Il Consigliere Zaccheo interroga la Città Metropolitana sulla validità giuridica del progetto di allargamento
Il consigliere comunale Giannalisa Zaccheo riporta all’ordine del giorno l’intervento di allargamento di via Noci, formulando un’istanza alla Città Metropolitana con l’intento di dirimere i vari dubbi emersi dall’analisi del progetto e dei successivi atti amministrativi.
La ratio della decisione del capogruppo del Gruppo Misto la si ritrova in un passaggio della missiva, datata 2 febbraio, in cui viene precisato che, sebbene il progetto sia di esclusiva competenza della Città Metropolitana, un amministratore non può sentirsi esonerato «dall’interessarsi di un’opera pubblica che sarà realizzata nel nostro Comune», spendendo «740.000 euro di soldi dei contribuenti, di cui 240.000 euro a carico dell’Ente di Turi, per avere una strada di 450 metri non conforme alla legge e alle esigenze della mobilità sostenibile».
Sono tre le questioni sollevate dall’avvocato Zaccheo, argomentate con la consueta precisione, che sfociano nella richiesta di «valutare se vi siano i presupposti per procedere ad una modifica del progetto e di alcuni elaborati», evitando potenziali contenziosi che potrebbero nascere sia a causa dell’inosservanza di alcune norme che per via dell’esecuzione di «opere non sufficientemente corrispondenti alle regole d’arte».
Breve riepilogo
Prima di sintetizzare le obiezioni mosse nell’istanza, ecco una breve cronistoria degli ultimi “episodi” della saga di via Noci.
Il 25 ottobre del 2017, la Citta Metropolitana di Bari ha approvato il progetto di allargamento del tratto di via Noci, dall’inizio dell’abitato fino all’intersezione con la Strada Provinciale 58, invitando il Comune di Turi ad adottare e approvare la variante urbanistica al PUG (Piano Urbanistico Generale) e a dichiarare l’opera di pubblica utilità, legittimando gli espropri delle particelle che ricadono nelle aree oggetto dei lavori.
Il 17 dicembre 2019, il Consiglio comunale ha adottato gli atti propedeutici all’intervento; successivamente, il 16 luglio 2020, il Responsabile del Settore Urbanistica ha pubblicato l’avviso in cui si aprivano i termini per presentare motivate osservazioni da parte di tutti soggetti cui potesse derivare un pregiudizio dal provvedimento.
Il 30 luglio è giunta un’osservazione di un cittadino in cui si faceva presente che l’allargamento della strada avrebbe interessato una particella del fondo di sua proprietà, dove insiste un impianto fotovoltaico.
Questa osservazione ha portato al ritiro dell’unico punto all’ordine del giorno del Consiglio comunale, convocato il 23 novembre 2020 per la definitiva approvazione dell’intervento. Approvazione che è avvenuta nell’assise del 29 dicembre 2020.
“Istituzionalmente scorretto”
«Sin dalla prima seduta del Consiglio Comunale – scrive il consigliere Zaccheo – ho segnalato dubbi su alcuni profili di legittimità del provvedimento in esame». Dubbi che, nella seduta consiliare del 29 dicembre 2020, si sono concretizzati in «specifiche osservazioni, di merito e di legittimità, depositate agli atti», giudicate dal sindaco “istituzionalmente scorrette” poiché «chiedevo che il Consiglio si riconvocasse di lì a breve per permettere agli Uffici di valutare le mie osservazioni». Istanze che, per giunta, non venivano messe ai voti.
«A parere del sindaco – prosegue – la mia scorrettezza rinveniva dal fatto che avrei dovuto presentare le mie osservazioni in sede di Commissione, dimenticando che il Consiglio rappresenta l’unica sede di confronto tra le forze politiche e i singoli consiglieri su ogni proposta di delibera e che, tra l’altro, io non faccio parte della Commissione competente per la materia trattata».
Abolite pista ciclabile e rotonde
La prima perplessità sottoposta all’attenzione delle autorità metropolitane riguarda l’abolizione delle rotonde previste dal vigente PUG per via Noci, in quanto “strada 30” (ossia strada sottoposta a limite di velocità pari o inferiore ai 30 chilometri orari).
A seguire, viene sottolineata l’assenza nel progetto di piste o corsie ciclabili, che la legge impone di affiancare sia alle strade di nuova costruzione che a quelle oggetto di manutenzione straordinaria.
«Circa un anno fa – ricorda a tal proposito il consigliere – il sindaco di Turi, quando sollevai questo problema, rappresentò l’opportunità di richiedere una conferenza di servizi con la Città Metropolitana», al fine di studiare una proposta integrativa compatibile con il progetto e il quadro economico. «Conferenza – annota delusa – mai attivata».
Un’inerzia amministrativa che per il consigliere appare ancora più grave alla luce di due elementi: la mobilità sostenibile è uno dei capisaldi del programma e degli indirizzi generali di governo dell’Amministrazione Resta; esiste un Piano Urbano di Segnalamento, licenziato nel 2016, che si occupa proprio di incentivare il ricorso alla mobilità alternativa. Senza contare, in ultimo, che la mancata previsione di una corsia ciclabile renderebbe il progetto illegittimo e potrebbe portare alla richiesta di annullamento di tutti gli atti da parte delle associazioni ambientaliste, in primis del «Comitato per la Tutela del Territorio Area Metropolitana, che è molto attivo per questa tematica».
Smaltimento acque meteoriche
La seconda incongruità registrata è «la mancanza di opere per il deflusso delle acque piovane», ovvero caditoie che convoglino l’acqua in apposite vasche di raccolta, evitando che la strada “si allaghi” alla prima pioggia.
Aspetto non secondario se si considera che l’area, in virtù di pendenze e dislivelli del 5-6%, è soggetta a stagnazione delle acque, «come testimonia uno studio di verifica idrogeologica e alcune foto scattate a novembre 2020, a seguito di una pioggia non proprio torrenziale».
Errori negli espropri
Il terzo “pasticcio” si ritrova nelle numerose incongruità presenti nel piano degli espropri, tanto sulla tipizzazione quanto sul valore delle particelle.
In vari casi, dettagliatamente elencati, il consigliere dimostra che è stato riconosciuto ai suoli da espropriare un valore non corrispondente a quello reale, ossia calcolato in base alla tipologia dell’area in cui ricade la particella.
Altro interrogativo, legato all’interpretazione dei termini di decorrenza del decreto di esproprio, investe le “aree edificabili”: non è chiaro su quali valori si baserà il calcolo dell’indennizzo da riconoscere ai proprietari (quelli del 2017 o quelli “aggiornati” al ribasso nel 2020?)
Infine, l’avvocato Zaccheo si sofferma sull’osservazione presentata dal cittadino e sulle controdeduzioni del Capo Settore Urbanistica e della Città Metropolitana, rilevando che, anche in questo caso, si paleserebbe una carenza procedurale, giacché non è stato prodotto un nuovo elaborato che chiarisca «definitivamente quali siano le particelle oggetto delle osservazioni e quale l’effettivo piano di esproprio». Un atto indispensabile per «garantire la massima chiarezza nei confronti del cittadino» e, soprattutto, «per evitare qualsiasi dubbio in fase esecutiva dell’esproprio e per prevenire qualsiasi contenzioso».
Fabio D’Aprile