La morte di Elena Del Pozzo. La madre: “L’ho uccisa io, come se qualcuno si fosse impadronito di me”
La procura di Catania ha predisposto il fermo per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. Il nonno paterno: “Chi è stato deve pagare”.
“Elena è stata uccisa in casa dalla madre con un coltello da cucina”. È l’amara conferma fornita dagli inquirenti nel corso della conferenza stampa sulle indagini sul delitto della piccola di 5 anni che hanno portato al fermo della madre, Martina Patti, per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere, tenuta nella sede del comando provinciale carabinieri di Catania.
Elena potrebbe essere stata uccisa dalla madre Martina Patti “per via di una forma di gelosia nei confronti dell’attuale compagna dell’ex convivente” in quanto non tollerava che alla donna “si affezionasse anche la propria figlia”. Lo scrive la procura di Catania in una nota in cui ricostruisce l’omicidio della piccola dopo il fermo della donna.
Eppure, in seguito all’interrogatorio della donna, sono emersi ulteriori dettagli che hanno mostrato come una vera reale motivazione dell’orribile gesto non ci sia: “È stato un interrogatorio drammatico” di una “donna distrutta e molto provata che ha fatto qualcosa che neppure lei pensava di poter fare”, agendo come se “qualcuno si fosse impadronito” di lei, dimostrandosi “tutt’altro che fredda e calcolatrice”. Sono le parole dell’avvocato difensore Gabriele Celesti. “Farò incontrare la mia assistita con uno psichiatra di fama – aggiunge il penalista – per verificare le sue condizioni e dopo decideremo sulla perizia. Devo dare atto di grande correttezza ai carabinieri e alla Procura” ha commentato ancora l’avvocato.
Martina Patti ha precisato, sull’omicidio, “di averlo portato a termine in maniera solitaria, dopo essere andata a prendere Elena all’asilo (era tra l’altro il primo giorno del Grest), utilizzando un coltello da cucina”. “Il corpicino della bambina, all’esito dell’ispezione medico legale, ha evidenziato molteplici ferite da armi da punta e taglio alla regione cervicale e intrascapolare”, rilevano ancora gli inquirenti.
L’arma non è stata trovata.
La mamma in carcere
Martina Patti, madre di Elena Del Pozzo, la bambina di quasi 5 anni trovata morta nelle campagne di Mascalucia, in provincia di Catania, ha confessato l’uccisione della figlia, di cui aveva denunciato il sequestro. Nell’interrogatorio non ha saputo spiegare come e perché avrebbe commesso il delitto.
La procura di Catania ha predisposto nei suoi confronti il fermo per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere.
Martina Patti, 23 anni, avrebbe prima inscenato il rapimento della figlia per mano di tre uomini armati e incappucciati. Poi, il giorno seguente, ha segnalato lei stessa il luogo nel quale si trovava sepolta la bambina: una campagna nel tratto compreso tra via Turati e via Teocrito, a Mascalucia, in provincia di Catania. Un terreno incolto che si trova a circa 400 metri dalla casa nella quale la donna viveva insieme al marito, prima della loro separazione. I due infatti non stavano più insieme da tempo.
Elena, 5 anni a luglio, è stata uccisa in casa dalla madre, che avrebbe poi portato e nascosto il corpo della piccola in un vicino terreno di campagna abbandonato, cercando di coprire il cadavere con terra e cenere lavica.
Il delitto è stato commesso dopo che la donna ha preso la bambina all’asilo, mentre era sola in casa. Il rapimento denunciato dalla madre era, dunque, soltanto una messa in scena per prendere tempo e depistare le indagini. La donna, nell’interrogatorio, ha detto di avere agito senza capire quello che stava facendo.
Appare “assente e distante” dice chi indaga dopo aver ascoltato la sua confessione. Gli inquirenti parlano di un “orrendo crimine commesso in maniera solitaria” ma non hanno ancora chiuso le indagini. Scena muta sul movente. “E’ rimasta sul vago – spiegano i Carabinieri – come se non si fosse resa conto di quello che ha fatto. E’ come se avesse detto: ‘l’ho fatto ma non so perché'”.
Il padre della piccola Elena, Alessandro Nicodemo Del Pozzo, di 24 anni, giunto sul luogo del ritrovamento del corpo della figlia è scoppiato in lacrime.
Conclusi gli accertamenti dei medici legali, il corpo della bimba è stato portato via. “Angelo mio, angelo mio…”. Con una mano sulla bara, il nonno paterno, Giovanni Del Pozzo, ha ‘accompagnato’ la salma della nipotina.
L’ipotesi “gelosia”
All’origine del gesto potrebbe esserci stata la gelosia che Martina Patti provava nei confronti dell’attuale convivente dell’ex compagno Alessandro Del Pozzo. Gelosia per l’affetto che Elena mostrava nei confronti della nuova compagna del papà. “Non tollerava che vi si affezionasse anche la propria figlia” dicono gli inquirenti.
Le indagini hanno portato alla luce un “triste quadro familiare”: dietro una gestione “apparentemente serena” della bambina, c’erano tensioni e liti.
Una rabbia che sarebbe covata dentro Martina fino al punto da portarla a premeditare il delitto con un piano studiato nei dettagli.
La ‘scintilla’ potrebbe essere stata la sera trascorsa da Elena con i nonni paterni e la felicità dimostrata dalla bambina nel frequentare la donna che sarebbe potuto diventare la sua ‘matrigna’.
La sera prima di essere uccisa, infatti, la bambina dorme dai nonni. La mattina dopo la zia l’accompagna all’asilo e la madre la va riprendere alle 13.30 e torna a casa, a Mascalucia. Poi Martina Patti esce nuovamente con l’auto, per creare un diversivo e ritorna nell’abitazione. E’ in quel lasso di tempo che sarebbe stato commesso il delitto, tra l’abitazione e il terreno abbandonato a seicento metri di distanza dove la madre seppellisce il corpicino che era nascosto in cinque sacchi di plastica nera e semi sotterrato, con una pala e un piccone. Quindi la messa in scena: avvisa per telefono del falso sequestro i genitori e il padre di Elena, torna a casa e subito dopo, accompagnata dalla madre e dal padre, va dai carabinieri a denunciare l’accaduto.
Ai militari dell’Arma associa il rapimento ad alcune minacce che nel 2021 l’ex convivente aveva trovato davanti al cancello di casa per una rapina per la quale Del Pozzo era stato arrestato nel 2020 e poi assolto per non avere commesso il fatto.
Una versione che non convince gli investigatori, che però la verificano e che infatti viene smentita dalla visione di immagini riprese da telecamere di sicurezza della zona interessata: non c’è alcun commando ‘armato’ che ha sequestrato la bambina nell’orario e nel luogo indicati da Martina. Così, messa sotto pressione per ore, la donna confessa: sono stata io, l’ho uccisa.
Il ritrovamento del corpo, secondo quanto si apprende, è stato possibile proprio grazie alle “pressioni esercitate durante gli interrogatori” dagli investigatori.
Nell’interrogatorio della notte scorsa “la madre era stata lungamente sentita” e durante un “lungo interrogatorio le erano state contestate varie incongruenze”, ha detto il procuratore sulla posizione di Martina Patti. “Stamattina ha fatto ritrovare il cadavere”.
Le indagini dei Carabinieri e della Procura di Catania hanno puntato sia sul rapimento che sulla denuncia della madre che era apparsa “poco credibile” nella ricostruzione fornita.
Alcune ‘anomalie’ sono emerse subito agli investigatori. Come la dinamica del sequestro nel racconto della donna: tre uomini incappucciati e uno armato di pistola. Nessun testimone, oltre lei, dell’episodio. La donna inoltre non aveva cercato subito aiuto sul posto, telefonando al 112, ma prima era andata a casa e poi con i familiari dai Carabinieri a presentare la denuncia. Anomalie che hanno portato Carabinieri e Procura a fare pressioni sulla donna che questa mattina è crollata e ha portato i militari nel campo dove poi è stato trovato il corpo della bambina.
Il nonno paterno: “Chi è stato deve pagare”
“Non credevamo possibile una cosa del genere. Un rapimento era impensabile. Non si poteva immaginare quello che è successo. Mi sembra tutto così strano, assurdo. La madre di Elena era una ragazza molto chiusa, ma non riesco a spiegarmi il motivo di quello che è accaduto. Ma adesso chi è stato deve pagare, anche chi l’ha eventualmente aiutata”. Così Giovanni Del Pozzo, nonno paterno della bambina accanto al luogo del ritrovamento del corpo della nipotina.
La nonna paterna: “Era ossessionata da mio figlio”
“Lei era ossessionata da mio figlio, ogni volta che si lasciavano lo minacciava”. Questo il racconto della nonna paterna Rosaria Testa. Parla della madre della bambina, separata dal padre di Elena. “Elena era una bimba meravigliosa”, dice la nonna. “Quando hanno litigato non voleva andare via da casa – ricorda la donna distrutta dal dolore – un giorno la mamma le stava dando botte e gliela abbiamo dovuta togliere dalle mani. Quella mattina l’ho accompagnata a scuola e le ho detto ‘nessuno ti vuole bene più di me’. Lei mi ha guardata e mi ha fatto capire che aveva capito quello che avevo detto. La madre aveva un atteggiamento autoritario. Decideva lei quando portarci la bambina”.
“Lei non rispondeva mai al telefono alle mie chiamate. A un certo punto, quando mi ha chiamato ieri dicendomi che avevano rapito Elena, che erano incappucciati, mi ha detto che gli uomini gli avrebbero detto che questa sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe fatto suo marito. Pare che gli uomini le avrebbero detto, al telefono, che Elena era già morta”.
Il padre di Elena aveva avuto dei precedenti per droga, per questo la madre della bambina lo avrebbe accusato di essere causa del rapimento della figlia. La nonna di Elena si è recata nel luogo in cui è stato ritrovato il corpo della piccola, in via Turati, a Mascalucia.
“Voleva incastrare mio fratello”
“Martina Patti voleva incastrare mio fratello. Un anno fa mio fratello fu accusato ingiustamente di una rapina ma fortunatamente fu scagionato completamente. Quando dal carcere passò ai domiciliari, sotto casa trovammo un biglietto di minacce con scritto: ‘Non fare lo sbirro, attento a quello che fai’. Mio fratello non sa nulla di nulla”.
A questo biglietto la madre della bimba ha fatto riferimento dicendo che avevano rapito Elena. È il racconto fatto ai giornalisti dalla zia della bimba, che aggiunge: “La madre disse che quelle persone incappucciate avevano fatto riferimento al biglietto dicendo ‘Non ti è bastato il biglietto? Digli a tuo marito che questa è l’ultima cosa che fa: a sua figlia la trova morta'”.
Il sindaco: “Sono sconvolto”
“Sono sconvolto. Appresa la notizia sono scoppiato in un pianto a dirotto. E’ una notizia di una drammaticità unica che non avremmo mai voluto apprendere”, ha detto il sindaco di Mascalucia, Enzo Magra, appresa la notizia del ritrovamento del cadavere della piccola Elena.