Governo, Letta: “Se esce il M5S cade tutto”

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“L’Italia ha bisogno di un governo non di una crisi o di precipitare a elezioni a ferragosto”. Così Enrico Letta all’assemblea congiunta dei gruppi Pd alla Camera. “Non voglio che venga visto come un ricatto ma se una forza politica importante come M5S” esce dal governo “non è per ricatto o per ripicca che diciamo che cade tutto e si va al voto, è la logica delle cose e quello che hanno detto ieri Salvini e Berlusconi è una considerazione ovvia”, continua Letta, che aggiunge: “Dico con grande forza a chi pone una serie di questioni e una svolta che noi, questa svolta, l’abbiamo vista e intravisto la possibilità concreta di una svolta sociale perché i prossimi 9 mesi siano i mesi in cui il governo risponde alla crisi”.

“Questo governo – rimarca – può funzionare solo in questo formato e in questa configurazione. Era chiaro già quando è nato”.

“Anche noi abbiamo dei punti che non trovano consenso in questa maggioranza. E’ naturale che questi distinguo si esplicitino, lo ritengo legittimo. Ma dico: attenzione, perché non vorrei che con i distinguo si finisse come con il colpo di pistola di Sarajevo che diede il via alla prima guerra mondiale. Nessuno vuole che i distinguo divengano il colpo di pistola di Sarajevo”, sottolinea il segretario dem. “Io penso che il capro espiatorio sia il tema centrale. La logica di Malaussene dobbiamo toglierla dal tavolo. Non possiamo metterci alla finestra e fare campagna elettorale da oggi”, le parole di Letta.

Governo, da Letta appello “alla responsabilità di tutti”

Enrico Letta alza l’asticella e la fa senza giri di parole. Non è “un ricatto”, non è “una ripicca” ma se i 5 Stelle escono, si va a votare. “E’ nella logica delle cose”. E le parole di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sono lì a confermarlo. “Quello che hanno detto è una considerazione ovvia”. Le parole del segretario del Pd davanti alla riunione congiunta dei parlamentari arrivano mentre è ancora in corso un consiglio nazionale fiume dei 5 Stelle. “Domani al Senato escono”, la previsione dei deputati e senatori che si infilano nella Sala Regina alla Camera. E il dem si appella “alla responsabilità di tutti”.

Poi l’indiscrezione dell’Adnkronos su un possibile nuovo incontro o comunque contatti nelle prossime ore tra Giuseppe Conte e il premier Mario Draghi, ferma i motori. E da molti dem viene letta come un ‘extra time’ di Conte per tentare di uscire dall’angolo ed evitare lo showdown domani al Senato nel voto di fiducia sul dl Aiuti. La convinzione tra i parlamentari Pd è che dopo le parole di Draghi ieri sul no al bis e quindi quelle di Salvini e Berlusconi, si sia diffuso il panico tra i pentastellati e che il tempo dei ‘giochetti’ sia finito.

E Letta non fa sconti, drammatizza, cita la Prima guerra mondiale. “Dico: attenzione, perché non vorrei che con i distinguo si finisse come con il colpo di pistola di Sarajevo che diede il via alla Prima guerra mondiale. Nessuno vuole che i distinguo divengano il colpo di pistola di Sarajevo”. Che farebbe saltare il governo ma anche le alleanze. Perché proprio nel momento in cui le priorità sociali del Pd e del campo progressista diventano priorità per il governo, sarebbe “paradossale aprire una crisi”.

“Nel momento nel quale il governo mette al centro della sua azione la lotta alla precarietà credo sarebbe paradossale mettere in crisi il governo”, scandisce Letta che anzi rivendica con “orgoglio” che le priorità poste da tempo dal Pd – dal salario minimo al cuneo fiscale- siano entrate nell’agenda di governo. E quindi avverte i 5 Stelle: “Dico con grande forza a chi pone una serie di questioni e una svolta che noi, questa svolta, l’abbiamo vista e intravisto la possibilità concreta di una svolta sociale perché i prossimi 9 mesi siano i mesi in cui il governo risponde alla crisi”.

Ma se il governo cade, cade anche la possibilità di concretizzare quell’agenda sociale. “E’ il momento non di frenare ma di accelerare l’azione di governo, non è il momento di parcheggiare la macchina nel box ma di accelerare. Penso che di fronte al semestre caldo, all’autunno caldo” che si aspetta “le forze politiche, responsabili e forti, sanno che scelte politiche fare. Non possiamo metterci alla finestra e metterci a fare campagna elettorale da oggi”.

Sottolinea il segretario Pd: “L’Italia ha bisogno di un governo non di una crisi o di precipitare a elezioni a ferragosto”. E infine rivendica Letta: “Abbiamo vinto le elezioni amministrative di ottobre, quelle di giugno, abbiamo un partito forte, solido, attraente. Come dice Prodi, un partito granitico. Noi siamo un partito granitico e gli italiani sanno che possono fidarsi di noi”. Quindi “un appello alla responsabilità di tutti: andiamo avanti, completiamo l’agenda sociale del governo, i distinguo non trascinino con sé le l’opportunità per tanti italiani”. E a quanti hanno criticato una certa ‘afasia’ del Pd in questa fase, replica: “La politica è mediazione e compromesso, se c’è bisogno di dire una parola in meno noi diciamo una parola in meno, se serve ad ottenere il risultato”. Si vedrà nelle prossime ore se quel risultato verrà portato casa oppure no.

Governo, Tajani: “Anche senza M5S i numeri ci sono”

“E’ chiaro che anche senza i Cinquestelle ci sono i numeri per continuare, ma il presidente del Consiglio ha detto che senza di loro finisce la stagione dell’unità nazionale. Per quanto ci riguarda, dopo Draghi non ci sono altri presidenti del Consiglio”, in questa legislatura. Lo sottolinea il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani, incontrando i giornalisti a Bruxelles, nella sede del Parlamento Europeo.

“Mi auguro – aggiunge Tajani – che il governo non cada e che prevalga il senso di responsabilità. E’ incomprensibile l’atteggiamento del M5S, che continua a ricattare il presidente del Consiglio e a tenere in sospeso un Paese che ha bisogno di stabilità. Non si può continuare a giocare perché si cerca di recuperare consensi perduti per problemi interni”.

Governo, Zaia-Fontana-Sala: “Draghi vada avanti”

Il premier Draghi deve andare avanti. Non hanno dubbi il governatore del Veneto Zaia, il presidente della Lombardia Fontana e il sindaco di Milano Sala che oggi hanno incontrato il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi per le Olimpiadi invernali 2026.

“Il dibattito è il sale della democrazia ma in questo momento c’è bisogno di un governo che prenda le decisioni strategiche”, dunque “spero non ci siano motivi per cui questo governa cada, perché entreremmo in un limbo pericoloso”, ha detto Zaia, lasciando Palazzo Chigi.

“Noi della Lega abbiamo un ruolo e possiamo giocarcelo fino in fondo – ha aggiunto – abbiamo le nostre istanze, a partire dall’autonomia che, badate bene, non è la secessione dei ricchi”. Il governo deve andare avanti anche se il M5S dovesse sfilarsi? “Questo, come prevede la Costituzione, lo deciderà il Capo dello Stato: sentirà le forze politiche e vedrà i numeri, dunque deciderà”.

“La mia convinzione è che Draghi debba andare avanti e superare i momenti di difficoltà. Mi auguro che ricominci a lavorare nel pieno delle sue forze”, ha detto il governatore della Lombardia Fontana dopo l’incontro a Palazzo Chigi con il premier sulle Olimpiadi Milano-Cortina.

Il premier Mario Draghi “le preoccupazioni le avrà, sono momenti difficili. Penso che in questo momento sia importante l’identificazione del nostro Paese con l’Europa, il ruolo politico dell’Italia, e mi chiedo chi potrebbe rappresentare il Paese se non Draghi. Serve Draghi, ma non gli auguro resistenza e sfilacciamenti”, ha detto dal canto suo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, assicurando di non aver parlato col premier della situazione politica.

Governo, Salvini: “Se M5S dice basta, che basta sia”

“Non sarà la Lega a cercare responsabili, gruppi e gruppetti, se il primo gruppo del parlamento, i Cinque Stelle, dice basta, che basta sia”. Così Matteo Salvini, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del dipartimento della protezione civile della Lega, in corso alla Camera.

“Noi ascolteremo la nostra gente, abbiamo decine di migliaia di sostenitori, a differenza di altri partiti che non esistono”, continua Salvini, che aggiunge: “Le nostre decisioni verranno prese con alcune decine di migliaia di persone, vogliamo occuparci di vita reale”, conclude.

Governo, Berlusconi: “Può continuare anche senza M5S”

“Non sta a me naturalmente valutare le parole del presidente Draghi. Sono scelte che spettano solo a lui. Per quanto ci riguarda posso dire che i numeri consentono di continuare a governare in ogni caso. E che ovviamente questa è l’ultima volta che parteciperemo a un governo coni Cinquestelle”. Così Silvio Berlusconi, in un’intervista a ‘La Stampa’.

“Non è possibile -ribadisce l’ex premier- che un Governo vada avanti se ogni giorno una delle maggiori forze politiche che dovrebbero sostenerlo si dissocia fino a non votare provvedimenti essenziali. Per questo ho chiesto un chiarimento che non è più differibile. Se i Cinquestelle sono ancora nel perimetro della maggioranza si comportino di conseguenza. Se non lo sono più, lo dicano chiaramente”.

“Il Pd -conclude poi Berlusconi riferendosi sempre al futuro del Governo- spesso si atteggia a forza politica responsabile, istituzionale, credibile. Stavolta ha l’occasione di dimostrarlo. Vedremo se a Enrico Letta e ai suoi sta più a cuore il futuro del Paese o quello del campo largo. Che poi, viste le prospettive dei Cinquestelle, somiglia sempre più a un camposanto”.

Draghi apre a Conte: “Convergenze con M5S ma basta ultimatum”

“Il governo con gli ultimatum non lavora, perde il suo senso di esistere”. Così il premier Mario Draghi in conferenza stampa. “Se riesce a lavorare continua, se non riesce a lavorare non continua”, avverte. “Quando ho letto la lettera” consegnata da Giuseppe Conte “ho trovato molti punti di convergenza con l’agenda di governo e quindi i temi affrontati nella riunione con i sindacati sono esattamente in quella direzione, sono punti che era necessario sollevare”, ha quindi aggiunto Draghi.

Tornare in Parlamento per una verifica se il M5s non parteciperà al voto in Senato? “Primo: lo chieda al presidente Mattarella. Secondo: ho già detto che per me non c’è un governo senza 5 Stelle. Terzo: ho già detto che per me non c’è un governo Draghi altro che non l’attuale. Questa situazione di fibrillazione il governo l’ha affrontata abbastanza bene, continua a lavorare”, ha detto ancora il premier aggiungendo: “Se non si deriva nessuna soddisfazione, se si ha la sensazione che sia una sofferenza straordinaria stare al governo, che si fa fatica, bisogna essere chiari”.

“Non commento scenari ipotetici, oltretutto io sono parte in causa, quindi a maggior ragione…”, ha quindi affermato Draghi rispondendo così in conferenza stampa a chi gli chiedeva se ritenga possibile un voto in autunno.

M5S

“Contiamo come Movimento 5 Stelle di ricevere delle pronte risposte, quindi adesso ci aggiorneremo prima possibile”, aveva detto poco prima Giuseppe Conte.

Salvini

“Noi non minacciamo niente, siamo gente serena, leale. Noi non mandiamo le letterine di Babbo Natale come fanno altri che sperano che succeda qualcosa”. Così il segretario della Lega Matteo Salvini in piazza del Campidoglio a Roma, rispondendo a una domanda sulle parole di Draghi, che ha bacchettato chi “minaccia sfracelli a settembre”.

“Gli strappi li lasciamo agli altri – ha proseguito il leader leghista – noi chiediamo quello che serve ai cittadini. L’azzeramento della legge Fornero non è una richiesta della Lega, è una richiesta del paese. Così come la pace fiscale”, ha aggiunto Salvini.

L’incontro con Letta

Un punto sulla “complicata fase politica”, quello fatto ieri nell’incontro a palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi e il segretario del Pd, Enrico Letta. A quanto riferiscono fonti del Nazareno, Letta ha ribadito il massimo impegno del Pd nel sostenere la posizione del presidente e l’azione di governo, a maggior ragione in un momento in cui c’è stata una svolta attesa da anni per l’avvio di un’agenda sociale.

Per il Pd, perdere l’occasione di riscrivere le politiche pubbliche contro il lavoro povero e la precarietà sarebbe oggi un paradosso, incomprensibile ai cittadini. E domani, si spiega dal Nazareno, di questo Letta parlerà ai gruppi parlamentari dem convocati nella Sala della Regina con un discorso improntato sulla responsabilità e alla gravitas del momento.

“Stiamo dimostrando anche in queste ore di essere seri, attenti e consapevoli di quale sia la posta in palio”. Anche questo, dicono al Nazareno, significa “prima il Paese” per noi: essere all’altezza del momento complicato che stiamo vivendo e mettere prima di tutto i bisogni del Paese, a partire dai più fragili e vulnerabili.

Di Maio

“Se si decide di creare una crisi di governo, ci dobbiamo dire quali sono gli effetti: si va a votare, il paese finisce in esercizio provvisorio, e sono rischi non accettabili. Se questo è un governo di unità nazionale, i 5 stelle ci devono chiaramente dire se stanno dentro o fuori”, ha commentato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

“Quello che sta accadendo è che sono in calo di consensi e scaricano le colpe sul governo. Ogni forza politica ha la sua agenda politica – ha sottolineato il leader di Insieme per il futuro – ma ci sono priorità per il paese, che dovrebbero prendere in considerazione prima delle proprie. Abbiamo fissato degli obiettivi, pandemia, pnrr, guerra in Ucraina. Dobbiamo realizzare questi obiettivi senza mettere bandierine”, ha aggiunto.

“So per certo che c’è un’ampia parte di parlamentari del Movimento 5 stelle che non condivide l’irresponsabilità di affossare un governo in questo momento difficile”, ha detto ancora Di Maio, rispondendo a una domanda sulla possibilità che, in caso di uscita del Movimento 5 stelle dal governo, qualche altro deputato o senatore possa lasciare i pentastellati per aderire a Insieme per il futuro. “C’è ancora un’ampia parte – ha ribadito – che non è d’accordo con la linea di mandare al voto il paese”.

“Se Draghi dice no, escludo che ci possa essere un altro governo”, ha quindi aggiunto. “Questa legislatura ne ha vissute di tutti i colori, questo governo esiste perché stiamo portando avanti tavoli internazionali e ha quindi bisogno di Mario Draghi. Sarebbe difficile ricomporre la maggioranza. Non c’è spazio per un altro governo”.

Governo, in corso consiglio M5S: la linea di Conte

È in corso il consiglio nazionale, in formula ‘ristretta’, convocato dal leader del M5S Giuseppe Conte. Sul tavolo c’è anche il nodo, decisivo per la tenuta del governo, del voto da tenere domani in Senato sul dl Aiuti.

Fino a ieri, secondo quanto confermato da alcune fonti all’Adnkronos, la linea che ha prevalso è quella di astenersi dal voto di fiducia.

In una nota ufficiale di ieri, i 5 Stelle hanno però puntualizzato che durante il consiglio nazionale “Conte illustrerà la sua posizione in merito alle misure anticipate nel corso dell’incontro di questa mattina (ieri ndr) del Governo con le parti sociali. Vista la delicatezza del momento, la posizione del M5S non verrà anticipata prima di domani (oggi ndr), per rispetto dei componenti dell’organo statutario chiamati a coadiuvare il presidente Conte nella definizione della linea politica. Pertanto qualsiasi dichiarazione o posizione espressa da singoli membri del Movimento è da intendersi come espressione di una opinione personale”.

Intanto ieri il premier Draghi ha aperto alla discussione del salario minimo, uno dei temi proposti da Conte nel suo ultimo colloquio con il premier come priorità.

“Dobbiamo affrontare un salario che copra tutti i lavoratori perché non tutti sono coperti dai contratti collettivi, questi vivono in una situazione di incertezza e vulnerabilità, noi tutti dobbiamo agire nell’interesse di questi lavoratori”, ha detto il presidente del Consiglio in conferenza stampa. “A livello europeo è stata approvata la direttiva” sul salario minimo “e il governo intende muoversi in questa direzione”, ha assicurato.

Governo, Renzi: “Se così deve essere, meglio la crisi”

“L’unica cosa certa è che non possiamo andare avanti come negli ultimi due mesi. Se così deve essere, meglio la crisi”. Così Matteo Renzi a Qn. “Per come si sono messe le cose, le opzioni realisticamente sul tavolo sono tre. L’opzione uno è che i Cinquestelle tornino in squadra. La ritengo illogica perché perderebbero anche quel po’ di faccia che gli rimane, ma insomma è un’opzione”.

“La seconda è un Draghi bis. Tecnico o politico poco importa. Le formule non mi appassionano”. La terza “le elezioni anticipate. Penso sempre che le elezioni debbano arrivare alla scadenza naturale, ma se dobbiamo andare avanti con questa tarantella, meglio andare a votare”.

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