Intervista all’ambasciatore Sanguini

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“Putin capovolge la storia, ma il suo intervento è credibile”

Putin ha detto con chiarezza al suo popolo: ‘I Paesi della Nato volevano indebolirci, questo occidente non ci ama e noi dobbiamo difenderci’, sottolinea Sanguini, docente all’Università LUMSA di Roma e consulente ISPI.

Dodici minuti. Un tempo breve quello utilizzato dal presidente russo Vladimir Putin per il suo discorso nel giorno della celebrazione del 77esimo anniversario della Vittoria sulla Germania nazista, la più importante festa patriottica del Paese.

Un discorso molto atteso che in tanti si aspettavano diverso. L’ escalation di toni inneggianti alla vittoria non c’è stata. Putin ha parlato con toni meno spaventosi del previsto, ma duramente efficaci contro ‘i nemici’ della Russia.

Ad aiutarci a comprendere meglio i nodi centrali delle parole pronunciate dal presidente della Federazione Russa è l’ambasciatore Armando Sanguinidocente di History and Analysis of international crises all’Università LUMSA di Roma e consulente ISPI

In molti si attendevano un discorso più minaccioso, più inneggiante alla vittoria, invece non è stato così. Qual è la sua analisi?

Putin non aveva materiale sufficiente per cantare vittoria. Intelligentemente, ha preferito ribaltare il punto di vista del suo discorso

Tre punti da evidenziare nel discorso del presidente russo

Il punto di partenza è stato sottolineare la celebrazione della giornata e ricordare tutti gli alleati che hanno combattuto al fianco dei russi, ponendo già un termine di paragone con i nemici di oggi.

Il secondo punto cruciale del discorso -continua l’ambasciatore Sanguini- è l’aver rimarcato che l’operazione speciale’ in Ucraina è stata una mossa difensiva. Putin rovescia i termini del problema, capovolge totalmente la storia. Sono stati i Paesi membri della Nato -dice- che, spingendosi oltre i nostri confini, volevano entrare in Crimea e schiacciare i russi nel Donbass. Quando ci siamo accorti che c’era un attacco contro di noi, abbiamo reagito con tempestività, li abbiamo battuti sul tempo. Lo abbiamo fatto per proteggere i nostri valori e la nostra gente dai neonazisti e neofascisti.

Putin ha parlato ai suoi militari e, ribadisco, il messaggio che ha fatto arrivare è che tutto ciò che si sta facendo è per difendere il popolo russo e il suo futuro. Ha fatto riferimento diverse volte al Donbass e ha ricordato i morti in Odessa del 2014, una delle cose più cruente degli ultimi anni. Quando ha detto di fare un minuto di silenzio per i caduti ha toccato le corde dell’orgoglio nazionale. Tutto in chiave ‘ci stiamo difendendo da un attacco programmato’.

Il terzo punto importante da sottolineare nel discorso odierno di Putin è l’aver sottolineato che Mosca difende il principio dell’uguaglianza tra Stati e, per questo, voleva delle garanzie sul piano della sicurezza internazionale ed europea. Purtroppo -ha detto il presidente russo- questa richiesta non è stata ascoltata. È avvenuta al contrario un’aggressione. I Paesi della Nato ci hanno girato le spalle.

Per riassumere dunque sì, a mio parere quello di Putin è stato un discorso in tono minore perché non poteva parlare di vittoria, ma è stato un discorso credibile, misurato, fatto dal punto di vista russo e fondato sul mantra “noi ci difenderemo”. Ha detto con chiarezza al suo popolo: “I Paesi della Nato volevano indebolirci, questo occidente non ci ama e noi dobbiamo difenderci. Noi con coerenza continuiamo a combattere contro i nazisti, mentre gli occidentali stanno utilizzando i nazisti per annientarci.

Sul riferimento fatto alla richiesta di un accordo per le garanzie di sicurezza internazionale, personalmente ritengo che sia un elemento fondamentale per il futuro. Senza un dialogo con Mosca è difficile immaginare una sicurezza futura.

Nel discorso Putin ha ripetutamente paragonato la sua ‘operazione speciale’ in Ucraina alla sfida che l’Unione Sovietica dovette affrontare contro Adolf Hitler nel 1941. È un paragone plausibile?

Secondo me quando parliamo del conflitto con l’ Ucraina non è un paragone plausibile, quando parliamo del battaglione Azov sì. Quello è un contingente con forti connotazioni neonaziste. Un noto giornalista italiano, subito dopo l’invasione russa, scrisse che l’Ucraina non è un Paese democratico. Poi, nei suoi interventi successivi, ha gradualmente ammorbidito le sue posizioni. Dico questo perché se esaminiamo quello che fa il reggimento Azov non c’è da essere orgogliosi. È un battaglione di militari che coltiva idee di estrema destra.

Alla luce di quanto detto oggi da Putin, quali sono le sue ambizioni? Si fermerà al Donbass, o andrà oltre, come pensano diversi analisti? Qual è il futuro di questo conflitto?

Putin, a mio avviso, non ha intenzioni che vanno oltre il Donbass e sta cercando di far capire che è territorio russo, come la Crimea. Putin non vuole ricreare un impero sovietico. E’ più plausibile che voglia salvaguardare la striscia di terra tra il Donbass e la Crimea.

Sul fronte del conflitto ora sta cercando di bloccare i percorsi per far arrivare le armi all’Ucraina. Nessuno vuole un conflitto che duri a lungo. Su questo però mi chiedo se la Nato e l’Europa stiano agendo nel modo più giusto. Sul petrolio si sta ragionando su sanzioni con scadenza a due anni, visto che alcuni Paesi dell’Unione sono contrari. Vogliamo immaginare una guerra per due anni? Chi dice queste cose non si rende conto dei rischi a cui andremmo incontro.

Adesso sta arrivando una spaventosa ondata di carestia di cereali perché Odessa è chiusa. Di fronte a tutto ciò si continua a parlare senza decidere. Occorre diplomazia. Mettersi d’accordo su qualcosa.

Anche l’atteggiamento di Biden e Johnson non è finalizzato a un compromesso. Mi sembra ci sia una levata di toni belligeranti, la parola negoziato, ergo compromesso o rinuncia, sembra aver perso la sua accezione. Abbiamo perso il senso delle parole. Per me vecchio diplomatico negoziato significa mettersi d’accordo, dire ‘abbassiamo le richieste e troviamo una soluzione’. 

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