è mai mancato il contatto tra i pazienti e i familiari, visto il divieto di visite in corsia.”
La lettera di un’infermiera che ha fatto il giro del web, attraverso la quale viene descritto l’ultimo incontro tra una mamma e i suoi quattro figli avvenuto in videochiamata è il racconto straziante di quanto accade nelle corsie degli ospedali riservate ai pazienti Covid-19. Per questi malati non esistono orari di visite programmate, i parenti non possono entrare o ancora peggio non possono proprio raggiungere l’ospedale. Sono ancora i medici, infermieri e personale sanitario a garantire e gestire un contatto con il mondo esterno, mettendo a volte il proprio smartphone o tablet a disposizione per garantire questi incontri virtuali. Considerati indispensabile per il processo di cura.