Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità il vaiolo delle scimmie non può essere ancora considerato una emergenza sanitaria. Lo ha stabilito il Comitato d’emergenza dell’organizzazione che ha tuttavia sottolineato come “il controllo dell’ulteriore diffusione” di questa epidemia “richiede intensi sforzi di risposta”, suggerendo “un attento monitoraggio e un riesame fra alcune settimane, quando saranno disponibili ulteriori informazioni, per determinare se si sono verificati cambiamenti significativi che potrebbero giustificare una riconsiderazione” di questo parere. Il Comitato ha riconosciuto che “il vaiolo delle scimmie è endemico in alcune parti dell’Africa e che la risposta a questo focolaio deve fungere da catalizzatore per aumentare gli sforzi per combattere” il rischio di una diffusione a lungo termine.
L’Oms ammette anche che “molti aspetti dell’attuale epidemia in più paesi sono insoliti, come il verificarsi di casi in paesi in cui la circolazione del virus del vaiolo delle scimmie non era stata precedentemente documentata e il fatto che la stragrande maggioranza dei casi si osserva tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, di giovane età, non immunizzati in precedenza contro il vaiolo”.
Vaiolo scimmie, “virus mutato in modo sorprendente”
Il virus responsabile degli attuali focolai di vaccino delle scimmie “è mutato in modo sorprendentemente forte”, secondo uno studio portoghese pubblicato su ‘Nature Medicine’. “Rispetto ai virus correlati nel 2018 e nel 2019”, il patogeno presenta oggi “circa 50 differenze nel genotipo”, un dato “6-12 volte superiore rispetto a quello che ci si sarebbe aspettato per questo tipo di virus sulla base di stime precedenti”, spiegano gli autori che ipotizzano una “evoluzione accelerata”. “I nostri dati mostrano ulteriori indizi sull’evoluzione virale in corso e sul potenziale adattamento” del Monkeypox virus “all’uomo”, si sottolinea nel lavoro guidato da João Paulo Gomes dell’Instituto Nacional de Saúde ‘Doutor Ricardo Jorge’ (Insa) di Lisbona. Finora gli esperti avevano parlato di uno sviluppo piuttosto lento per il patogeno, specie se confrontato con velocità di mutazione del coronavirus di Covid-19.
Gli studiosi portoghesi sospettano che all’origine dei nuovi focolai di vaiolo delle scimmie ci siano uno o più ingressi da un Paese in cui il Monkeypox virus circola in modo persistente, con ‘super diffusori’ e viaggi internazionali che possono avere alimentato una ulteriore escalation dei contagi. Gli autori ipotizzano che nell’indurre questi cambiamenti del genoma virale possano avere giocato un ruolo anche enzimi del sistema immunitario umano. I ricercatori precisano che non ci sono al momento evidenze sulla possibilità che le mutazioni stiano favorendo la diffusione del Monkeypox virus, ma che non è nemmeno possibile escluderlo.
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