Draghi prima alla Camera? Tensione M5S

15:46 | | No Comment

Critiche al capogruppo pentastellato Davide Crippa nel corso dell’assemblea congiunta M5S, ripresa dopo le 14. A quanto apprende l’Adnkronos, durante la riunione (che si sta svolgendo in videoconferenza alla presenza del leader Giuseppe Conte) il presidente dei deputati grillini sarebbe stato attaccato, anche se non direttamente, per aver appoggiato la richiesta, avanzata da Iv e Pd durante la conferenza dei capigruppo della Camera, di chiedere al presidente del Consiglio Mario Draghi di rendere mercoledì le sue comunicazioni inizialmente a Montecitorio e non al Senato come previsto dalla prassi. A Crippa sarebbero stati chiesti chiarimenti in merito alla sua scelta: a pretendere delucidazioni, tra gli altri, la deputata Vittoria Baldino.

Il primo ‘non voto’ M5S sul dl Aiuti si è verificato alla Camera, per questo motivo sembrava più logico e corretto chiedere con il Pd le comunicazioni di Draghi prima alla Camera e poi al Senato: questa, apprende l’Adnkronos, la motivazione fornita da Crippa.

Sul fatto è intervenuto anche il leader pentastellato Giuseppe Conte: “Non sono stato informato”, ha detto l’ex presidente del Consiglio.

Crisi governo, Renzi: “O c’è Draghi o si vota”

“O c’è Draghi o si va a votare. Secondo me Salvini e Berlusconi, dopo questa vicenda, sono più vicini a una lista unica. Dentro il Pd qualcuno dirà a Letta ‘anche basta con Conte’, e Di Battista e Raggi faranno le scarpe a Conte”. Così Matteo Renzi ospite di ‘L’aria che tira estate’ su La7 sugli scenari aperti dalla crisi di governo.

“Draghi dovrà decidere e io mi auguro, e penso che andrà a finire così, faccia prevalere il senso delle istituzioni che lo caratterizza da sempre, perché Draghi sa rispettare le istituzioni”, scandisce il leader di Italia Viva. “Draghi è uno statista che pensa al Paese, Conte – attacca – è uno stagista che pensa ai grillini, gente malata per i sondaggi, che pensa esclusivamente ai sondaggi non capendo che si fa politica con le idee e non con i sondaggi”.

“Faccio una scommessa – rilancia il ‘Rottamatore’ – : Conte voleva mandare a casa Draghi ma io dico che la grande maggioranza dei grillini manderà a casa Conte, come quello che partiva per suonare e finisce suonato”.

“Il capogruppo dei grillini, si chiama Crippa, si sta spostando. Dentro i 5 stelle c’è uno psicodramma. Stiamo assistendo a come muoiono le 5 stelle, stanno litigando tra loro e vorrebbero iniziare prima alla Camera”.

“Pd e 5 stelle devono prendere atto che il campo largo è un campo allagato, devono capire che quel grande sogno che vedeva in Conte il forte punto di riferimento progressista non c’è più”.

Crisi governo, l’appello al ‘whatever it takes’ di Draghi

Arriva dall’Italia, da una parte delle forze politiche, e arriva soprattutto dalla comunità internazionale e dall’establishment economico-finanziario. L’appello al premier Mario Draghi perché resti al suo posto a Palazzo Chigi, alla guida del governo italiano, sta diventando con il passare delle ore una richiesta pressante, quasi come se a quella richiesta possa esserci una sola risposta, dovuta.

Da presidente della Bce Draghi pronunciava dieci anni fa, era il 26 luglio 2026, le tre parole che segnarono la chiave per uscire da una delle peggiori crisi che l’Europa avesse mai vissuto: “whatever it takes”. “Tutto quello che sarà necessario”, in italiano, era una dichiarazione di guerra a ogni forma di speculazione scandita a difesa dell’Euro e accompagnata da una seconda affermazione altrettanto efficace, “And believe me, it will be enough”, in italiano “credetemi, sarà abbastanza”. Quello che Draghi ha detto, e soprattutto quello che la Bce ha fatto successivamente, ha consentito di limitare i danni e di ricostruire una stabilità che la crisi dei debiti sovrani aveva polverizzato.

Oggi, in maniera più o meno esplicita, a Draghi si sta chiedendo di non rinnegare quell’approccio che lo ha reso il leader più influente in Europa, facendo ”tutto quello che sarà necessario” per evitare che l’Italia, e di conseguenza l’Europa, tornino in una fase di profonda instabilità.

Come ogni appello del genere, anche quello che si fa a Draghi oggi è una semplificazione rispetto alla complessità della situazione politica italiana e una ‘forzatura’ rispetto alle valutazioni che un presidente del Consiglio deve fare senza guardare al passato ma pesando gli elementi che ha in mano. Il premier lo farà fino a mercoledì e prenderà la decisione che riterrà più opportuna rispetto a quello che ascolterà nelle aule di Camera e Senato e, soprattutto, rispetto ai fatti che si concretizzeranno.

Chi conosce bene Draghi, in queste ore, si limita a ricordare proprio il senso del ‘whatever it takes’. Dietro quelle parole c’era la ferma convinzione di poter incidere, all’interno del mandato della Bce, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione. E anche andando oltre, creandone di nuovi fino a quando sarebbe stato necessario farlo. La decisione di dimettersi di Draghi, arrivata pochi giorni fa, è coerente con quell’approccio. E’ stata presa perché, vista la situazione politica all’interno della sua maggioranza, Draghi non aveva più strumenti a disposizione per fare quello che riteneva necessario. E mercoledì, è la previsione che si azzarda, Draghi farà la stessa cosa. Se vedrà lo spiraglio per ricostruire le condizioni adatte per fare quello che serve, sarà ancora ‘whatever it takes’. Altrimenti, non potrà che confermare l’esigenza di fare un passo indietro.

(di Fabio Insenga)

Crisi governo, Draghi mercoledì alla Camera per voto di fiducia

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, renderà mercoledì comunicazioni alle Camere con voto di fiducia con chiama. È quanto emerso dalla Conferenza dei capigruppo di Montecitorio, che tornerà a riunirsi domani, alle 16.30, per stabilire tempi e modalità del dibattito, alla luce delle decisioni che verrano prese Senato.

Draghi infatti dovrebbe riferire inizialmente a Palazzo Madama, secondo la prassi in base alla quale le comunicazioni vengono rese nel ramo del Parlamento dove il Governo ha ottenuto la prima volta la fiducia e dove si sono manifestate le condizioni che hanno portato all’apertura della crisi. Successivamente il premier depositerà il testo del discorso alla Camera.

La scelta definitiva dell’Assemblea dove inizierà il dibattito arriverà dopo una consultazione tra i presidenti del Senato, Elisabetta Casellati, e della Camera, Roberto Fico, visto che durante la Capigruppo M5S e Pd, trovando la contrarietà del centrodestra, hanno chiesto che Draghi si recasse in primo luogo a Montecitorio, dove si sarebbero manifestati i primi segnali di crisi per la decisione del Movimento 5 stelle di non partecipare alla votazione finale sul Dl Aiuti.

Crisi governo, Meloni: “Sinistra fugge da voto”

“Appelli, ripensamenti, suppliche e giravolte: per paura di esser sconfitta, la sinistra è disposta a tutto pur di scongiurare il ritorno al voto. Possono fuggire quanto vogliono, arriverà presto il giorno in cui dovranno fare i conti col giudizio degli italiani”. Così Giorgia Meloni su Twitter.

Intanto ieri Berlusconi e Salvini hanno detto di esser pronti ad andare al voto. Le “nuove dichiarazioni di Giuseppe Conte – contraddistinte da ultimatum e minacce – confermano la rottura di quel ‘patto di fiducia’hanno affermato il presidente di Forza Italia e il leader della Lega al termine di un incontro a villa Certosa sulla crisi di governo. I due, dopo aver liquidato il M5S “per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità”, ribadita la ferma intenzione di tenere una strategia comune come centrodestra, hanno ribadito la strategia comune del centrodestra.

I due leader, “con il consueto senso di responsabilità, hanno dunque concordato di attendere l’evoluzione della situazione politica, pronti comunque a sottoporsi anche a brevissima scadenza al giudizio dei cittadini”. E “confermano che sia da escludere la possibilità di governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità”.

Crisi governo, riprende oggi assemblea M5S: crepa tra governisti e contiani

Riprenderà oggi alle 14 l’assemblea congiunta dei gruppi M5S con Giuseppe Conte. E’ quanto si apprende da fonti parlamentari stellate. La riunione potrebbe svolgersi sempre da remoto via Zoom ma non è escluso che l’incontro possa avvenire anche in presenza, presso l’Aula dei gruppi parlamentari.

Il nuovo rinvio, l’ennesimo, per l’assemblea è arrivato ieri nel tardo pomeriggio. La riunione, in video-call, iniziata sabato sera e ricominciata ieri mattina alle 10.30 sarebbero dovuta riprendere nel pomeriggio alle 18, poi c’è stato uno spostamento alle 20. Alla fine, si è deciso per un aggiornamento a oggi pomeriggio.

Intanto ieri non sono mancati i momenti di tensione. La maggioranza dei parlamentari intervenuti si è schierata nettamente a favore della linea del leader pentastellato Giuseppe Conte, ma non sono mancati appelli a sostegno della fiducia al governo presieduto da Mario Draghi. Una crepa, quella tra ‘contiani’ e ‘governisti’ che rischia di allargarsi sempre di più e di produrre una nuova frattura interna al M5S dopo la scissione di Luigi Di Maio.

Sono stati solo una quindicina, riferiscono fonti stellate vicine ai vertici, gli eletti intervenuti a favore di un voto della fiducia a tutti i costi, su oltre 60 interventi. Tra chi, in mattinata, ha preso la parola appoggiando la relazione del presidente Conte: Torto, Buompane, Bella, Gallo, Silvestri, Salafia, Cubeddu, Manzo, Baldino, Currò, Scerra, Tuzi, Lomuti, Lupo, Pellegrini, Salafia, Ciprini, Santangelo, Liuzzi. E ancora: Naturale, Gaudiano, Castellone, Melicchio, Migliorino, Guidolin, Raffa, Pisani, Scutellà, Penna, Papiro, Fede, Brescia, Tripiedi, Santillo. Hanno invece espresso forti perplessità (se non addirittura una netta contrarietà) sull’ipotetica uscita del M5S dalla maggioranza: De Lorenzis, Martinciglio, Pignatone, Soave Alemanno, Sut, Barbuto, Invidia, Cimino, Tripodi, Azzurra Cancelleri, D’Incà, Grillo, Lorenzoni, Dieni e D’Arrando. La ripresa dell’assemblea è stata rinviata alle 20 ma non si esclude che possa slittare anche a domattina.

Durante la riunione in video-conferenza iniziata alle 10.30 i toni si sono surriscaldati quando la senatrice Giulia Lupo ha puntato il dito contro i “tiratori scelti” che a suo dire starebbero destabilizzando il M5S dall’interno: “Rispetto le idee di tutti, ognuno fa le sue scelte. Ma se lo specchio non può sputarvi, allora forse potrebbe iniziare a farlo qualcuno di noi…”, le parole al vetriolo della parlamentare contiana.

Secondo quanto viene riferito, più di qualcuno avrebbe apostrofato i governisti con un esplicito “un abbraccio ai traditori”. Tra i più bersagliati dalle critiche ci sarebbe Maria Soave Alemanno (membro del direttivo grillino alla Camera e delegata d’Aula) che non a caso ieri è stata una delle prime a manifestare la sua intenzione di continuare ad appoggiare il governo Draghi. Nel mirino di alcuni contiani anche il capogruppo Davide Crippa: “In Consiglio nazionale devi rappresentare il pensiero della maggioranza e non portare la tua opinione personale”, l’accusa indirizzata al presidente dei deputati, contrario all’ipotesi di innescare una crisi di governo. Particolarmente ‘duri’ nei confronti dei filo-governativi sono stati gli interventi di Leonardo Donno, Sebastiano Cubeddu e Gilda Sportiello.

“E’ un clima da caccia alle streghe”, si è sfogato con l’Adnkronos un parlamentare, “è impossibile esprimere un’opinione in dissenso senza essere tacciati di essere dei pupazzi di Di Maio”. Qualcuno in chat arriva a evocare metodi da repressione fascista verso i dissidenti. Ad ogni modo la bilancia del consenso interno pende dalla parte di Conte: “46 parlamentari intervenuti finora sono sulla linea del leader, 19 sono per dare la fiducia a Draghi, 3 gli indecisi”, ha spiegato un eletto contiano ‘armato’ di pallottoliere. Ma la partita è ancora lunga.

Crisi governo, Renzi: “Spero Pd abbia capito errore alleanza con populisti”

“Chissà che finalmente anche il Pd non abbia capito che l’alleanza coi populisti è un errore. E, comunque, chi vuole andare alle elezioni coi grillini andrà alle elezioni contro di noi”. Così Matteo Renzi nella enews sulla crisi di governo.

“Quando Mario Draghi si è dimesso sembrava tutto finito. E invece noi non molliamo! In tutta Italia chi non si rassegna al disastro grillino ha deciso di far sentire la propria voce. La maggioranza silenziosa ha detto basta al masochismo dei Cinque Stelle”, ha scritto ancora Renzi.

“È nata così la nostra petizione: siamo quasi a quota 100mila firme. Ci date una mano per condividerla? – ha continuato – Serve un tam tam dal basso per tenerci Draghi premier e rimandare i grillini nel dimenticatoio. I sindaci di tutti i colori politici stanno firmando un appello al premier, le categorie si stanno mobilitando, arriveremo a mercoledì con una forte ondata popolare. Oggi alle 18.30 manifestazioni spontanee in tante città d’Italia, da Milano a Roma, da Torino a Firenze, a Trento. Sì allo statista Draghi, no allo stagista Conte”.

Crisi governo, Salvini-Berlusconi pronti al voto. Tensioni in assemblea M5S

Le “nuove dichiarazioni di Giuseppe Conte – contraddistinte da ultimatum e minacce – confermano la rottura di quel ‘patto di fiducia’ per Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Sul tavolo dell’incontro del Cavaliere e del leader della Lega a villa Certosa la crisi di governo. I due, dopo aver liquidato il M5S “per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità”, ribadita la ferma intenzione di tenere una strategia comune come centrodestra, affermano di essere pronti al voto. Intanto il Pd punta tutto sull’ala governista del Movimento, dove il clima è teso. Una crepa infatti, proprio quella tra ‘contiani’ e ‘governisti’, rischia di allargarsi sempre di più e di produrre una nuova frattura interna al M5S dopo la scissione di Luigi Di Maio. Così un nuovo rinvio a oggi, l’ennesimo, per l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari è arrivato ieri sera.

Al momento in ogni caso per palazzo Chigi le cose non cambiano e la linea è quella di non interferire in alcun modo sul dibattito in corso tra le forze politiche. Dal punto di vista “sostanziale”, è la valutazione riportata all’Adnkronos, non vengono registrati “particolari cambiamenti, ci sono molti distinguo”. Nella consapevolezza della fase delicata che si sta attraversando, il premier Mario Draghi resta in silenzio, segue l’evoluzione informato sia del dibattito politico in corso sia dei numerosi “appelli che vengono dal Paese reale”, da ultimo quello di centinaia di sindaci, giudicati “molto importanti”. Un appello sottoscritto da circa 1000 sindaci e che, spiega Matteo Ricci primo cittadino di Pesaro, avrebbe colpito il premier. Domani il presidente del Consiglio sarà in Algeria per firmare una serie di “importanti accordi” andando avanti con “il consueto pragmatismo”.

M5S

Clima a tratti teso nel corso dell’assemblea congiunta M5S di questa mattina. La maggioranza dei parlamentari intervenuti si è schierata nettamente a favore della linea del leader pentastellato Giuseppe Conte, ma non sono mancati appelli a sostegno della fiducia al governo presieduto da Mario Draghi. Una crepa, quella tra ‘contiani’ e ‘governisti’ che rischia di allargarsi sempre di più e di produrre una nuova frattura interna al M5S dopo la scissione di Luigi Di Maio.

Intanto un nuovo rinvio, l’ennesimo, è arrivato per l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari M5S. La riunione, in video-call, iniziata ieri sera e ricominciata questa mattina alle 10.30 slitterà a domani, con orario da definire. I lavori sarebbero dovuti riprendere oggi pomeriggio alle 18, poi c’è stato uno spostamento alle 20. Alla fine, si è deciso per un aggiornamento a domani pomeriggio.

Durante la riunione in video-conferenza iniziata alle 10.30 i toni si sono surriscaldati quando – apprende l’Adnkronos – la senatrice Giulia Lupo ha puntato il dito contro i “tiratori scelti” che a suo dire starebbero destabilizzando il M5S dall’interno: “Rispetto le idee di tutti, ognuno fa le sue scelte. Ma se lo specchio non può sputarvi, allora forse potrebbe iniziare a farlo qualcuno di noi…”, le parole al vetriolo della parlamentare contiana.

Secondo quanto viene riferito, più di qualcuno avrebbe apostrofato i governisti con un esplicito “un abbraccio ai traditori”. Tra i più bersagliati dalle critiche ci sarebbe Maria Soave Alemanno (membro del direttivo grillino alla Camera e delegata d’Aula) che non a caso ieri è stata una delle prime a manifestare la sua intenzione di continuare ad appoggiare il governo Draghi. Nel mirino di alcuni contiani anche il capogruppo Davide Crippa: “In Consiglio nazionale devi rappresentare il pensiero della maggioranza e non portare la tua opinione personale”, l’accusa indirizzata al presidente dei deputati, contrario all’ipotesi di innescare una crisi di governo. Particolarmente ‘duri’ nei confronti dei filo-governativi sono stati gli interventi di Leonardo Donno, Sebastiano Cubeddu e Gilda Sportiello.

Berluscon-Salvini

Aspettano l’evoluzione della situazione politica ma sono pronti al voto a breve. Matteo Salvini ha incontrato oggi a villa Certosa Silvio Berlusconi. I due hanno deciso di anticipare il vis a vis previsto in un primo momento per domani, per discutere della crisi del governo Draghi con la ferma intenzione di tenere una strategia comune come centrodestra di governo.

Il presidente di Forza Italia Berlusconi e il segretario della Lega Salvini hanno avuto un “lungo e cordiale incontro oggi in Sardegna”. I “leader del centrodestra di governo hanno esaminato e approfondito la situazione politica”. Le “nuove dichiarazioni di Giuseppe Conte – contraddistinte da ultimatum e minacce – confermano la rottura di quel ‘patto di fiducia’ richiamato giovedì dal Presidente Mario Draghi e alla base delle sue dimissioni”, si legge in una nota congiunta firmata dall’ex premier e dal segretario della Lega al termine del vertice.

I due leader, “con il consueto senso di responsabilità, hanno dunque concordato di attendere l’evoluzione della situazione politica, pronti comunque a sottoporsi anche a brevissima scadenza al giudizio dei cittadini”. E “confermano che sia da escludere la possibilità di governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità”.

Pd

La misura di quanto nel Pd si è convinti che serviranno tutte le ore di qui a mercoledì per capire quali saranno le effettive posizioni in campo, è il messaggino arrivato oggi pomeriggio a deputati e senatori dem. Enrico Letta ha convocato la congiunta dei gruppi martedì sera alle 21.30. All’ultimo, prima dello show down in aula con il premier Mario Draghi. Mentre nei 5 Stelle in assemblea permanente volano gli stracci e Lega e Forza Italia fanno un passo avanti verso il voto e uno indietro, la linea dem è quella di continuare, riservatamente, a lavorare per salvare il salvabile.

Certo la situazione è quella che è. Andrea Orlando la dice così: “Dopo la discussione dei Cinquestelle, oggi vediamo che anche dalla destra arrivano ostacoli alla ripresa di un ragionamento sulla possibilità di proseguire questa esperienza di unità nazionale”. Parla di “cauto pessimismo” il ministro dem che, pure sempre tra i più dialoganti con i 5 Stelle, parla di “tattica sbagliata e dannosa” dei pentastellati. “Conte ha alzato il sasso e Salvini rischia di prendere l’anguilla: la destra ha approfittato di questa convulsione dei Cinque stelle per aprire la strada alle urne”.

Nei gruppi parlamentari si racconta di un lavorio instancabile sui 5 stelle. Tra chi si muove per tenerli dentro e chi per convincere almeno la truppa governista a prendere le distanze dai falchi pronti ad uscire dal governo. “Non hanno ancora deciso ma tra loro ormai è guerra aperta, un Vietnam”, racconta un deputato dem.

Un senatore la mette così. “Il quadro che si va componendo è questo: nuova spaccatura del M5S, una minoranza si esprimerà per Draghi – soprattutto deputati ed il ministro D’Inca- e il resto con Conte verso l’appoggio esterno che diventerebbe nel giro di pochi giorni opposizione”. Ma sarà una soluzione accettabile per Draghi?

Adnkronos

SPECIALE ESTERI



SPECIALE SALUTE