Una sola Salute una sola Terra
Anche quest’anno, come accade ormai ogni anno dal lontano 1974, il 5 giugno viene celebrata la Giornata Mondiale dell’Ambiente (World Environment Day- WED), decisa nel 1972 dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in occasione della presentazione del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite.
La tragica esperienza mondiale della pandemia ancora in corso, rende fondamentale, in questo preciso momento storico, un impegno collettivo di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali. Diventa fondamentale la piena consapevolezza del ruolo cruciale che ognuno di noi deve assumere in prima persona, con scelte quotidiane e di fondo.
L’evento pandemico, a detta di tanti scienziati, appare chiaramente riconducibile al progressivo depauperamento degli ecosistemi, ad un loro sconvolgimento crescente, agli enormi danni apportati dalle stesse azioni umane a quegli equilibri sofisticati che sono da sempre alla base del tesoro- biodiversità.
Siamo dunque tutti chiamati ad aver cura della “casa comune”, cosi come papa Francesco accoratamente definisce il nostro pianeta Terra, nella sua Enciclica “Laudato Sii” promulgata nella primavera del 2015. In essa il pontefice si sofferma sul concetto di ecologia integrale, per evidenziare quanto sia vitale la connessione esistente fra ambiente naturale, società, culture, istituzioni ed economia.
Negli ultimi decenni il ricorso sconsiderato da parte degli uomini all’uso sistematico dei combustibili fossili, determinato dalle molteplici attività industriali, dal numero sempre crescente degli allevamenti intensivi e dalle tecniche agronomiche assai poco sostenibili delle coltivazioni intensive, ha determinato effetti devastanti, probabilmente inimmaginabili.
Si sono infatti raggiunti livelli incredibili di inquinamento atmosferico, che hanno portato al surriscaldamento dell’intero pianeta, con gravi sconvolgimenti climatici, intensificazione dei fenomeni metereologici estremi, perdita sempre maggiore della biodiversità. Migliaia e migliaia di sostanze tossiche sono state prodotte ed immesse nella atmosfera, finendo inevitabilmente nella catena alimentare e causando problematiche di salute di grande rilievo (disendocrine, tumorali, neuro-infiammatorie, metaboliche)
Ancora una volta purtroppo a fare le spese di questa situazione sono in primo luogo, le fasce sociali più deboli e le popolazioni più povere e fragili, proprio quelle che meno di tutte hanno contribuito a determinare i danni ambientali esistenti; in molti casi, esse continueranno ancora di più ad essere costrette a migrare per trovare acqua e cibo, in condizioni igieniche sempre pericolose o comunque assai precarie e difficili (migranti del clima).
Siamo vicini ad un punto di non ritorno, questa è la triste verità; è il momento in cui governi e organismi internazionali devono decidere di operare scelte perentorie e difficili, coraggiose e concrete, tali cioè da determinare una netta inversione di tendenza, ma in tempi rapidissimi. Servono impegni economici importanti e ben finalizzati, in una ottica di piena collaborazione di tutti i poteri decisionali, specie delle nazioni più potenti.
Oggi è assolutamente necessario puntare sulle energie rinnovabili e ridurre drasticamente il ricorso sistematico ai combustibili fossili, al contrario di quanto è invece accaduto in tutti questi decenni appena trascorsi: ci si è preoccupati infatti solo di incrementare le tante attività industriali, i numerosissimi allevamenti intensivi, le tante attività agricole intensive (quasi sempre monocolture).
Oltre alla riduzione dell’utilizzo delle fonti fossili, è altrettanto importante soffermarsi sulla necessità di arginare il progressivo e crescente consumo di suolo, altro problema grave e sempre più evidenziato.
Laddove infatti non ci si preoccupi di una gestione attenta del suolo, si spiana inevitabilmente la strada a fenomeni violenti per dissesto idrogeologico, fenomeni erosivi (specie lungo le coste), fenomeni di progressiva desertificazione. Tutti i suoli deprivati di vegetazione vanno inesorabilmente incontro a perdita totale e permanente di fertilità, divenendo poi difficilmente recuperabili per la produzione agricola.
Enormi quantità di carbonio sono inoltre normalmente contenute nel suolo, nell’ordine di centinaia di miliardi di tonnellate.
Il consumo di suolo purtroppo fa perdere ai terreni anche la loro peculiare grande capacità di scambi gassosi con l’atmosfera. Tutto questo squilibrio quindi contribuisce ulteriormente alla cessione di carbonio sotto forma di anidride carbonica e di metano, al surriscaldamento e alle tante conseguenze che ne derivano,ormai ampiamente documentate in letteratura.
La lotta ai cambiamenti climatici e al surriscaldamento del pianeta prevede la messa in atto di strategie di promozione delle coltivazioni sostenibili, della riforestazione, di un reale e totale rispetto dei territori e delle loro reale peculiarità.
Va dunque riconsiderato appieno il concetto da cui ci si proponeva di partire già nel 1974, quello slogan ONLY ONE EARTH, riferito alla urgenza di uno sforzo comune e di una visione di salvaguardia globale della Terra.
La pianificazione di interventi che possano risultare efficaci e vincenti non potrebbe in nessun modo prescindere da un approccio radicalmente nuovo al tema in oggetto.
Va in definitiva riconosciuto il legame indissolubile fra la salute degli uomini, quella degli animali e quella delle piante. Occorre considerare l’ambiente come un sistema unico e complesso nel quale la salute di ogni elemento è strettamente interdipendente da quella degli altri.
DOTT. VITO ROMANELLI
PEDIATRA