Arrestati 8 soggetti per estorsione aggravata dal metodo mafioso, rapina e lesioni
Alle prime luci dell’alba di mercoledì 13 gennaio, nel quartiere putignanese di San Pietro Piturno e a Bari, oltre 50 Carabinieri della Compagnia di Gioia del Colle – supportati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Puglia, dal Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno e da un elicottero del 6° Nucleo Elicotteri dei Carabinieri di Bari – hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse a carico di 11 soggetti, ritenuti, a vario titolo, responsabili di “estorsione e tentate estorsione aggravate dal metodo mafioso”, nonché di “rapina” e “lesioni personali aggravate”.
Il primo provvedimento cautelare – emesso dal G.I.P. del Tribunale di Bari, dott. Giovanni Abbattista, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari – ha colpito G.G. (21enne), ritenuto il capo del gruppo criminale, L.G. (33enne), G.M. (22enne), P.F.E. (19enne) e S.D. (20enne), tutti già noti alle Forze dell’Ordine, che, riuniti tra di loro, avvalendosi della forza di intimidazione, derivante dalla fama criminale del gruppo di appartenenza nota nel contesto sociale di Putignano, avevano messo in atto reiterate condotte violente nei confronti di un imprenditore del luogo, di suo figlio, collaboratore in azienda, e degli altri componenti della sua famiglia, al fine di farsi corrispondere la somma di 3.000 euro mensili.
Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Gioia del Colle e coordinate dalla DDA di Bari, hanno permesso di documentare le diversi azioni compiute, da maggio a ottobre dello scorso anno, dagli arrestati ai danni delle vittime: pedinamenti, minacce verbali, aggressioni fisiche e danneggiamenti. Come quando l’autovettura condotta dal titolare dell’azienda, all’interno della quale vi era anche il figlio, è stata bloccata dal gruppo per le vie di Putignano e fatta oggetto di calci e pugni, con la rottura dello specchietto retrovisore e danni alla carrozzeria.
L’agguato in un locale di Turi
A ottobre scorso, poi, si è consumata l’ennesima efferata azione da parte del gruppo criminale, oggetto del secondo provvedimento cautelare. A finire in manette per “rapina” e “lesioni personali aggravate” sono C.L. (23enne), C.M. (21enne) e M.V. (23enne). Nel corso di una festa danzante, organizzata in un locale di Turi, il commando ha raggiunto il figlio dell’imprenditore e, dopo averlo accerchiato, lo ha colpito ripetutamente con pugni, calci, tavoli e parti di sedie precedentemente distrutte. Prima di lasciare il locale, uno degli indagati ha strappato dal collo del giovane una collanina in oro con crocifisso e tre ciondoli, quale trofeo dell’aggressione commessa. A nulla è valso, nella circostanza, l’intervento di un amico del giovane che, nel tentativo di difenderlo, è stato fatto oggetto di violente percosse.
Le indagini hanno accertato come i fatti si inseriscano in un più ampio contesto criminale e possano essere letti come il tentativo di finanziare la compagine criminale di appartenenza, attiva nel Comune di Putignano e facente capo a Francesco Genchi, affiliato al clan Capriati, il cui decesso, avvenuto per cause naturali nel gennaio del 2020, ha determinato uno stravolgimento negli equilibri e una maggiore difficoltà, del gruppo stesso, di reperire le risorse economiche destinate ai traffici illeciti.
Durante le perquisizioni effettuate dai Carabinieri nel corso dell’esecuzione delle misure, sono stati rinvenuti, nelle parti ad uso comune delle palazzine dove abitano gli arrestati, 60 grammi di eroina e 50 grammi di hashish, oltre a bilancini di precisione e a telefoni cellulari, verosimilmente utilizzati per le attività di spaccio.
Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati tradotti presso le case circondariali di Bari, Trani e Matera a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.