Programmi accennati, abbozzati, ancora non definitivi. Con le liste ancora da chiudere e, nel centrosinistra, anche una coalizione ancora da costruire. Ma il tempo stringe, le elezioni 2022 si avvicinano e le proposte servono subito, per dare un senso alla campagna elettorale. A fare più rumore sono sempre le tasse.
Le proposte, per ora, sono soprattutto promesse difficili da mantenere. “Introdurremo una flat tax al 23% per rimettere in moto l’economia e l’occupazione”, dice il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. L’idea di oggi è quella di sempre, abbassare le tasse per tutti, ma i costi e la fattibilità dell’operazione sono variabili che vengono rimandate a domani.
Parla sempre di flat tax, ma al 15%, il leader della Lega Matteo Salvini: “Oggi interessa 2 milioni di partite Iva si può estendere a famiglie e lavoratori indipendenti, come in decine di Paesi al mondo”. Il numero uno del Carroccio fa delle tasse una questione identitaria, guardando a quello che succede sull’altro fronte, quello ancora in costruzione del centrosinistra. “Parlare di ulteriori tasse in questo momento è da incoscienti: tasse sul patrimonio, sulle successioni, sui morti, no. Non è il momento delle tasse, anche perché sui quei soldi le tasse sono state pagate e strapagate. Il 25 settembre si confrontano due modi di stare al mondo diversi”.
Il riferimento è al segretario del Pd Enrico Letta, che
ha rilanciato un’altra proposta che non nasce oggi, una dote di diecimila euro per i diciottenni da finanziare con una tassa su successioni e donazioni superiori ai 5 milioni di euro al 20 per cento. Al momento l’aliquota italiana è al 4%, tra le più basse d’Europa, ed è valida solamente per la parte di eredità eccedente il milione di euro, fissato come franchigia. La dote sarebbe destinata ai ragazzi che provengono da famiglie nella fascia di reddito medio-bassa ma, anche in questo caso, il costo dell’operazione si avvicina a 3 mld di euro. E, a prescindere dal merito e dalla sostenibilità della proposta, un dato è già acquisito: si presta alla facile semplificazione da campagna elettorale, ‘la sinistra alza le tasse’.
Un botta e risposta via Twitter tra Giuseppe Conte e Giorgia Meloni ha rimesso in primo piano l’ipotesi, rilanciata dalla leader di FdI, di privilegiare fiscalmente le imprese che producono occupazione: “In Italia le tasse sul lavoro sono troppo alte. Non serve assistenzialismo per risolvere il problema occupazionale e rilanciare l’economia. La ricchezza di uno Stato la creano imprese e lavoratori. Più assumi e meno tasse paghi è la nostra proposta”. La replica dell’ex premier rivendica la paternità della proposta/promessa. “Cara Giorgia, questa l’ho già sentita. Anzi, l’ho già fatta. Con gli sgravi alle imprese per assumere giovani, donne e con “decontribuzione Sud”, inseriti nell’ultima Manovra del Conte II, circa 1,8 milioni di persone hanno ottenuto un lavoro. Ah già: tu non l’hai votata!”.
Siamo solo al 5 agosto, di tasse si continuerà a parlare tutti i giorni, almeno fino al 25 settembre. Poi, quando ci sarà un nuovo governo e si dovranno fare i conti con la realtà, si vedrà che fine faranno le proposte, e le promesse.
(Di Fabio Insenga) (Adnkronos)