Tre doni per la Chiesa Madre

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Un nuovo leggio donato dal Comitato Festa Patronale e l’organo ‘made in Turi’ che accompagnerà il ‘neonato’ coro

Domenica 28 febbraio, il Vescovo Giuseppe Favale ha fatto visita alla comunità turese per celebrare, assieme ai nostri tre parroci, la “statio quaresimale” in Chiesa Madre. La sacra liturgia, oltre a fornire profondi spunti di riflessione, è stata l’occasione per omaggiare i fedeli di tre doni davvero speciali.

Il primo è stato il nuovo leggio, realizzato in legno e finemente dipinto a mano, che il Comitato Festa Patronale ha voluto donare alla Chiesa Madre, avvalendosi dell’aiuto di Domenico Tria, Domenico Venere e Daniela Angelillo. Un dono che si sposa con della “rivoluzione” dell’aspetto del presbiterio promossa da don Giovanni Amodio; una rivoluzione” che, riprendendo le parole dell’Arciprete, vuole ritornare a «dare il giusto valore ai simboli che appartengono alla nostra liturgia, che alimentano la fede, che ci aiutano a pregare e che ci permettono di vivere la nostra vita cristiana in maniera straordinaria e significativa». Dunque, l’altare centrale diventa il luogo riservato all’eucarestia, l’ambone sinistro recupera la sua funzione di “altare della parola” e quello destro – con il nuovo leggio donato dal Comitato – accoglierà tutte le altre manifestazioni di fede.

L’ESORDIO DEL CORO DELLA CHIESA MADRE

La seconda sorpresa della serata è stata l’ufficializzazione della nascita del coro della Chiesa Madre che, come ha sottolineato don Giovanni, avrà «il compito di stimolare la comunità dei fedeli, aiutando l’assemblea a diventare protagonista del canto». «Lo scorso settembre – spiega Livio Lerede, direttore del coro – don Giovanni mi ha proposto di ricreare lo spazio della cantoria. Dopo 15 anni, sono stato richiamato in campo, insieme ai vecchi amici, a fare quello che per me è stato per tanti anni l’unica passione e l’unico lavoro: la musica. In poco più di quattro mesi, abbiamo messo in piedi un gruppo affiatato che, grazie all’impegno e al cuore di tutti i partecipanti, ha già raggiunto un livello qualitativo sorprendente».

LA BENEDIZIONE DELL’ORGANO ‘FRANCESCO’

Nel solco della rinascita del coro della Chiesa Madre, si colloca l’ultimo dono della serata, forse il più inatteso: l’organo a due tastiere e pedaliera, costruito dall’artigiano Giuseppe Coppi, che è stato benedetto dal Vescovo.

«Il nuovo organo – ha commentato Monsignor Giuseppe Favale – renderà più lieta e solenne la celebrazione della divina liturgia. Anche l’arte musicale a servizio del culto tende allo scopo primario di dar gloria a Dio e di santificare gli uomini. Il suono dell’organo nel contesto celebrativo sostiene il canto unanime dei fedeli, espressione di quel Cantico Nuovo che sarà veramente tale se, all’accordo degli strumenti e delle voci, si unirà la santità della vita: canteremo bene se vivremo bene, nella chiave della divina volontà e nell’armonia della carità fraterna».

Alla benedizione dello strumento, il Vescovo ha aggiunto quella del coro «che, sostenuto dal suono dell’organo eleverà la lode e la benedizione al Dio altissimo. Complimenti per questo cammino che iniziate e vi incoraggio a dare il meglio di voi stessi. Capisco che la fase della pandemia non ci permette di esprimere al meglio le potenzialità, ma stasera abbiamo potuto toccare con mano la vostra maestria e sicuramente nel tempo perfezionerete ulteriormente l’armonia delle vostre voci. Siate a servizio dell’assemblea liturgica: il coro non deve accompagnare l’assemblea ma sostenerne la “preghiera in canto”».

GIUSEPPE COPPI: “SE PERSEVERI, SI ARRIVA AL RISULTATO”

Alcuni momenti della costruzione dell'organo 3

Qualche notizia in più sullo straordinario strumento l’abbiamo chiesta direttamente al suo artefice, Giuseppe Coppi, “l’inventore” come è soprannominato tra gli amici a testimonianza dell’indole creativa che lo connota da sempre e che abbiamo già avuto modo di apprezzare con la locomotiva, ideata nel 2016 per la XXVII Sagra della Ciliegia Ferrovia.

«Ho iniziato la costruzione di questo organo 23 anni fa, quando dirigevo il coro dell’Oratorio. Il progetto – ci confida – è stato accantonato perché mi mancavano le competenze per proseguire».

Due decadi dopo, l’ambizioso proposito è stato riesumato dalla polvere del tempo per “colpa” di don Giovanni: «Ci ha chiesto di rimettere in sesto il coro in Chiesa Madre e serviva un organo. Giacché, dato il momento poco propizio, non poteva essere acquistato, ho deciso di riprendere il progetto: abbiamo tirato fuori qualche pezzo già preparato e il resto lo abbiamo costruito ex novo qui in laboratorio».

«L’organo – tiene a precisare Coppi – è nato per necessità e dal desiderio di fare un dono al coro della Chiesa Madre, che ha da poco iniziato il suo cammino. Non è solo merito mio, devo ringraziare gli amici Giuseppe Giangrande, Domenico Tria, Livio Lerede, Giovanni Forte, Vito Del Bene, il giovane studente Simone e il Comitato Festa Patronale, che mi sostiene non solo a livello materiale ma soprattutto a livello morale, aiutandomi a superare i momenti di sconforto.

Un ringraziamento particolare lo rivolgo a Maurizio Rossi, titolare della Sprae, azienda che da tre generazioni costruisce organi. A differenza di tanti altri, Maurizio, con pazienza inaspettata e grande professionalità, ha preso seriamente il mio intento di realizzare un organo e ha messo a disposizione tecniche e materiale per portare a termine questo progetto. Una persona squisita che non vedo l’ora di poter conoscere di persona».

Un’ultima nota sul nome scelto per l’organo: «Ho pensato di chiamarlo Francesco per tre motivi: per ricordare il nostro Papa che tanto sta facendo per la Chiesa; in ossequio a San Francesco e alla sua regola “ora et labora”; per omaggiare Piero De Pascale, instancabile collaboratore, che ha perso il suocero pochi mesi fa, un grande elettricista che si chiamava appunto Francesco».

Prima di congedarci, Giuseppe Coppi ci anticipa che il battesimo di “Francesco” avverrà oggi, domenica 7 marzo, in Chiesa Madre; padrino d’eccellenza sarà il Maestro Carlo Clemente, organista castellanese.

Fabio D’Aprile

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