Intervistato da Vatican News, Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef per l’Italia, descrive le conseguenze della guerra sui minori. Sono circa 200 quelli rimasti uccisi dall’inizio del conflitto, 2,5 milioni gli sfollati interni. In totale 5 milioni e mezzo quelli che non frequentano più la scuola.
La guerra non risparmia neppure gli edifici sacri: colpita, nella notte tra sabato e domenica, la chiesa ortodossa della Trasfigurazione dell’eparchia di Kharkiv, del Patriarcato di Mosca. Nessun ferito tra le persone che vi avevano trovato riparo dopo essere state sfollate dalle proprie case. Le bombe hanno distrutto porte e finestre del luogo di culto e danneggiato i locali vicini utilizzati per l’insegnamento religioso dei ragazzi.
L’offensiva russa nel Donbass
Intanto l’esercito russo sta attaccando lungo un fronte di 480 chilometri nell’est del Paese, con l’obiettivo di prendere il pieno controllo del Donbass. Nella notte si sono registrati missili su numerosi distretti orientali; Mosca riferisce di attacchi su 13 obiettivi, ma le autorità ucraine segnalano bombardamenti anche nell’ovest del Paese. Nel frattempo si allungano le ombre di nuove stragi di civili. Più di 420 corpi sono stati trovati a Bucha, nella regione di Kiev, a partire da sabato sera, afferma il capo della polizia della regione Andriy Nebytov su Facebook. “Oltre 200 persone risultano scomparse, secondo quello che riferisce la genteche è tornata dopo che i russi hanno lasciato la zona. Più di 300 corpi, non sono ancora stati identificati”, ha aggiunto.
Lavrov: fase due dell’operazione
Il ministro degli Esteri russo Lavrov parla di fase due dell’operazione, assicura che non saranno usate armi nucleari e che Mosca non cerca un cambio di regime in Ucraina. Dal canto suo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky torna a ribadire che sarà fatto di tutto per fermare l’aggressione russa. Nel pomeriggio Biden parlerà in videoconferenza con gli alleati europei per fare il punto sul conflitto, mentre Mosca incassa il rinnovato sostegno della Cina che parla di rafforzamento della cooperazione con la Russia. Secondo l’intelligence britannica, la nuova fase in Ucraina è segnata da una guerra “di logoramento che potrebbe durare diversi mesi”.
Iacomini (Unicef): tutelare bambini nei trasferimenti
In questa cornice sono sempre più gravi le condizioni dei bambini colpiti dal conflitto. Intervistato da VaticanNews, Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef per l’Italia, non conferma le notizie, circolate in questi giorni, relative al trasferimento in Russia di circa 200mila minori provenienti dai territori ucraini occupati dalle truppe di Mosca: “Siamo a conoscenza di bambini che si muovono, insieme al resto della popolazione, verso i confini della Federazione Russa, ma non possiamo verificare questi report perché non abbiamo accesso a quelle aree”. Iacomini ricorda poi che qualsiasi trasferimento di bambini deve essere fatto nei loro interessi, come prevedono le convenzioni internazionali, e deve essere volontario e fatto con il consenso delle famiglie.
Cinque milioni e mezzo di bambini senza istruzione
Il portavoce di Unicef Italia spiega poi che il bilancio di circa 200 bambini uccisi dall’inizio del conflitto può sottostimare il numero reale delle vittime, che in realtà sarebbe “molto più alto”. Iacomini riferisce poi che ci sono 7 milioni di sfollati interni, di cui 2,5 milioni di bambini, e un totale di 11 milioni di persone che hanno lasciato le proprie case, circa un quarto della popolazione ucraina. “Siamo estremamente preoccupati per le condizioni dei bambini a Kharkiv e Mariupol – aggiunge Iacomini -, dove a causa dei violenti bombardamenti non mangiano da giorni”. Iacomini fa poi chiarezza sui bambini separati dai genitori che “non sono orfani” e per i quali va profuso “ogni tentativo per il ricongiungimento famigliare”. L’esponente dell’Unicef condanna inoltre sia il bombardamento di obiettivi in cui si trovano i bambini, sia l’uso dei bambini come scudi umani, e ricorda che, già prima dello scorso febbraio, c’erano 500mila bambini del Donbass che avevano bisogno di assistenza sanitaria per gravi conseguenze dopo otto anni di guerra nell’est dell’Ucraina. “Si tratta della zona d’Europa più a rischio mine, potrebbe salire il numero di bambini colpiti da questi armamenti”. Infine Iacomini parla del diritto all’istruzione negato: “Oggi abbiamo 5 milioni e mezzo di bambini che non vanno più a scuola, migliaia di questi che si trovano nei rifugi, non possono né giocare né studiare”.
Marco Guerra – Città del Vaticano