Covid, ciliegie e lavoratori stagionali: che ne sarà quest’anno?

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Coldiretti Puglia denuncia la mancanza di 5mila lavoratori nelle campagne; il Covid ostacola l’arrivo degli stagionali extracomunitari, mentre gli operai italiani attendono il Decreto Flussi

Nel 2017, 2018 e 2020, a cavallo tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, Turi è stata sistematicamente assalita da ondate di gelo capaci di minare, del tutto o in parte, la produzione cerasicola locale. Non è andata diversamente quest’anno, a causa delle temperature registrate nella notte tra giovedì 8 e venerdì 9 aprile e della precipitazione grandinigena che si è verificata a macchia di leopardo nel primo pomeriggio del 13 aprile, interessando particolarmente i comuni di Casamassima, Conversano, Turi, Castellana Grotte e Noci.

Grazie al monitoraggio di Graper srl, è stato possibile avere contezza delle temperature minime registrate nella notte tra l’8 ed il 9 aprile. Nell’area territoriale condivisa da Turi e Putignano, la colonnina di mercurio è scesa fino a -5/-6° C: in questa zona, come anche nella zona compresa tra Turi e Gioia del Colle, sono stati registrati i danni maggiori per la produzione cerasicola; “graziate” – si fa per dire – le ciliegie coltivate nella “zona calda”, lontana dall’entroterra e più prossima al mare. Chiaramente, molti produttori possiedono fondi terrieri dislocati in diversi punti, ragion per cui, alla luce di quanto accaduto una decina di giorni fa, non c’è che da aspettarsi un’annata cerasicola a due facce: una terribile, sfigurata in zona fredda e l’altra, meno preoccupante ma comunque non immacolata, in zona calda.

COVID E LAVORATORI STAGIONALI

Le intemperie climatiche, in ogni caso, non rappresentano l’unico ostacolo per l’annata cerasicola che a breve avrà inizio. Nel trarre le somme, infatti, bisogna sempre tener conto del “Covid-19” e del suo impatto. Si pensi alla “foresteria”, allestita nel 2018 e nel 2019 nelle vicinanze dello stadio comunale “O. Pugliese” e destinata ad ospitare i lavoratori stagionali extracomunitari che, in occasione dell’inizio della raccolta cerasicola, giungono ogni anno a Turi. Nel 2020, per ragioni legate al Covid-19, la foresteria non è stata allestita. Che ne sarà quest’anno? Probabilmente lo scenario sarà lo stesso e, dunque, coloro che già contestavano la foresteria prima che arrivasse il Coronavirus potranno continuare a restar sereni. Ne soffrirebbero, invece, ancora una volta, le aziende agricole; a tal proposito, lunedì 19 aprile, Coldiretti Puglia ha annunciato che: “Arrivano i primi lavoratori stagionali stranieri per assicurare la raccolta delle principali produzioni Made in Italy, messa a rischio dalla mancanza di manodopera a causa della pandemia e della chiusura dei confini per la pandemia Covid. Alle ore 14.45, presso l’Aeroporto internazionale d’Abruzzo “Pasquale Liberi” di Pescara, è atterrato un volo charter con operai agricoli stagionali qualificati che, ormai da anni, sono impiegati sul territorio nazionale, tanto da essere diventati indispensabili per l’attività di molte aziende nostrane. Un’iniziativa resa possibile dall’intesa raggiunta dalla Coldiretti con le autorità del Marocco grazie alla collaborazione dell’Ambasciata italiana a Rabat. La comunità di lavoratori agricoli provenienti dal Paese nordafricano è la seconda più presente in Italia – spiega Coldiretti – dopo quella rumena.”. Per l’occasione, è stato diffuso l’esclusivo report di Coldiretti “Il lavoro e le frontiere nell’era del Covid” sull’impatto che la pandemia ha sull’occupazione, sull’economia e sulle produzioni agroalimentari Made in Italy.

MANCANO 5MILA LAVORATORI

Sempre riguardo l’importanza dei lavoratori stagionali nelle campagne pugliesi, Coldiretti Puglia ha nei giorni successivi denunciato: “E’ sos raccolti nei campi in Puglia dove, senza il Decreto Flussi e la proroga dei permessi di soggiorno, rischiano di scomparire quasi 5mila lavoratori in una fase delicata della stagione, a causa delle limitazioni all’arrivo di manodopera straniera ma anche delle difficoltà burocratiche che impediscono l’utilizzo di quella italiana”.

Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, ha poi aggiunto: “A livello regionale viene ottenuto da mani straniere più di ¼ del Made in Italy a tavola, con oltre 38mila lavoratori stranieri che forniscono il 22,4% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore in Puglia”.

“A pesare – spiega Coldiretti – sono i limiti al passaggio nelle frontiere disposti da molti Paesi per l’avanzare dei contagi; la situazione rischia di diventare ancora più drammatica se non verranno prorogati i permessi di soggiorno per i lavoratori stranieri presenti in Italia, in scadenza il 30 aprile prossimo. Un problema che interessa oltre 30mila operai agricoli che potrebbero essere costretti a tornare nei propri Paesi proprio all’avvio delle attività di raccolta di frutta e verdura. Il pericolo è la perdita delle produzioni in un momento in cui è importante assicurare l’approvvigionamento alimentare degli italiani pure per le difficoltà degli scambio commerciali. Da qui la richiesta di prorogare i permessi ma anche di accelerare nell’emanazione del Decreto Flussi 2021 che dovrebbero portare nelle campagne dello Stivale altri 18mila lavoratori extracomunitari”.

GLI ITALIANI TORNANO IN CAMPAGNA, O ALMENO VORREBBERO

“Alle difficoltà per l’arrivo di manodopera straniera si aggiungono – continua Coldiretti – quelle burocratiche che ostacolano l’utilizzo dei lavoratori italiani. Non è stata, infatti, prorogata nel 2021 la possibilità di lavorare nelle campagne per i percettori di ammortizzatori sociali e del reddito di cittadinanza. Si tratta di contratti a termine non superiori a 30 giorni, rinnovabili per ulteriori 30 giorni, nel limite di 2000 euro per l’anno 2020, che potrebbero rappresentare un’opportunità importante per i bilanci delle famiglie anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici”.

Una esigenza che si è fatta stringente con il calendario delle raccolte – aggiunge Coldiretti Puglia – che si intensifica con l’avanzare dei periodi di raccolta, dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra, ci saranno le grandi raccolte di ciliegie, albicocche, pesche e percoche fino all’uva da tavola, con la scalarità delle diverse varietà fino a settembre.

Una opportunità che deve essere dunque accompagnata da un piano per la formazione professionale e misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro – conclude Coldiretti Puglia – con una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà”. “Dopo essere stato snobbato per decenni – insiste il presidente Muraglia – si registra un crescente interesse degli italiani per il lavoro nelle campagne anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici”.

LEONARDO FLORIO

SPECIALE ESTERI



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