Per il settore italiano del vetro il mercato è ancora “estremamente positivo”, con ordini in crescita su tutti i segmenti. Ma, con i costi dell’energia decuplicati in due anni, l’industria, uno dei settori energivori per eccellenza, rischia di perdere competitività a livello internazionale e di finire fuori mercato. Il governo deve quindi intervenire rapidamente, traghettando le imprese energivore fuori dalla crisi, ad esempio con una garanzia statale sui contratti di fornitura del gas. Ma anche gettando le basi per una nuova politica energetica, fondata sulle rinnovabili e sul nucleare. E’ il quadro tracciato da Marco Ravasi, presidente di Assovetro, l’associazione italiana degli industriali del vetro, contattato dall’Adnkronos.
Il 2021 è stato un anno positivo per l’industria italiana del vetro, con una produzione di circa 6 milioni di tonnellate, aumentata del 9,4% sull’anno precedente. E il mercato, nonostante l’impennata del costo delle materie prime, dell’energia e dell’inflazione, è ancora “estremamente positivo”. Ogni segmento è “sano e in crescita”, dalla produzione di bottiglie di vino, per le passate o le birre, spiega Ravasi.
Ma il costo dell’energia minaccia di sconvolgere questo quadro. Le imprese del settore consumano complessivamente 1,1 miliardi di metri cubi di gas all’anno, circa il 2% dei consumi nazionali. “Nel giro di due anni il Ttf è passato da 20 euro a Megawattora a 292 euro, il prezzo del gas è più che decuplicato”, sottolinea il presidente di Assovetro. Per ora le imprese del vetro hanno scaricato sui clienti solo una piccola parte dei maggiori costi. Un aumento è però inevitabile, a scapito della competitività. “Il pericolo è di buttare fuori mercato uno dei settori più sani” della manifattura italiana.
Ma le imprese temono che l’aumento del costo dell’energia diventi strutturale. “C’è molta preoccupazione. Pensavamo di avere un po’ di respiro e invece è evidente che per almeno tutto l’anno prossimo ci sarà un impatto significativo sulle filiere, con aumenti importanti che probabilmente finiranno sul mercato finale”, continua Ravasi. Per questo il governo deve intervenire e, nel breve termine, “traghettare” le imprese energivore fuori dalla crisi. Uno dei problemi che le aziende stanno affrontando in queste settimane è la difficoltà a chiudere nuovi contratti con i fornitori di gas. “Il tema oggi è l’assunzione del rischio, che nessuno è in grado di assorbire come singole imprese. Deve occuparsene il governo”, magari con una garanzia statale sui contratti energetici e con “provvedimenti a larga scala che coinvolgano le banche”.
L’esecutivo dovrebbe accelerare poi sull’estrazione di metano dai giacimenti italiani. “Proprio perché siamo aziende con cicli continui -insiste il presidente di Assovetro- possiamo garantire dei consumi anche sul lungo periodo e mettere sul tavolo dei potenziali accordi, qualora si riuscisse ad estrarre di più il gas italiano. Potremmo prendere accordi a dieci anni per garantire gli investimenti”.
Sul lungo periodo, infine, bisogna formulare una nuova politica energetica, puntando sia sulle energie rinnovabili che sul nucleare. “Bisogna spingere entrambe, rilanciando le rinnovabili e considerando il nucleare come un’imprescindibile fonte di bilanciamento”, conclude Ravasi. (Adnkronos)