Staiano (Sip): “Con Covid 1 genitore su 2 ha annullato vaccino anti-meningococco”
La meningite è una patologia rara, ma molto grave perché nel giro di 24 ore, a volte anche meno, può portare a morte nonostante adeguati trattamenti. Il 10% dei pazienti muore. Da qui, l’invito di Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria in occasione della Giornata mondiale contro la meningite che si celebra oggi: “Per i vaccini anti-meningococco – afferma Staiano all’AdnKronos Salute – è stato evidenziato che, a causa della pandemia, circa un genitore su due ha rimandato o annullato l’appuntamento per la vaccinazione. Tuttavia, è sempre possibile recuperare ed è fondamentale non abbassare la guardia per mantenere alti i livelli di immunità nella popolazione”.
Secondo Staiano, “la meningite può manifestarsi a qualunque età”, ma il rischio è maggiore “nei bambini con età inferiore ai 5 anni e, in particolare, in quelli di età inferiore a 1 anno. Va detto, però, che gli effetti collaterali dei vaccini anti-meningococco sono generalmente lievi e simili a quelli delle altre vaccinazioni, quali febbre e dolore/rossore nella sede della vaccinazione”. Per questo motivo “bisogna far capire ai genitori che è importante vaccinare i bambini in accordo con le indicazioni del calendario vaccinale senza rimandarle per paura di somministrare troppi vaccini in poco tempo”, evidenzia Staiano che è professoressa ordinaria di Pediatria dell’Università di Napoli Federico II e direttrice della Uoc di Pediatria generale dell’Azienda ospedaliera universitaria federiciana.
In Europa si contano 0,6 casi di meningite su 100mila abitanti. In Italia il valore è 0,3 su 100mila (dati Sip), ma nel bambino con meno di un anno la malattia invasiva può arrivare a 3,1-3,3 casi ogni 100mila. Nel 10-20% dei sopravvissuti si registrano danni a livello del sistema nervoso, ritardi in tappe motorie, ipoacusia, cecità, paralisi.
“La corretta informazione, soprattutto quando si parla di vaccini – rimarca la presidente dei pediatri italiani – è fondamentale per promuovere nella popolazione una adesione volontaria e consapevole. Questo è un requisito indispensabile per il successo delle strategie vaccinali e il raggiungimento di adeguate coperture. Ciononostante, negli ultimi anni si è assistito a un incremento dell’esitazione vaccinale, che rende necessari maggiori sforzi, quali ad esempio l’educazione sanitaria partendo dall’ambiente scolastico”.
Anche la differenza tra vaccini obbligatori e raccomandati “potrebbe indurre a considerare meno importanti i vaccini raccomandati rispetto a quelli obbligatori – sottolinea Staiano -. In realtà, l’obbligo vaccinale è una misura che è stata introdotta circa 50 anni fa per contrastare il dilagare di patologie responsabili di migliaia di morti infantili. L’attuale differenza tra vaccini obbligatori e raccomandati è legata esclusivamente alla non estensione legislativa dell’obbligo ad alcuni vaccini che non per questo sono meno importanti”.
Sull’importanza di eseguire i richiami delle diverse vaccinazioni, la presidente della Sip non ha dubbi: “Un ciclo vaccinale si considera completato quando per il singolo vaccino vengono effettuate tutte le dosi previste, al fine di ottenere una valida immunizzazione. Il richiamo di una vaccinazione permette di mantenere elevata la protezione individuale nei confronti di una specifica patologia infettiva, al fine di garantire nella popolazione generale uno scudo di protezione, la cosiddetta immunità di gregge, essenziale per evitare il riemergere delle patologie”. Questo, conclude, “consente di proteggere non solo l’individuo, ma anche i soggetti più vulnerabili come anziani, bambini e soggetti a rischio”. (Adnkronos)