Che a un mese di vita ha già vinto due volte
La bambina, nata prematura, ha trascorso le prime due settimane di vita in ospedale. Quando i bombardamenti hanno colpito la ferrovia a pochi passi da casa, la mamma Vladislava ha deciso di fuggire alla ricerca di un posto più sicuro per sé e la piccola. Grazie all’aiuto di medici e volontari la loro storia ha avuto un lieto fine. Tra chi le ha soccorse c’è anche Cesvi: “Siamo accanto alla popolazione stando sul territorio”, afferma il vicepresidente, Roberto Vignola.
Meno di due chilogrammi pesava Camilla quando, lo scorso mese, è venuta al mondo. Lo stesso peso che hanno le bombe più piccole, circa il doppio invece di quelle a mano. Queste distruggono vite, famiglie. La piccola Camilla dona a chi la conosce speranza, la gioia di vivere. Vladislava ha 17 anni, una guerra e una maternità sono già nel suo giovane bagaglio di esperienze. Sua figlia è nata prematura, eppure ce l’ha fatta: dopo due settimane in ospedale è sopravvissuta al lungo viaggio di sua mamma che da Sloviansk, nell’oblast’ di Donetsk, è fuggita in cerca di un posto più sicuro. “Si sentivano solamente le sirene che risuonavano costantemente e dei colpi in lontananza, poi – racconta Vladislava – è stata colpita anche la ferrovia, la nostra casa si trova proprio accanto ad essa. Abbiamo deciso così di lasciare anche noi la nostra città, ormai abitata dai pochi che sono rimasti”.
Il desiderio di pace
Quando le chiedono se sia difficile prendersi cura di Camilla da sola, lei risponde in maniera rassicurante: “No, ci sono abituata. Mia madre ha cinque figli e ne ha avuti due dopo di me. Lei ha sempre lavorato e noi ci prendevamo cura dei più piccoli”, spiega Vladislava. “Ci sono molte brave persone qui che ci aiutano molto, le ringrazio tantissimo, sono di grande supporto, mi hanno dato anche un passeggino per Camilla”, sottolinea quasi stupita. Lo stupore del bene, quello che non conosce barriere e confini. Il suo desiderio più grande è la pace. “I problemi che prima sembravano così grandi, ora appaiono come insignificanti, piccole cose. Il problema più grande è che abbiamo bisogno della pace”.
L’aiuto alle famiglie
Oggi Vladislava e Camilla fanno parte delle circa mille famiglie che, grazie al supporto di Fondazione Zegna e OTB Foundation, stanno ricevendo gli aiuti di Cesvi a Odessa, Dnipro, Kramatorsk e Kiev. A loro l’organizzazione umanitaria sta consegnando lenzuola, cuscini, coperte calde, kit per l’igiene degli spazi e del bambino come saponette, pannolini, salviette per neonati, borotalco e crema idratante. Si tratta di un intervento mirato grazie al quale donne in gravidanza e in allattamento, madri con bambini di età inferiore ai 5 anni, ma anche anziani e disabili costretti ad abbandonare le proprie abitazioni ma bloccati all’interno dell’Ucraina, riceveranno tutto il supporto necessario. “Da oltre 15 anni siamo al fianco di Fondazione Cesvi, in Italia come nel mondo, laddove calamità naturali, conflitti o emergenze sanitarie hanno richiesto un rapido ed efficace intervento in sostegno delle popolazioni locali”, dichiara Anna Zegna, presidente della Fondazione Zegna. “Abbiamo individuato alloggi sicuri, alimenti e fornito vestiario, e ora stiamo lavorando sull’integrazione di lungo periodo con la profilazione professionale e l’inserimento nel mondo del lavoro”, commenta Arianna Alessi, Vicepresidente di OTB Foundation.
Accanto ad ogni persona
“Vratislava e Camilla sono arrivate in una delle strutture dove opera Cesvi, noi ci siamo attivati fin dall’inizio dell’emergenza dall’Est all’Ovest del Paese”, spiega nell’intervista Roberto Vignola, vice direttore generale di Fondazione Cesvi. “Abbiamo iniziato ad operare in luoghi dismessi e ora funzionali per l’accoglienza, dove però manca tutto ciò che serve per vivere. Noi ci prendiamo cura delle persone che arrivano fornendo tutto quello che occorre, oltre ad attività specifiche per mamme e bambini perché, non dimentichiamolo, il 90% delle persone che fugge sono donne e bambini”.
Ma come si fa ad essere operativi sul campo? “Abbiamo iniziato ad intervenire attraverso la nostra rete europea, già una settimana dopo lo scoppio della guerra”, spiega. “Costruire progetti vuol dire essere a contatto con le autorità per raccogliere le informazioni e avere le autorizzazioni, ma anche intracciare relazioni con la società civile ucraina che si è organizzata. Sono gruppi di volontari con i quali noi costantemente collaboriamo per fornire ciò che serve. Lavorare con chi conosce il territorio è fondamentale”. Come dare una mano? “Invito tutti a recarsi sul nostro sito e segnalo – conclude Vignola – la campagna sms di raccolta fondi al numero 45580, per sostenere il nostro programma volto ad accudire in particolare le mamme e i bambini ucraini. Il proprio contributo si può dare anche con una chiamata da rete fissa allo stesso numero”.
Andrea De Angelis – Città del Vaticano