Secondo il consigliere Lilli Susca, la maggioranza si è mossa troppo tardi, agendo “in emergenza” e sottostimando il numero di lavoratori migranti
Lo scorso 4 giugno, in contemporanea all’inaugurazione della Sagra della Ciliegia Ferrovia, il sindacato Flai Cgil ha diramato un comunicato in cui denuncia le “condizioni precarie” della foresteria allestita per i lavoratori migranti, definita come più simile ad “un campo profughi improvvisato”.
Sorvolando sul pessimo tempismo del sindacato, i contenuti della nota sono indubbiamente fondati ma nient’affatto nuovi: ben prima di questa sortita mediatica, negli ultimi due Consigli comunali la minoranza ha messo in luce nitidamente le criticità del modello di accoglienza predisposto, riuscendo a far passare all’unanimità la proposta di istituire un tavolo di concertazione permanente, in cui coinvolgere tutti i soggetti interessati per riscrivere le regole di una filiera produttiva in manifesta difficoltà.
Sul punto, abbiamo raccolto le dichiarazioni del consigliere Lilli Susca, rilasciateci dopo un’ulteriore visita alla foresteria da cui è emerso che, negli ultimi giorni, si è infittita la schiera di tende disseminate all’esterno.
“L’emergenza è la madre di tutti i problemi”
«Stiamo vivendo queste condizioni complicate – esordisce il consigliere – perché, ancora una volta, non si è pianificato in tempo. L’Amministrazione ha iniziato a interloquire con la Regione un mese prima dell’inizio della campagna cerasicola, quando era troppo tardi per valutare la soluzione migliore per impiegare il contributo ricevuto e arrivare ad un sistema di accoglienza dignitosa dei lavoratori stagionali».
«Un ritardo – prosegue – che risulta ingiustificabile: fin da luglio dello scorso anno, il gruppo di minoranza aveva presentato un’interrogazione sull’argomento, chiedendo una ricognizione puntuale sul numero dei lavoratori stagionali impiegati nel 2021 e sulle aziende che avevano ingaggiato questa manodopera». «Non erano richieste capziose o finalizzate a “dare fastidio”: l’intento era tracciare un quadro completo del fenomeno e porre le basi per una programmazione scientifica dell’accoglienza. Infatti – argomenta – conoscendo quanti stagionali mediamente vengono richiesti da ciascuna impresa agricola, si sarebbe potuta avere una stima realistica dell’offerta di lavoro e dimensionare, altrettanto realisticamente, i meccanismi di accoglienza».
«Questo “studio numerico” – stigmatizza Susca – avrebbe evitato che centinaia di braccianti fossero costretti ad accamparsi in tende di fortuna all’esterno della foresteria, a dormire nelle proprie auto, a trovare sistemazione in campagna o in una delle tante case abbandonate del centro storico. Tutto in barba ai minimi requisiti igienico-sanitari e ignorando la dignità di questi lavoratori». «Non possiamo oggi fingerci sorpresi dell’importante flusso che ha interessato il nostro Comune. In un Consiglio comunale dell’estate 2021 – ricorda – il Comandante della Polizia Locale riferì che gli stagionali censiti quell’anno erano circa 250, specificando che molti erano sfuggiti a questa verifica e che quindi, presumibilmente, si doveva partire da una base di 400-500 lavoratori. Una previsione “indovinata” che, tuttavia, non è stata tenuta in considerazione dall’esecutivo».
Un’azzardata “stima al ribasso”
Lo stesso errore di “stima al ribasso” è stato compiuto nel censimento richiesto dal Ministero per ripartire i fondi Pnrr destinati alla realizzazione di una struttura permanente di accoglienza.
«Il Comune di Turi – evidenzia il consigliere Susca – ha dichiarato un flusso di 200 braccianti stagionali, aprendo due rilevanti criticità. La prima è che saremo vincolati a realizzare una struttura tarata su 200 persone, ritrovandoci con altrettanti lavoratori che non sapremo dove far alloggiare. In secondo luogo, non comunicando i dati reali, ci siamo preclusi la possibilità di accedere ad un finanziamento superiore rispetto ai 4,8 milioni di euro previsti».
«Occorre rettificare quanto prima, magari – suggerisce – si potrebbe comunicare al Ministero che, sulla base delle dinamiche riscontrate quest’anno, la manodopera stagionale si attesta sulle 400 unità. Forse non otterremo un finanziamento più alto ma, quantomeno, potremo costruire una struttura che risponda alle effettive esigenze».
“Una filiera sostenibile”
«Avere una struttura dedicata all’accoglienza – chiarisce il consigliere di minoranza – è un passaggio strategico che, tuttavia, risolve solo una parte della questione. Contestualmente dobbiamo riflettere sulle modalità di coinvolgimento dei produttori che, dati i bassi costi di vendita del prodotto, oggi non hanno la capacità economica di sostenere le spese di vitto e alloggio di questa manodopera».
«Uno stallo che si supera lavorando di concerto con tutti i soggetti in gioco, rendendo la filiera sostenibile, attraverso prezzi più equi e aprendo a nuovi mercati. È questo – conclude – uno degli scopi del tavolo di concertazione che abbiamo proposto. Ci auguriamo che si entri al più presto nella fase operativa e che non si pensi che, dopo aver raccolto l’ultima ciliegia, il problema possa essere accantonato per un altro anno».
FD