Non lo ferma neanche il Covid
Appena guarito dal virus il 78enne front man della band corre per due ore sul palco ed infiamma San Siro. E gli altri due ‘vecchietti’ non sono da meno.
Guarito dal Covid pochi giorni fa, Mick Jagger infiamma San Siro con due ore di performance senza età sul palco: 57mila spettatori ed una delle band più longeva del rock dimostra ancora una volta l’assunto che la vecchiaia, non è cosa per gli Stones. Sessant’anni di carriera nello stadio gremito per l’unica data italiana del tour. Il front man britannico – 78 anni a Luglio – macina il palco camminando su e giù, e la prima canzone – Street Fighting man – sembra raccontarlo: “Piedi carichi, ragazzo, perché l’estate è qui e il momento è giusto per combattere in strada”, e le “pietre rotolanti” combattono: e si difendono ancora molto bene i tre eterni del rock, sopravvissuti come pochi altri al sex drug & rock’n roll che ne ha stesi tanti ed illustri, a cominciare da Brian Jones, co-fondatore della band – nello scorso secolo – e “membro” del cosiddetto club dei 27 (tutte le star del rock morte a 27 anni: Jimy Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin ed appunto: Jones), ma Jagger, Richards e Woods (di 75 anni) di mollare, proprio non sembrano averne voglia.
L’inizio del live è dedicato a Charlie Watts, lo storico batterista scomparso l’anno scorso, con i maxischermi che mostrano video e foto della loro fortunata storia insieme: “Questo è il nostro primo tour senza Charlie e ci manca tantissimo” dice Jagger, che parte a bomba con indosso un bomber tigrato nero e argento, lo show must go on, nella città dove si sono esibiti l’ultima volta 16 anni fa.
San Siro – istigato da Jagger che imbraccia la chitarra – diventa un gigantesco Karaoke per “You can’t always get what you want”, mentre ascolta assorto la più contemplativa “Living in a ghost town”, brano scritto in piena pandemia, che Jagger accompagna con l’armonica. “Che bello essere di nuovo qui, anche se è più caldo del quinto girone dell’inferno” dice Jagger. Tra un cambio d’abito e l’altro, via alla cavalcata finale con un’infilata di pezzi da 90: “Miss you”, “Paint it black”, e poi “Sympathy for the devil”, “Jumpin Jack Flash”, passando per “Midnight rambler” e “Start me up”: canzoni che attraversano la memoria di almeno tre generazioni, dal lontano 1965 quando esplosero sulla scena mondiale con il brano “Satisfaction”.
Rai News