La proposta del dott. Vito Totire: un movimento diffuso per dare nuovo slancio alla “battaglia civile” intrapresa dalla metà degli anni ’80
In occasione della Giornata mondiale (e locale) dell’acqua, indetta il 22 marzo del 1992 dall’ONU, il dott. Vito Totire, referente della Rete nazionale per l’Ecologia Sociale, solleva un’interessante riflessione sul diritto ad avere acqua “realmente potabile”, proponendo la costituzione di un movimento diffuso che dia nuovo slancio alla battaglia civile intrapresa fin dalla metà degli anni ’80.
«Chi non si occupa del tema dell’acqua potabile solo il 22 marzo, e soltanto con dichiarazioni formali, sa che il “problema acqua” esiste tutti i giorni. Stime delle agenzie istituzionali dicono che un miliardo di persone sul pianeta non ha accesso ad acqua potabile e subisce, per questo, malattie e morti facilmente evitabili (anche senza vaccini, per intenderci). Tuttavia, non è vero che il problema della salubrità dell’acqua riguardi soltanto un miliardo di persone: anche in molte aree del modo occidentale, o comunque industrialmente sviluppato, l’acqua costituisce un grave problema. Dagli USA (Flint) al nord Italia con i Pfas (Sostanze Perfluoro Alchiliche, acidi utilizzati in vari settori industriali), all’arsenico del comune di Pegognaga (Mn) dove l’acqua del rubinetto, in alcuni condomini, provoca irritazioni cutanee e non può essere usata neanche per la doccia. Più drammatica la situazione in Africa ed in altre aree geografiche in cui il rischio di malattia e di morte veicolato dall’acqua agisce anche con minore latenza rispetto alle acque da inquinamento industriale».
In prima linea dagli anni ‘80
«A partire dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso abbiamo sollevato la questione delle sostanze clorurate e dei pesticidi nell’acqua distribuita dai rubinetti. In quella fase le istituzioni “giocavano” con i cosiddetti “limiti di accettabilità” (atrazina, simazina, organo clorurati di origine industriale e non); successivamente, hanno dovuto decidere di porre dei limiti più bassi ma c’è stato un lungo periodo in cui il livello di organoalogenati (come bromo, cloro e fluoro) nelle acque “potabili” ha superato ampiamente e costantemente, in molti territori, il livello di 30 microgrammi.
Dal 1999, abbiamo lanciato un’iniziativa per la bonifica delle condutture in cemento-amianto a livello nazionale e mondiale che, di recente, è in surplace, per usare un termine ciclistico, anche a causa della non risposta da parte delle Ausl alle nostre richieste di dati e a causa dell’indifferenza sul tema da parte di vari enti istituzionali».
Una proposta concreta
«Sorprende che chi si accanisce, anche da scranni istituzionali, contro le fake news, sia esso stesso tra i massimi diffusori di fake news. Davvero problematico, a questo proposito, un documento, che non vogliamo classificare tra le fake news ma che è estremamente superficiale, elaborato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel 2015, che ha minimizzato il rischio, ignorando persino di citare in maniera esaustiva i campionamenti allora disponibili. Facciamo una proposta precisa: quel documento venga ridiscusso e “aggiornato” sulla scorta della convocazione di una consensus conference aperta a tutti i soggetti interessati; in quella sede potremmo portare i dati relativi agli esami analitici effettuati in microscopia elettronica a trasmissione di cui l’ISS, evidentemente, non era a conoscenza al momento della redazione del documento».
Il programma di lavoro
Il dott. Vito Totire definisce anche un programma di lavoro, scandendo gli obiettivi su cui concentrare gli sforzi unanimi di esperti e istituzioni.
In primis, occorre garantire alla popolazione la disponibilità di acqua dal punto di vista quantitativo (nell’ambito di politiche di prevenzione degli sprechi) e qualitativo.
In secondo luogo, l’acqua per usi potabili, igiene personale e domestica deve essere assolutamente indenne da cancerogeni o sospetti tali, da sostanze allergizzanti e da interferenti endocrini (molti dei quali sono comunque anche sospetti cancerogeni). Fondamentale per raggiungere questo obiettivo sono la bonifica delle tubazioni in cemento-amianto, la riorganizzazione dei metodi di potabilizzazione, il controllo alla fonte degli inquinanti di origine industriale o geologica.
È importate anche implementare le ricerche epidemiologiche correlate alle caratteristiche delle acque “potabili”: nonostante le evidenze siano già sufficienti circa il rapporto tra eccesso di cloro ed aumentata incidenza di vari tipi di tumore, nuove ricerche possono individuare e rafforzare i percorsi per rivendicare risarcimenti per danni alla salute. A riguardo, proponiamo di costruire la georeferenziazione dei tumori delle vie biliari extraepatiche, che potrebbe funzionare da evento sentinella dell’esposizione per via alimentare ad amianto (essendo gli altri meno patognomonici).
Infine, è necessario insistere su esposti alla magistratura per il reato di avvelenamento di acqua potabili.
L’appello ai cittadini
«Segnalateci problemi e dubbi relativi alla percezione di acque non affidabili dal punto di vista organolettico e sanitario o relativi alla scarsità quantitativa.
Segnalateci patologie sospette che possano essere correlate all’assunzione di acque inquinate (con particolare ma non esclusivo riferimento a patologie gastroenteriche, vescicali, renale e delle vie biliari extraepatiche).
Ogni “caso” sarà valutato dal punto di vista della possibile eziologia ambientale e sanitaria da operatori qualificati
Inviare le segnalazioni a: vitototire@gmail.com oppure vitototire@pec.it».