Sanzioni e gas russo

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La propaganda che intasa i social network

Due articoli sulle sanzioni e il gas russo, altrettanti post su Facebook, e più di settecento commenti. Sono tutti molto simili tra loro e sono la fotografia di una propaganda che ha infiltrato i social network in maniera capillare. Leggerli aiuta a capire come vengono interpretate le notizie, con reazioni preconfezionate che replicano il meccanismo già collaudato con i vaccini e la pandemia Covid, e il potenziale che hanno a disposizione le macchine della comunicazione che, a livello internazionale e a livello locale, hanno interesse a diffondere controinformazione. 

Ci sono degli elementi che ricorrono, al netto degli insulti e delle semplificazioni, che consentono di rintracciare le stesse linee che si ritrovano nelle dichiarazioni degli esponenti russi e in quelle, riadattate alle esigenze della campagna elettorale italiana, di alcune forze politiche.  

Il primo è la delegittimazione delle fonte. Alla consueta denigrazione dei giornalisti, asserviti, venduti o solo incapaci, si aggiunge anche la contestazione dell’origine della notizia. In questo caso, uno studio dell’università di Yale sull’efficacia delle sanzioni alla Russia. “La Yale school of management, quella che sforna i futuri colletti bianchi che ci stanno dissanguando da decenni”. E anche di chi, in questo caso un professore della Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffè, che ha citato lo studio. “Essere docente della Bocconi non è un titolo prestigioso, considerando i vari elementi della classe politica che ha sfornato”. Finiscono tutti nello stesso calderone, con una evidente inclinazione a chiuderli nel recinto dei poteri forti. “Questa gente vive dentro le banche. Devono collaborare con le grandi banche e le multinazionali. Della bolletta non gliene frega niente, guadagnano talmente tanto che 1000€+ o 1000€- non cambia nulla”. 

Poi, c’è

la contestazione della notizia, da confutare con la ricerca di fonti alternative. “Amici da Mosca dicono il contrario, e sono tutti anti Putin !… anzi dicono che molti prodotti alimentari sono diminuiti di prezzo …”. Ricorre anche il tentativo di attribuire le responsabilità secondo lo schema collaudato che prevede di indicare un altro nemico. “La Russia sta semplicemente reagendo alle sanzioni che parte della Ue ha imposto, non ci vuole l’onniscienza divina per comprenderlo. In tutto questo Amsterdam si arricchisce”. Il riferimento è alle speculazioni sul mercato del gas, che ha sede in Olanda. Le analisi più sofisticate associano la descrizione del nemico alla necessità di cercare la verità che i media vogliono nascondere. “Le sanzioni fatte alla Russia ci stanno portando allo sfascio, abbandoniamo l’Ucraina alla sua finta idea di libertà, che l’Europa riconosca che a noi non ci frega una mazza, lasciamo che l’attore possa entrare in qualche soap opera e che Biden non rompa più le palle ora che è riuscito a risollevare il dollaro, italiano sollevati da questo torpore che ci sta portando solo problemi questa non è solidarietà che risolvessero i loro problemi da soli, l’inverno si avvicina”. 

L’approdo, e qui i legami con la propaganda elettorale si fanno più evidenti, è l’appello a sostenere veramente il popolo e le imprese. “Pandemia, soluzione lockdown, studi dicono è stato un errore… Guerra, soluzione sanzioni, studi diranno è stato un errore… Dopo questa però l’Italia (popolo e imprese) non si rialzerà…. Serve una soluzione subito, le famiglie e le imprese sono al limite e alcuni lo hanno superato da tempo”. Fino alla sintesi che lega le elezioni, e gli slogan più familiari come “prima gli italiani” al tema delle sanzioni. “Meno male che ci sono le elezioni, questi se restavano ancora rischiavano grosso”. E, ancora: “I nostri devono pensare al benessere dell’Italia, non a quello della Russia. Che senso ha cercare di mettere ko un paese (tra l’altro, che non ci ha fatto niente) trascinandoci nel baratro?”. (di Fabio Insenga) (Adnkronos)

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