Da tempo in pianta stabile nel modenese, il nostro concittadino, classe ’94, racconta e presenta il suo brand… sempre con Turi nel cuore
Dagli anni Settanta in poi, la moda degli stilisti smette di essere l’unica moda possibile. Le subculture giovanili iniziano a definire i loro codici di abbigliamento, senza guardare ai suggerimenti dell’haute couture e del prêt-à-porter, ma piuttosto traendo ispirazione dall’ambiente circostante. L’esempio più emblematico è offerto senza dubbio dalla musica punk, violenta e libera da ogni convenzione che, dal punto di vista dell’abbigliamento, si trasforma poi in abiti rotti, stracciati, volutamente usurati. Lo “streetwear” è un’ulteriore evoluzione di questo concetto. Di cosa si tratta? Il dizionario Garzanti lo definisce come “stile di abbigliamento informale e giovanile, tipico dei ragazzi che praticano il rap, lo skate o la break dance”; attualmente lo streetwear rappresenterebbe circa il 10% dell’intero mercato globale di abiti e accessori e, per determinate fasce d’età, è senza dubbio lo stile d’abbigliamento di riferimento. Lo streetwear, tuttavia, non è solo un modo di vestirsi che ha permesso a sneakers e felpe con il cappuccio di ritagliarsi un posto importante nel mercato, ma è un vero e proprio movimento, capace di innescare un processo di “democratizzazione” della moda, cioè mutando profondamente le dinamiche dei brand, dal design del prodotto fino ai tempi di rilascio delle collezioni. Lo streetwear nasce in California tra le comunità di surfisti e skateboarder che prediligono abiti larghi e comodi abbinati alle sneakers e prende piede alla fine degli anni ’70 nella Grande Mela anche e soprattutto grazie a un neonato movimento musicale: l’hip hop. Tra i padri fondatori di questo movimento, si annovera Shawn Stussy, classe ’54, nei primi anni ’80 impegnato a Laguna Beach, in California, come produttore di tavole da surf e T-shirt, tutte rigorosamente marchiate con il proprio cognome.
STREETWEAR… DI LUSSO
Nel giro di un decennio, lo streetwear si comporrà di sempre più brand, iniziando ad attirare le attenzioni di quegli stessi marchi che, agli albori, rappresentavano il punto da cui partire, se non proprio allontanarsi: si pensi ad esempio a Gucci, Dior, Prada, Balenciaga e Louis Vuitton; a proposito di quest’ultima firma, c’è un particolare avvenimento che segna la presa di potere dello streetwear sulla moda, ovvero la collaborazione tra Louis Vuitton e il brand streetwear Supreme, nel 2017: la mattina del lancio della collezione, 7500 persone a Tokyo, 2000 a Londra e 1500 a Sydney si mettono in fila, ansiosi di poter ammirare e soprattutto acquistare almeno un pezzo della collezione stessa.
LA BIO
Fatte le dovute premesse, passiamo adesso all’intervista rivolta a Daniele Cervellera, 27 anni il prossimo 28 maggio. Nonostante l’accento modenese, Daniele padroneggia abbastanza bene anche il nostro dialetto, essendo turese d’origine: «Sono nato a Putignano il 28 maggio 1994. Ho vissuto a Turi fino all’età di 5 anni quando, per causa di forza maggiore, ho dovuto trasferirmi a Modena assieme a mia madre e mia sorella. Era il 10 ottobre del 1999, tra l’altro il giorno di San Daniele. Attualmente vivo in un piccolo paesino di duemilacinquecento abitanti a venti chilometri da Modena, città capoluogo; il paese è Sorbara, dove producono il famosissimo Lambrusco».
«Ho frequentato l’Istituto Tecnico per Geometri “Guarino Guarini” di Modena, non completando però gli studi. Diciamo la verità: in quegli anni preferivo avere quattro soldi in tasca piuttosto che andare a scuola e difatti ho iniziato a lavorare quand’ero ancora molto giovane».
E DOPO TANTI SACRIFICI…
Daniele Cervellera, non più tardi di un anno fa, ha deciso di creare un marchio streetwear, ovvero “Semplicemente D&N”, da leggersi come “Semplicemente Den”.
Svolgi altri lavori oltre a quello di gestire il tuo brand?
«Sì, non avendo ancora una base economica solida, sono costretto a lavorare di notte, dalle 04:00 alle 09:00, come guardia in un centro commerciale. È uno dei pochi lavori che mi permette di avere la giornata libera, in modo tale da portare avanti il Brand e lo showroom. Non è assolutamente facile gestire entrambe le occupazioni, ma ovviamente bisogna fare sacrifici per raggiungere i propri obbiettivi».
Quando nasce la tua passione per la moda? E quando, invece, “Semplicemente D&N”?
«La passione per la moda è nata da ragazzino, esattamente alle elementari; ero uno dei pochi che già all’epoca teneva particolarmente ad indossare un certo outfit: T-shirt Puma, jeans Richmond, sneakers Nike Air Total 90. Non so se ricordate. Il marchio Semplicemente D&N, invece, nasce a maggio 2020, in un periodo storico molto difficile non solo per noi italiani ma per tutto il mondo. L’idea di costruire questo brand è stata maturata a seguito di tante riflessioni e, soprattutto, dopo un’esperienza particolare, ovvero un viaggio a Berlino, durante il quale ho potuto vivere la capitale tedesca con un mood particolare; ero affascinato da qualsiasi cosa di Berlino: dai suoi semafori insoliti, dal verde che ricopre la città, alla sua storia, al fascino dei suoi musei. Ho persino pianto in uno di questi. Di Berlino ricorderò per sempre anche la vita notturna: la fila per magiare il currywust, il fumo e la musica delle discoteche. Rientrando in Italia da questo viaggio, ho sentito dentro di me di dover rivoluzionare la mia vita. Questa esperienza è stata in un certo senso il filo conduttore che mi ha permesso di accendere e di concretizzare la mia piccola rivoluzione».
DECIDI & NARRA
Cosa vuol dire “D&N”? Qual è il significato del nome che hai dato al brand?
«D&N non è solo il soprannome che da ragazzo mi è stato attribuito dagli amici; è molto di più. Da questo appellativo ho creato il mio alter-ego virtuale (SEMPLICEMENTE-DEN) e da quest’ultimo il mio brand, che a sua volta non è solo un brand ma il “mindset” (la mentalità) generatosi dentro di me negli anni. Una mentalità riassumibile nell’acronimo “D&N”, ovvero “Decidi & Narra”. Questa sigla nasce perché spesso non sono stato in grado di decidere per me stesso, sottovalutando le mie potenzialità. Molte volte nella vita in generale è sempre più facile non prendere una decisione piuttosto che prenderla. Quindi ho fatto una scelta: ho deciso di mettermi in gioco sfruttando quella che è una mia più grande passione, ovvero la moda. Ciò mi permette di esprimere i miei concetti, quello che sono, ma soprattutto di mettere in risalto la mia intraprendenza e le mie ambizioni».
La determinazione, insomma, non manca; lo conferma la risposta alla domanda successiva.
Si tratta di un marchio esclusivamente streetwear?
«Al momento mi occupo esclusivamente di streetwear; poi chissà, un domani potrei realizzare abiti sartoriali brandizzati in un determinato modo. Mi ritengo una persona intraprendente e non mi precludo alcuna possibilità per il futuro».
Ti rivolgi ad una clientela esclusivamente giovanile?
«I capi che vendo sicuramente fanno gola ad una fascia d’età compresa tra i 18 e i 35 anni; ma non nego di aver avuto anche dei clienti di 60 anni».
È possibile acquistare online?
«Sì, tramite le pagine Instagram e Facebook o direttamente dall’e-commerce da me creato www.semplicementeden.com. Premetto che non sono un tecnico informatico e non ho studiato per diventarlo, ma con impegno e dedizione ho creato il sito web da solo».
La sede fisica del tuo negozio, invece, dove si trova?
«La sede fisica è a Modena e si chiama -MOTUS ANIMI- art room; non è un vero e proprio negozio, bensì una sorta di showroom al cui interno, oltre al mio marchio, è presente un’altra collezione d’abbigliamento di un brand emergente come il mio. In più c’è una ragazza, Dalila, che realizza magnifiche opere su pelle; penso che sia la miglior tatuatrice di Modena. Quindi funziona così: effettui l’ordine sull’e-commerce e, una volta avvenuto l’acquisto, è possibile, ovviamente per i ragazzi della zona, ritirare l’ordine nello showroom e, perché no, prenotare il prossimo tattoo».
CON TURI NEL CUORE
«Turi la porto nel cuore e con sé i Turesi; certo, non è facile essere così distanti dalla propria terra d’origine: ogni volta che torno a casa è sempre un’emozione e tutte le volte che torno a Modena è una sofferenza. Un abbraccio va tutti i ragazzi turesi che, anche se da lontano, sostengono il mio progetto, continuando ad acquistare nuovi articoli collezione per collezione».
LEONARDO FLORIO