Ritrovata la Maddalena penitente di Canova

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DIPINTO PERDUTO DI CANOVA

Di Maddalene Antonio Canova ne scolpì più di una. La più famosa si trova a Genova, a Palazzo Tursi, e si racconta che fu la statua con la quale il maestro conquistò Parigi. Un’altra, considerata perduta, è ricomparsa nel 2002 a Londra durante un’asta di sculture da giardino, dove un fortunato acquirente se l’è aggiudicata per poche migliaia di sterline. A luglio sarà nuovamente battuta all’asta da Christie’s, a Londra, con una stima tra i 5 e gli 8 milioni di sterline, e un imprenditore veneto ha lanciato una campagna di crowdfounding per riportarla a casa. 

Ma i biografi dello scultore parlano anche di una Maddalena dipinta, di cui da tempo si erano smarrite le tracce.
A 200 anni dalla scomparsa del grande scultore neoclassico, il Museo Gypsotheca Canova di Possagno annuncia il suo ritrovamento. Attualmente conservata in una collezione privata, la Maddalena penitente è un olio su tela di 105 x 81 centimetri, dipinto a Possagno tra il 1798 e il 1789. Dalla versione originale la governante-artista Luigia Giuli trasse una copia che oggi si trova a Roma presso l’Accademia di San Luca. L’opera fu poi incisa da Antonio Zecchin con l’iscrizione “Antonio Canova dipinse”.

Antonio Canova, Maddalena penitente. Palazzo Tursi, Genova 

Nonostante la presenza di queste testimonianze, l’attribuzione della tela ritrovata alla mano di Canova non è stata immediata: diversi strati di ridipinture rendevano l’opera poco leggibile. Solo dopo la pulitura, gli esperti del museo di Possagno hanno potuto confrontare la Maddalena penitente con gli altri dipinti dell’artista.
Il verdetto finale è il frutto dell’incrocio tra analisi scientifiche condotte sulla tela e approfondite ricerche di carattere storico-artistico. Fonti presenti nella biblioteca e nell’archivio del museo veneto documentano infatti l’esistenza di un dipinto di Canova raffigurante la Maddalena, nonché le spese sostenute dal maestro per la sua realizzazione, meticolosamente annotate nel libro dei conti. In seguito gli studiosi sono riusciti a tracciare i passaggi di proprietà dell’opera nel corso del tempo, fino al ritrovamento di un riferimento alla cornice del dipinto, redatto a Crespano del Grappa nel 1799 da Francesco Zardo detto “Fantolin”, zio materno di Canova. Altre evidenze scientifiche sono arrivate dalla collaborazione con l’Università di Bologna e con il Centro Interdipartimentale di Ricerca “Studio e Conservazione dei Beni Archeologici, Architettonici e Storico Artistici” – CIBA dell’Università di Padova.

Antonio Canova, Maddalena giacente, Marmo, 1819 – 1822 | Courtesy Christie’s Images Ltd 2022 

Accertata la paternità della tela, il Museo di Possagno si prepara a mostrarla al pubblico. Dal 23 giugno i visitatori potranno osservare la peccatrice redenta inginocchiata davanti a una parete di roccia, con le sue celebri chiome sciolte sulla schiema: un drappo le copre il seno e i fianchi, mentre in lacrime contempla la croce.

Antonio Canova, Maddalena penitente, 1798-99. Olio su tela, 105 x 81 cm. Collezione privata. Courtesy Museo Gypsotheca Antonio Canova, Possagno

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