“Non abbiamo chiuso la Margherita noi, e loro i Ds, per arrivare a questo. Mi sembra di aver sprecato 20 anni della mia vita. Alla Direzione giovedì mi collegherò ma sono deluso”. Beppe Fioroni è uno di quelli che il Pd lo ha ‘fatto’. Da responsabile Organizzazione della Margherita era nel gruppo dirigente che la sciolse nel 2007. Come membro del ‘Comitato dei 45’ è stato tra i costituenti del Pd. “Quel 14 ottobre 2008, come dimenticarlo… Fa impressione che di quei 45, specie quelli che venivano dalla Margherita, non c’è rimasto più nessuno. Solo io, in una posizione critica”.
Fioroni, perché è così deluso? “Ma perché -dice all’Adnkronos- non abbiamo fatto tutto quello che abbiamo fatto per ritrovarci alleati di Fratoianni e Bonelli, esattamente espressione di quelle aree che ci portarono a fare il Pd per dire ‘mai più governi contro’ dopo essere usciti a pezzi dall’esperienza dell’Unione”.
“E poi questa parabola del ‘campo largo’: se vuol dire congiungersi, fondersi e candidarsi ad essere gregari dei 5 Stelle, vuol dire che il Pd non c’è più. Verrebbe trapiantato in Italia l’esperimento di Mélenchon in Francia. Tutto il contrario, insomma, di quello che fu lo scenario che portò alla nascita del ‘partito unico dei riformisti’… Io su questo ho investito tanta parte della mia vita e provo a fare l’ultimo sforzo, ma sto già vedendo che i miei amici stanno andando a rapidi verso il Terzo Polo. E’ una dolorosa presa d’atto”.
Il Pd si ‘salva’ se dice addio ai 5 Stelle e guarda al Terzo Polo? “La missione diretta a ‘salvare il Pd’ è destinata a giocarsi sul terreno di una dialettica positiva con il Terzo Polo. Queste sono le alternative: o sciogliersi nel calderone del populismo, sia pure ingentilito dall’eleganza di Conte, o rinsaldarsi nel riformismo attraverso un chiarimento di fondo con Calenda e Renzi. Immaginare che esista una terza via, e cioè un percorso che ridisegni il cosiddetto campo largo dove ripristinare la perduta centralità del Pd, è come sognare una fuga dalla realtà”.
L’idea di tenere insieme Terzo Polo e 5 Stelle, non ha più possibilità? “È un’illusione. La novità che serve al Pd deve essere risolutiva: chiara nelle forme e precisa nei contenuti. Decidere di non decidere diventa la copertura all’istinto di autoconservazione di un gruppo dirigente. Non è un dibattito per tirare a campare, ma per tirare le cuoia”.
Fioroni, fa il rottamatore? “Io dico solo che qui si tratta di un intero gruppo dirigente, è riduttivo dire Letta, che confonde i propri bisogni e aspettative con quelli del Paese… Onore a chi, negli anni, ha saputo fare un passo indietro o di lato”. E come va a finire la storia? Alla fine della storia ci sarà ancora il Pd? “Serve chiarezza. La mia amica Bindi dice con chiarezza che il Pd va sciolto per far nascere un nuovo partito della sinistra. Bene, è legittimo. Allora è bene che altri prendano un’altra strada: quella del rilancio dell’autentica politica riformatrice che fu quindici anni orsono alla base della bella avventura di Veltroni”. (Adnkronos)