(Adnkronos) – Tra gli attori chiave del cambiamento climatico figurano le nuvole e quegli aerosol dispersi nell’aria chiamati “particelle nucleanti di ghiaccio” che permettono cioè la formazione del ghiaccio in quelle nuvole. Possono essere polvere minerale, microbi o spruzzi marini e finora erano stati poco studiati nell’Artico. Ora i risultati di una missione della Colorado State University che nel 2019 ha prelevato migliaia di campioni non solo di aria, ma di acqua di mare, ghiaccio marino, neve e acqua di disgelo oltre il Circolo Polare Artico, dimostrano che queste particelle si comportano diversamente secondo le stagioni: la loro concentrazione è più bassa in inverno e in primavera e più alta in estate. Un elemento che potrebbe aiutare a comprendere perché anche nell’artico le temperature siano sempre più alte e le precipitazioni sempre meno abbondanti.