“Mentre negli Usa l’onda” di Omicron “BA.5 continua a scendere, circolano più nuove varianti” che condividono ulteriori “5 mutazioni di Spike”, la proteina-uncino usata da Sars-CoV-2 per agganciare la cellula bersaglio, “che hanno un vantaggio significativo di crescita e una maggiore” capacità di “fuga immunitaria”. Eric Topol, scienziato americano direttore dello Scripps Research Translational Institute di La Jolla, California, invita a monitorare su quella che in un tweet definisce “intelligente raggruppamento”, una “zuppa di varianti” che è “abbastanza plausibile” possa caratterizzare l’evoluzione dell’epidemia di Covid-19. “Vale la pena di esaminarla”, raccomanda Topol postando l’analisi di colleghi che battezzano questo mix di mutanti “pentagono”. “Potrebbero guidare la prossima ondata”, avvertono.
Nelle scorse settimane, in un bollettino settimanale in cui faceva il punto sulle varianti del coronavirus pandemico, l’Organizzazione mondiale della sanità aveva evidenziato il trend: l’attuale circolazione di Sars-CoV-2, spiegava l’Oms, è “caratterizzata da sottolignaggi di Omicron e da un’ampia diversificazione genetica. Sono emersi più di 230 discendenti” del mutante che ha dominato lo scenario Covid nel 2022 “e più di 30 ricombinanti”. Queste varianti “sono sotto monitoraggio e valutate dall’Oms – si leggeva nel report – sulla base di criteri di costellazioni genetiche di mutazioni, di aumento della prevalenza in un’area geografica, nonché di qualsiasi evidenza di cambiamenti fenotipici”.
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