PROFESSOR VITO DIDONNA: “CON UN IMPEGNO DURATO SETTE ANNI, È QUESTA LA MIA FATICA PIÙ GRANDE”
Come afferma l’autore del volume, professor Vito Didonna, il libro nasce da un’esigenza didattica poiché quest’anno, esattamente nel corso di filosofia della L.U.T.E., inserisce il medico nojano Nicola Pende ritenendo fondamentali tanto la sua cultura scientifica quanto quella umanistica, ricordando che la raccolta dei relativi documenti facenti parte del volume inizia circa sette anni fa. In base alle ultime volontà di Nicola Pende, a Noicattaro dovevano essere ceduti il suo studio e buona parte delle suppellettili. Dietro invito del figlio dello scienziato, nell’anno 2.000 un gruppo di amministratori e uomini di cultura nojani tra cui Maria Zaccaro, Rita Tagarelli e Sebastiano Valerio, si recano a Roma per il compimento del desiderio del loro illustre concittadino e da qui il titolo del libro: “Un viaggio a Roma”. Le donazioni di Pende sono oggi conservate presso il Palazzo della Cultura di Noicattaro, inclusa la nota piramide, simbolo della concezione dell’essere umano, oltre a numerosi libri, riviste e decori.
Come testimoniano le sue diverse candidature al Nobel, – seguita il professor Didonna -, il percorso medico scientifico di Pende è straordinario essendo prevalentemente orientato verso l’analisi della funzione delle ghiandole endocrine, ipofisi in primis, quest’ultima deputata a controllare l’intera attività del corpo umano. Esiste tuttavia anche un aspetto filosofico dello scienziato nojano, i cui punti di riferimento vanno ricercati sia in Galilei, inventore del metodo empirico (si fa scienza e conoscenza con l’esperimento), che in San Tommaso d’Aquino, monaco domenicano e filosofo medioevale che arriva a dimostrare l’esistenza di Dio non attraverso la fede, ma in base alla ragione partendo dalla vita quotidiana. In particolare, secondo Pende, l’armonia che si ingenera tra l’ipofisi e le diverse manifestazioni dell’organismo (intellettuale, comportamentale, sessuale, linguistica e via discorrendo) rappresenta la prova inconfutabile per dimostrare l’esistenza di Dio dal punto di vista empirico. Pende si colloca dunque tanto nell’ambito empirico di Galileo, quanto in quello della razionalità di aristotelica ispirazione riconducibile a san Tommaso d’Aquino.
Dal punto di vista politico, sono probabilmente in molti a ignorare che nel 1953 l’illustre medico nojano si presentò come candidato al Senato nel collegio di Altamura includente anche Noicattaro. La lista indipendente Humanitas da egli creata aveva l’obiettivo di diffondere sul territorio nazionale Istituti per la crescita fisica e mentale delle persone deboli, incentrati in particolar modo sull’infanzia emarginata dell’Italia meridionale, appena fuoriuscita da una guerra debilitante. Tuttavia il progetto politico di Pende fallì poiché vincitore del collegio in questione risultò il candidato democristiano Genco e questo probabilmente poiché in quegli anni l’impegno politico divenne prioritario rispetto a quello sociale e umanitario dello scienziato nostrano, il quale definì le elezioni del ’53 l’unica vera sconfitta della sua vita.
Come si evince dalle pagine del volume, inoltre, Pende ricopre un ruolo fondamentale nella fondazione dell’Università di Bari, in particolare della facoltà di Medicina, istituita presso l’attuale palazzo Ateneo. Nel 1920, infatti, il giovane ed emergente scienziato riceve l’incarico da Gentile, l’allora Ministro della Pubblica Istruzione, adempiendo all’incarico in appena sei mesi mediante l’opera di ben 500 operai e numerose ditte appaltatrici. L’Università Adriatica di Bari diventa così un punto di riferimento internazionale, potendo vantare una facoltà di Medicina a livello di quelle inglesi e tedesche.
Il professor Didonna continua nella presentazione del volume, riferendo del ritrovamento di talune lettere scambiate da Nicola Pende con Gabriele D’Annunzio e con l’aviatore americano Charles Lindbergh. Quest’ultimo, in particolare, si reca a Roma nel ‘37 per studiare la messa a punto del trasmettitore cardiorespiratorio, la cui importanza a bordo delle navi e degli aerei fu immediatamente compresa da Pende. Non a caso, all’interno del libro talune foto ritraggono Pende e Lindbergh nell’Università di Roma.
Malgrado lo scienziato Pende sia stato più volte criticato per aver sottoscritto il Manifesto della Razza, il professor Didonna riesce a dimostrare il contrario in virtù del ritrovamento di alcuni specifici documenti presenti nell’archivio centrale dello Stato. Da questi ultimi si evince come nel 1946 Giuseppe Nathan, capo degli ebrei italiani, spedisca una specifica lettera al governo De Gasperi a testimonianza del salvataggio da parte di Nicola Pende di ben 36 israeliti, ospitati nella sua clinica e camuffati da infermieri o medici.
Secondo il professor Didonna, Nicola Pende rappresenta il personaggio scientifico, umano e culturale più rappresentativo di Noicattaro di tutti i tempi. Ogni volta che lo scienziato si recava in visita a Noicattaro, continua l’autore del libro, veniva accolto come un Dio; questo successe ad esempio nel ’34 (ma anche in altre occasioni) come documentato da due preziosissime foto presenti nel volume, di cui il professor Didonna conserva gli originali. “Ho reperito tali fotografie in maniera rocambolesca in un archivio privato di Milano; sono foto che vengono pubblicate per la prima volta, dove in una si vede addirittura lo scienziato nostrano con l’allora sindaco Saponaro Lorenzo immersi nella folla”.
Ricordiamo infine che la gestione cartacea del volume è affidata a Maria Zaccaro della L.U.T.E. che ne rappresenta lo sponsor, mentre la versione digitale sarà pubblicata in rete su scaffale.org: in tal modo sarà a tutti consentita la visione di quella che, come egli stesso la definisce, costituisce la fatica più grande del professor Didonna.