Davvero non si poteva fare di più e meglio nel pensare di dedicare una via dell’abitato a don Giovanni Battista Armienti, per tutti semplicemente “don Battista”, uno dei sacerdoti più amati e più generosi che Cassano abbia avuto nell’ultimo secolo?
La scelta dell’Amministrazione Di Medio di dedicargli un qualcosa che non sembra neppure una via né una strada ma un pezzo di asfalto che collega due arterie stradali appare, se non proprio offensiva per la memoria del sacerdote, della sua famiglia e dell’intera Cassano, quantomeno discutibile.
E’ vero che i luoghi da dedicare alle personalità nel nostro paese non sono infiniti e c’è “carenza” di spazi; è altrettanto vero che cambiare o sostituire il nome di questa o quella via è operazione delicata, burocraticamente parlando ed è vero, infine, che quella zona scelta per dedicare una via a don Battista è destinata, negli anni, a svilupparsi urbanisticamente, con lo sblocco dell’ennesimo lotto da costruire.
Dette tutte queste verità, però, non possiamo non tornare su un concetto già espresso nel recente passato ovvero che la Toponomastica di un paese non è materia su cui si può allegramente prendere questa o quella decisione a cuor leggero.
I nomi delle strade, delle piazze, dei viali e dei giardini nonché degli edifici pubblici, restano nella storia, tramandano conoscenze e dunque valori, conferiscono significato a quel che è stato e instilla nelle nuove generazioni la curiosità di scoprire chi e perché a quel personaggio o a quell’avvenimento è stato dato proprio quel nome e non altri.
Chi mai si chiederà, allora, chi era don Battista guardando quella targa in alluminio posta sull’ultima traversa a sinistra, andando verso Acquaviva? Forse qualche podista di passaggio, dato che trattasi di una via percorsa solo da qualche auto e da “maratoneti” della domenica e che non si affacciamo né case né abitazioni su quel pezzo di asfalto!
Come dicevamo, cambiare il nome ad un luogo di un centro abitato non è cosa facile soprattutto perché si ha a che fare con una delle burocrazie italiane a più alto tasso di “complicatezza” qual è quella della Prefettura.
Vogliamo, dunque, suggerire alla Sindaca e alla sua Giunta Comunale, ormai agli sgoccioli ma ancora in tempo per almeno avviare questa proposta, se condivisa, di fare qualcosa di più per questo grande sacerdote cassanese, dedicandogli la Scuola dell’Infanzia di via Galietti, incredibilmente – a quasi 40 anni dalla sua costruzione – ancora senza nome né dedicazione!
“Scuola dell’Infanzia don Battista Armienti”: non suona bene anche a voi?