Il gip di Milano Alessandra Cecchelli ha archiviato l’indagine sui 12 medici accusati di omicidio colposo per la morte di Imane Fadil, la giovane di origine marocchina ospite delle cene nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore e poi testimone dell’accusa nel caso Ruby, morta alla clinica Humanitas l’1 marzo 2019, dopo 31 giorni di ricovero, per una rara forma di aplasia midollare.
La decisione, notificata a giugno ma resa nota solo ora, arriva dopo che lo stesso giudice – accogliendo la richiesta degli avvocati Mirko Mazzali e Nicola Quatraro, legali della famiglia dell’ex modella – aveva respinto la richiesta di archiviazione disponendo ulteriori approfondimenti per chiarire “se fosse possibile un accertamento più tempestivo della diagnosi della malattia e infine se tale tempestività poteva evitare il decesso apprestando le cure del caso”. Domande alla quale ha risposto, senza esitazione, il pool di esperti (incaricato dalla procura) guidato dal medico legale Cristina Cattaneo: “Non si ravvede alcuna responsabilità professionale da imputare sotto il profilo penalistico a carico dei sanitari intervenuti” si legge nella consulenza. “Non si ravvede come una gestione clinica differente della vicenda avrebbe senza dubbio scongiurato il verificarsi del decesso”. In sostanza non c’è nessun nesso tra la morte e la condotta dei sanitari.
Per mesi sulla morte di Fadil si era indagato ipotizzando un omicidio da spy story, dopo che le prime analisi avevano fatto emergere sospetti su un avvelenamento con sostanze radioattive. Ora arriva la parola fine. Per il gip i medici hanno fatto di tutto per capire la patologia della paziente e, secondo i consulenti dei pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, “non si ravvede alcune responsabilità professionale da imputare sotto il profilo penalistico a carico dei sanitari intervenuti”.
Nel provvedimento di archiviazione di sette pagine, si sottolinea come, alla luce degli ultimi accertamenti, “non appaiono necessarie né utili ulteriori indagini per avere un quadro probatorio chiaro ed esaustivo” sul caso. In particolare “appaiono chiare e tranchant le risposte fornite dai consulenti tecnici” in merito alle richieste di stabilire se era prevedibile ed evitabile la emorragia gastroesofagea che ha determinato la morte di Imane Fadil, oltre che sul se fosse possibile un accertamento più tempestivo della diagnosi della malattia e se tale tempestività poteva evitare il decesso apprestando le cure del caso, eventualità “escluse categoricamente” che dunque eliminano alla radice ogni responsabilità penale dei sanitari coinvolti nella vicenda. “In tali condizioni – conclude il gip Alessandra Cecchelli – non emergono elementi per ritenere utile l’esercizio dell’azione penale e dunque il procedimento deve essere archiviato”. (Adnkronos)