Cisgiordania, morta durante uno scontro a fuoco una giornalista di Al Jazeera
Shireen Abu Akleh era uno dei volti più noti e competenti dell’emittente televisiva. Nessun dubbio da Al Jazeera e Abu Mazen: “Il governo israeliano è pienamente responsabile di questo atroce crimine”.
Shireen Abu Akleh, nota giornalista della emittente radiotelevisiva Al Jazeera, è rimasta uccisa questa mattina in uno scontro a fuoco durante un raid dell’esercito israeliano a Jenin, in Cisgiordania.
La reporter è stata colpita da un proiettile al volto ed è morta sul colpo. Un altro giornalista palestinese, Ali Samodi, e che lavora per il giornale Al-Quds, è stato ferito ed è in condizioni stabili.
Secondo Al Jazeera la sua giornalista è stata uccisa a “sangue freddo” dalle forze israeliane. Ma Tel Aviv rispedisce al mittente le accuse e parla a sua volta dell’apertura di una inchiesta sulla dinamica dei fatti.
Parole secche di condanna da parte di Abu Mazen per quella che ha definito una vera e propria “esecuzione”. Il presidente palestinese ha detto di ritenere “il governo israeliano pienamente responsabile di questo atroce crimine”, sottolineando che fa parte “della politica quotidiana perseguita dall’occupazione contro il nostro popolo, la sua terra e i suoi luoghi santi”. La presidenza, in una nota citata dall’agenzia palestinese Wafa, l’Autorità nazionale palestinese (Anp), ha quindi accusato Israele di “prendere di mira i giornalisti per nascondere la verità e commettere crimini in silenzio”.
Shireen Abu Akleh aveva anche la cittadinanza americana: “Sono molto rattristato – ha detto su Twitter l’ambasciatore Usa in Israele, Tom Nides – Sollecito una estesa indagine sulle circostanze della sua morte e sul ferimento di almeno un altro giornalista oggi a Jenin”. Anche la rappresentanza della Ue presso i Palestinesi – citata dai media – ha chiesto “una indagine indipendente” sull’evento in modo “da portare i responsabili davanti la giustizia”.
In rete sono stati diffusi video molto drammatici che riprendono la donna riversa a terra e i primi soccorsi nel tentativo di rianimarla.
L’esercito israeliano (Idf) sta indagando sulla “possibilità” che la giornalista e un altro cronista “siano stati colpiti da palestinesi armati” durante gli scontri di questa mattina nel campo profughi di Jenin, Cisgiordania. Akleh è poi morta per le ferite riportate. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui nell’operazione a Jenin “c’è stato un massiccio fuoco di decine di palestinesi armati contro i soldati”.
Le circostanze della morte della Abu Akleh non sono chiare – sottolinea per la stessa al-Jazeera Nida Ibrahim da Ramallah – ma “video dell’incidente mostrano che è stata colpita alla testa”. “Stava seguendo gli eventi a Jenin, in particolare un blitz israeliano – ha detto – quando è stata colpita da un proiettile alla testa”. Il Jerusalem Post ha scritto di scontri tra “palestinesi armati” e forze israeliane a Jenin iniziati dopo operazioni di queste ultime, anche nel campo profughi di Jenin, vicino a Burkin, e in altre località della Cisgiordania per effettuare arresti.
Nel video il collega di Shireen Abu Aqleh, Mujahid Al-Saadi, racconta i dettagli della morte descrivendo quella che sembra essere una esecuzione. “Quello che è successo è che stavamo aspettando i nostri colleghi per entrare nel campo profughi nel punto in cui l’esercito (israeliano) era presente.
“Abbiamo scelto un punto che non era stato terreno di scontro tra i giovani e i militanti. Siamo arrivati al punto in cui abbiamo aspettato che Shireen si mettesse l’attrezzatura di sicurezza, poi ci ha raggiunto e ci siamo spostati di qualche metro. Ci siamo palesati di fronte all’esercito e ai passanti dato che siamo stampa TV, siamo arrivati e, in pochi secondi, è arrivato il primo colpo.
Ho detto loro che siamo stati presi di mira, ci hanno sparato, mi sono girato e ho trovato Shireen a terra, ho trovato Shatha che si proteggeva da un albero e urlava, mi sono girato e ho trovato Shireen a terra nei primi secondi, con la sparatoria e ci stavamo dicendo che ci stavano sparando. Le raffiche hanno continuato per più di 3 minuti sulle squadre che erano lì, Ali si è fatto male ma è stato in grado di attraversare la strada e raggiungere un posto sicuro, e le raffiche intanto continuavano. Mi sono rifugiato sotto una scala nella fabbrica di cemento e le riprese continuarono.
L’ultima persona che il cecchino ha visto si stava rifugiando sotto un albero, era la nostra collega Shatha Hanaysheh, la sparatoria verso di lei è continuata mentre era sotto l’albero, e non siamo riusciti a fornire il primo soccorso a Shireen. I giovani sono venuti da noi, quelli che erano per strada, che stavano cercando di tirare fuori Shireen, sono stati anche colpiti, ogni volta che qualcuno si muoveva in avanti sono stati colpiti”.
Rai News