Ogni crisi di governo ha un costo economico, in genere proporzionale a quanto è grave e a quanto dura. Una crisi di governo oggi avrebbe un costo rilevante anche per un’altra ragione sostanziale: la congiuntura è tutt’altro che favorevole e il contesto internazionale è segnato dalla guerra in Ucraina, e dalle sue conseguenze a partire dall’aumento dell’inflazione e dalla carenza di materie prime. Non solo, a rallentare l’attività economica potrebbe contribuire anche una nuova consistente ondata di contagi Covid.
Anche sul fronte dei mercati finanziari, l’instabilità politica si paga. Basta guardare cosa dicono i principali indicatori già questa mattina. Piazza Affari, quando è in corso la discussione al Senato sul Dl Aiuti che potrebbe portare al voto di fiducia e, di fatto, all’uscita dalla maggioranza dei Cinquestelle, cede il 2%, facendo nettamente peggio degli altri listini europei che vanno dal calo dell’1,2% di Madrid allo 0,2% di Amsterdam. Il Btp italiano che è il peggiore titolo di Stato in Europa, in rialzo nei rendimenti di 23 punti base a un tasso del 3,35%. Lo spread con il Bund tedesco a 10 anni che ha toccato quota 212.
Le conseguenze di una crisi di governo in questo momento, in sostanza, avrebbero un costo più alto per la particolarità della fase che si sta attraversando, sia guardando alla politica economica nazionale, e alla necessità di intervenire rapidamente sui salari e a protezione del potere d’acquisto, nel tentativo di disinnescare parte delle conseguenze dell’aumento dei prezzi, sia guardando allo scenario internazionale, con lo stop alla forniture di gas dalla Russia che potrebbe innescare, come ha sostenuto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, una recessione nei prossimi due anni.
Una sintesi, netta ma efficace, l’ha fatta il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Senza Draghi a Palazzo Chigi, “saltano i fondi del Pnrr, si va in esercizio provvisorio, non si riescono a fare provvedimenti contro il caro bollette e il caro energia, non si riuscirà a introdurre il salario minimo, non si riuscirà a fare il taglio del cuneo fiscale, salta la battaglia per il tetto massimo al prezzo del gas in Ue, si indebolisce l’Italia ai tavoli internazionali”.
Quelle di Di Maio sono parole che risentono del clima politico e della posizione nettamente contraria alle scelte dei Cinquestelle e del loro leader Giuseppe Conte, anche considerando la scissione che ha compiuto da poco. Ma è innegabile che un governo non nel pieno delle sue funzioni, come sarebbe qualsiasi soluzione si adottasse per portare il Paese alle elezioni anticipate, avrebbe margini di manovra ristretti e dovrebbe fronteggiare anche le fibrillazioni sui mercati e le difficoltà a difendere la fiducia verso uno Stato già fortemente indebitato.
Non governare a pieno regime comporta un prezzo che si paga comunque, anche quando un governo resta in piedi senza il sostegno politico sostanziale, e non solo formale, della sua maggioranza. C’è bisogno di un governo che sia nelle condizioni di governare. Per questo il premier Mario Draghi ha chiarito più volte che il suo governo può andare avanti solo si ci sono le condizioni per fare quello che serve. Le prossime ore diranno se andrà pagato fino in fondo il costo di una crisi di governo o se si riuscirà a trovare un equilibrio che consenta di portare a termine la legislatura con un governo nel pieno delle sue funzioni.
(di Fabio Insenga)
Adnkronos