Si saprà domani, mercoledì 20 luglio il destino del governo Draghi. Il premier terrà comunicazioni, prima al Senato e poi alla Camera, con il voto di fiducia. La Conferenza dei capigruppo della Camera tornerà a riunirsi oggi alle 16.30, per stabilire tempi e modalità del dibattito.
E se da Salvini arriva un attestato di “stima” nei confronti di Draghi, all’interno del Movimento 5 Stelle si consuma lo scontro tra Conte e i governisti, con il leader pentastellato che lancia un ultimatum: “Se qualcuno ritiene di non poter condividere un percorso così partecipato e condiviso faccia la propria scelta in piena libertà, in maniera chiara, subito e senza ambiguità”, ha detto l’ex premier chiudendo i lavori della lunghissima congiunta.
CONTE – Per quanto riguarda la crisi di governo, “adesso la decisione non spetta a noi ma al premier Draghi”. “Draghi deve valutare le condizioni e decidere il perimetro di questo percorso” sottolinea Conte. “La nostra linea è molto chiara e coerente” aggiunge. “Il confronto è stato utile e costruttivo, il confronto dialettico è la ricchezza e la particolarità del Movimento. Abbiamo dato la possibilità a tutti di esprimere la propria opinione. Ora occorre operare una sintesi” sottolinea. “Il Paese è in una condizione davvero drammatica – avverte -. Di fronte a questo l’atteggiamento di responsabilità ci impone di chiedere al Presidente Draghi che le priorità da noi indicate vengano poste nell’agenda di governo”.
SCINTILLE IN ASSEMBLEA M5S – Durante la Capigruppo, M5S e Pd – trovando la contrarietà del centrodestra – hanno chiesto che Draghi si recasse in primo luogo a Montecitorio, dove si sarebbero manifestati i primi segnali di crisi per la decisione del Movimento 5 stelle di non partecipare alla votazione finale sul Dl Aiuti. La richiesta ha acceso il dibattito e i toni. I parlamentari grillini hanno criticato e chiesto spiegazioni al capogruppo di Montecitorio Davide Crippa sul motivo per cui è stato richiesto, insieme al Pd, di invertire l’ordine tradizionale. “Il primo ‘non voto’ M5S sul dl Aiuti si è verificato alla Camera, per questo motivo sembrava più logico e corretto chiedere con il Pd le comunicazioni di Draghi prima alla Camera e poi al Senato”, la spiegazione di Crippa. Mentre Giuseppe Conte ammette di non essere stato informato.
SALVINI – “Ho stima per Mario Draghi”. E’ quanto avrebbe detto Matteo Salvini, parlando della crisi di governo ai gruppi riuniti a Montecitorio, sottolineando che sul tema del voto ancora nulla è deciso: “Vedremo se si andrà alle urne o no”. Aprendo la riunione Salvini ha detto: “Questa maggioranza può garantire risultati agli italiani? Datemi la vostra risposta, sono qui per ascoltarvi”. “Voglio soltanto ascoltare” ha ribadito nel suo intervento iniziale di fronte ai gruppi parlamentari. La parola è, infatti, passata subiti ai capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
BERLUSCONI – Silvio Berlusconi è a Roma per seguire gli ultimi sviluppi della crisi del governo Draghi e avere da vicino il polso della situazione. A ‘Villa Grande’, l’ex villa Zeffirelli sull’Appia antica, il Cav non vedrà, per ora, i suoi ministri Gelmini, Brunetta e Carfagna, considerati ‘draghiani’ dagli azzurri più oltranzisti e sovranisti, nè incontrerà i parlamentari, ma farà il punto con il numero due del partito, Antonio Tajani e i capigruppo di Camera e Senato, Anna Maria Bernini e Paolo Barelli, presente la senatrice Licia Ronzulli, responsabile dei rapporti con gli alleati.
MELONI – “Gli italiani non meritano di continuare ad assistere a questo ridicolo teatrino. La parola torni a loro”. Giorgia Meloni va dritta per la sua strada. Per lei non c’è altra soluzione che le elezioni anticipate. Lo ribadisce con un post in serata dopo un tweet in mattinata dello stesso tenore ma con un affondo contro il centrosinistra, accusato di voler evitare a tutti i costi le urne: ”Appelli, ripensamenti, suppliche e giravolte: per paura di esser sconfitta, la sinistra è disposta a tutto pur di scongiurare il ritorno al voto. Possono fuggire quanto vogliono, arriverà presto il giorno in cui dovranno fare i conti col giudizio degli italiani”.
Crisi Governo, Fitch: “Per Italia periodo incerto anche se Draghi resta”
La crisi di governo innescata dalla “dimissioni di Mario Draghi da Presidente del Consiglio a seguito di una spaccatura nel suo governo di unità nazionale preludono a una maggiore incertezza politica anche se venissero evitate le elezioni anticipate”. Lo sottolinea l’agenzia Fitch in una nota, spiegando che “qualunque cosa accada, l’Italia è destinata ad entrare in un periodo politicamente incerto dopo quasi 18 mesi di relativa stabilità e l’attuazione di alcune riforme”.
“Anche se Draghi dovessere rimanere, ci aspettiamo che i partiti che lo sostengono cercheranno maggiore visibilità con l’avvicinarsi delle elezioni, amplificando le tensioni esistenti” sottolinea l’analisi. In particolare, Fitch prevede “pressioni per un maggiore allentamento fiscale nella prossima legge di bilancio”. Peraltro – ricorda l’agenzia – elezioni anticipate non solo “renderebbero estremamente stretti i tempi per l’approvazione della legge di bilancio” ma “potrebbero anche rendere più difficile per l’Italia raggiungere gli obiettivi per la prossima erogazione di fondi NextGenerationEU a dicembre, o indebolire la capacità delle autorità di dispiegare i fondi già ricevuti”.
Fitch prevede per il 2022 un disavanzo maggiore rispetto a quello stimato dal governo (5,9% del PIL contro 5,6%) per via di un maggiore sostegno ai prezzi energetico e una maggiore spesa per interessi sui titoli legati all’inflazione. Per il 2023 “ci aspettiamo una modesta riduzione del disavanzo al 4,5% del PIL (il governo prevede il 3,9%), riflettendo in parte le pressioni fiscali pre-elettorali”. “Le implicazioni di breve termine per la politica economica e di bilancio dipendono dagli esiti politici, ma è probabile che le riforme strutturali e il risanamento di bilancio diventino più impegnativi” conclude l’agenzia.
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