Gli ‘indipendenti’, durante una conferenza stampa, hanno chiarito la propria posizione in merito alla crisi di maggioranza
Sabato 29 gennaio, il ‘gruppo degli indipendenti’, formato dai consiglieri Teresa De Carolis, Teresita De Florio e Onofrio Resta, ha indetto una conferenza stampa per spiegare la propria posizione in merito alla crisi di maggioranza di cui si è tanto disquisito nelle ultime settimane.
In estrema sintesi, ciò che è emerso durante l’incontro – per inciso, concordato con il senatore Boccardi ma non con il sindaco – è che per il momento i tre consiglieri non parteciperanno alle riunioni di maggioranza ma si confronteranno solo all’interno della “cabina di regia”, costituita con il sindaco e Boccardi. Questa “task force” avrà il compito di dare risposte agli interrogativi sui percorsi e i risultati conseguiti dall’Amministrazione, formalizzati in un documento presentato lo scorso 18 ottobre.
In seconda istanza, gli ‘indipendenti’ rimettono al sindaco l’onere di decidere se devono considerarsi “dentro o fuori” la compagine di governo. Nel caso in cui il primo cittadino valuti che sia opportuno escludere i tre consiglieri, non ci sarà nessun “colpo di Stato”, né tantomeno un passaggio in minoranza: il “tridente” garantisce fin da ora che continuerà a sostenere l’Amministrazione, votando in base a due criteri: l’utilità dei provvedimenti e la loro condivisione.
Teresita De Florio: “La verità ha sempre un costo ma rende liberi”
«Preparandomi a questa conferenza stampa – esordisce la dott.ssa De Florio – mi sono imbattuta nei miei appunti universitari di Filosofia del Diritto. Ad un certo punto, mentre sfogliavo le pagine ingiallite dal tempo, il mio sguardo si è posato su una parola inusuale, sottolineata più volte; quella parola è “parresia”, una parola di origine greca che si traduce con l’espressione “dire la verità”».
«Da quella pietra d’inciampo della sintassi dei miei appunti – prosegue – mi sono documentata su quel termine e ho scoperto che nell’antica Grecia la “parresia” era riconosciuta come una virtù; la virtù di parlar chiaro, apertis verbis, la virtù di non avere paura di dire la verità. Ho scoperto, pensando al ruolo di consiglieri comunali che svolgiamo, che la “parresia” non era soltanto una virtù morale ma era considerata un vero e proprio diritto e dovere – attribuito al cittadino e specialmente all’uomo pubblico – di dire tutto, di non frapporre filtri o deformazioni e censure fra ciò che pensa e ciò che dice. Dire tutto e, quindi, dire la verità».
«Dire la verità – rileva – non sempre è conveniente, anzi ci espone a rischi e talvolta ci vuole molto coraggio. Rinunciare a dire la verità potrebbe giovare alla nostra situazione personale, al nostro piccolo tornaconto politico, alla nostra adulata soddisfazione ma mette sicuramente in pericolo gli interessi generali dei turesi, il nostro rapporto con gli elettori che ci hanno eletto e che da noi pretendono azioni concrete e di sentirsi dire la verità».
«Siamo consapevoli – sottolinea – che si tratta di una scelta che non è mai gratuita: esprimere la verità chiede sempre un costo, in amicizia, in denaro, in voti elettorali. Si tratta, però, anche di una scelta da cui dipende la mia libertà, la nostra libertà. In un mondo in cui le falsità sottili e accomodanti di etichetta, di amor della posizione personale di privilegio, regnano sulla società democratica, tanto chi non dice la verità quanto chi si beve le bugie, è schiavo. Solo la “parresia” è una virtù civile che fuga le menzogne e rende liberi i suoi testimoni, fortificando il nostro sistema democratico».
«Alcuni – conclude – ci hanno definito rivoluzionari. “La verità è sempre rivoluzionaria”, diceva Gramsci. “La verità è sempre illuminante”, affermava Aldo Moro. La verità ci rende coraggiosi. E allora noi, sì, siamo rivoluzionari e siamo coraggiosi».
Teresa De Carolis: “Siamo pronti al dialogo e a collaborare”
La conferenza stampa è sugellata dall’intervento del consigliere Teresa De Carolis che, senza giri di parole, va dritta al punto: «Sarebbe stato semplice buttare tutto all’aria, invece siamo pronti a incontrare il sindaco per dirle che vogliamo partecipare alle decisioni, che vogliamo confrontarci ed essere “sfruttati”, perché i nostri cittadini ci chiedono di far sentire la loro voce. E ricordiamo che noi siamo la voce di 1.600 turesi».
A seguire, la dott.ssa De Carolis fa un passo indietro, ripercorrendo il periodo in cui ha ricoperto la carica di assessore, per dimostrare che l’approccio è stato sempre improntato alla condivisione e al “bene di Turi”: «In un anno e mezzo – asserisce – ho sempre detto la mia opinione, anche andando contro i miei colleghi, perché magari ho una forma mentis classica che mi porta ad essere critica».
«Ho ricoperto deleghe che mi appartengono, visto che la cultura e il patrimonio artistico-turistico sono temi che mastico quotidianamente e mi sono cari. Ed ho sempre detto al sindaco e alla mia squadra – aggiunge – di coltivare il tema della “accountability”, ovvero dar conto ai cittadini di quello che si fa, mettendo i cittadini stessi al centro dell’attenzione».
«Era veramente l’assessore alla cultura De Carolis – domanda retoricamente – a dover essere eliminata perché creava problemi all’Amministrazione? Realmente il problema era l’assessore De Carolis che voleva correre come una Ferrari o bisognava liberare dei posti per chi non è entrato dal portone e si doveva far entrare dalla finestra?».
«Non ero buona – incalza – perché creavo problemi, non so come e dove, ma ero buona quando dovevo andare in giro a dare lustro all’Amministrazione o quando ho organizzato le manifestazioni estive del 2020 senza far uscire soldi all’Amministrazione, poiché mi sono resa conto del momento particolare e mi sono accontentata dei pochi spiccioli messi a disposizione». «Non volevo far restare indietro Turi e, assieme alle associazioni, siamo riusciti a concertare un mese e mezzo di eventi alla portata di tutti, bambini e adulti, e abbiamo ospitato anche associazioni dei Comuni viciniori dove non si era organizzato nulla».
Viceversa, la programmazione natalizia quest’anno è stata finanziata ricorrendo a una variazione di Bilancio, «mai concessa in altre occasioni», che «dà ai cittadini la percezione di un assessore che non ha programmato, che non ha idee e progettualità su come rilanciare l’attività turistica, patrimoniale e culturale del proprio Comune».
Avvicinandosi alla conclusione, la dott.ssa De Carolis rivela una progettualità mai divulgata prima: «Con l’allora assessore al turismo di Castellana Grotte, sono andata a parlare con il direttore del Politecnico di Milano per candidare all’Unesco la Grotta di Sant’Oronzo insieme alle Grotte di Castellana». «Il Comune di Castellana si sarebbe addossato i costi del progetto e Turi avrebbe solo compartecipato con pochi soldi». «Il mio progetto fu bocciato perché, per cogliere questa occasione, bisognava attrezzare l’area con servizi al pubblico – di cui tutta la realtà turistica turese è sprovvista. Mi fu detto che non c’erano soldi: se c’è la buona volontà, si può fare tutto; è che, forse, si voleva sbarrare la strada all’assessore De Carolis perché bisognava farla passare per incompetente».
«Io sono stata bocciata – chiosa – ma, a mio parere, ci sono altri, che siedono ancora su quelle poltrone, che meritano di essere rimandati agli esami di riparazione a settembre».