“Un’Amministrazione in agonia”

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Dal fallimento del “Progetto Gramsci” alla crisi politica irrisolta.
Paolo Tundo: “Il paese è fermo perché, da tre anni, si perde tempo a litigare”

In vista del comizio della minoranza, che probabilmente si terrà domenica 15 giugno, Paolo Tundo mette a fuoco il suo punto di vista sul ritiro del finanziamento relativo al “Progetto Gramsci”. Una sconfitta per Turi che, a parere del consigliere di minoranza, è solo «l’ultimo di una lunga serie di errori dell’Amministrazione Resta, ostaggio di una crisi politica che ha fatto passare in secondo piano le esigenze dei cittadini».

Le colpe del “Progetto Gramsci”

«La responsabilità del fallimento del “Progetto Gramsci” – esordisce – è del sindaco e della maggioranza che non hanno saputo coordinarsi con la Commissione di Studio e, insieme, superare le obiezioni mosse dal Ministero della Giustizia».

«Si trattava di problematiche tecniche (distanza, altezza e sicurezza della Casa Circondariale) risolvibili dialogando per tempo con i progettisti della Regione e con i referenti del Carcere. Sono certo che si sarebbe raggiunta una soluzione condivisa e rispettosa delle norme. Ad esempio – suggerisce – si sarebbe potuto proporre di realizzare una riproduzione della cella di Gramsci, utilizzando i pannelli luminosi ideati dall’artista Pirri, visitabile dall’esterno, posizionata oltre i 12 metri di distanza e di altezza non superiore ai 3 metri, come imposto dalle regole penitenziarie».

«Ci si è fermati su quello che non si poteva fare – stigmatizza – senza muovere un dito per evitare di perdere il finanziamento di 850.000 euro e, soprattutto, l’indotto turistico ed economico che sarebbe derivato da un’installazione artistica di pregio».

Tre anni di inerzia

«Nel Consiglio del 28 aprile – prosegue Tundo, passando all’analisi del quadro generale – ho alzato i toni perché, ancora una volta, il sindaco ha cercato di rimandare il confronto sulla crisi politica della maggioranza».

«Tina Resta – afferma – deve prendere atto che le diatribe interne hanno portato ad una cattiva gestione sia sul piano dell’indirizzo politico che su quello del controllo dell’attività gestionale. In tre anni di governo, oltre ai proclami, si è visto molto poco. E questa inerzia avremo modo di approfondirla nel confronto con i cittadini».

La crisi irrisolta

«È indubbio – anticipa – che siamo davanti ad un’Amministrazione in agonia per questioni di poltrone e di disequilibri tra le forze della maggioranza. Se dall’inizio si fosse messo in chiaro che la volontà elettorale andava rispettata, avremmo evitato gran parte dei malumori che si trascinano da due anni».

«I problemi, infatti, sono iniziati quando il sindaco ha “punito” il gruppo degli “indipendenti”, togliendo la carica di vicesindaco a Fabio Topputi e “bocciando” Teresa De Carolis per far posto in Giunta a Maurizio Coppi. In quel momento – chiarisce – si è creato uno sbilanciamento inaccettabile: gli “indipendenti” hanno perso ogni rappresentanza nell’esecutivo e Forza Italia si è ritrovata con due assessori. Con queste premesse, era prevedibile che gli “indipendenti” diventassero la voce critica della propria maggioranza, denunciando le anomalie dei provvedimenti adottati senza condivisione».

Spazio al Commissario…

«Come ho detto in altre circostanze – ribadisce il consigliere di minoranza – il sindaco avrebbe dovuto dimettersi, azzerare la Giunta e ritornare in carica solo dopo aver trovato un accordo con gli “indipendenti”, presentandosi con una maggioranza più forte e siglando un nuovo programma in grado di dare reale impulso allo sviluppo di Turi. La scelta di ritirare le dimissioni senza aver risolto le incomprensioni ha generato solo ulteriore confusione».

«Mi auguro – conclude – che con l’azzeramento della Giunta, annunciato nell’ultimo Consiglio, si riesca a trovare una quadra; in caso contrario, invito il sindaco a far spazio al Commissario che, sicuramente, saprebbe gestire la crescita del paese in maniera molto più incisiva, senza perdere tempo con capricci e atteggiamenti irresponsabili».

FD

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