Sessismo nella Chiesa e divisione su donne sacerdotesse

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Nella Chiesa il sessismo è ancora “molto diffuso”, da tutti i continenti si chiede una maggiore valorizzazione delle donne nella Chiesa ma sulla questione delle donne sacerdotesse c’è divisione. E’ quanto emerge dal documento sinodale – tappa Continentale- presentato oggi in Vaticano. Sull’ultimo aspetto, il documento registra che “posizioni assai più diversificate vengono espresse a proposito dell’ordinazione presbiterale per le donne, che alcune sintesi auspicano, mentre altre la considerano una questione chiusa”.

Piu’ in generale, “da tutti i continenti arriva un appello affinché le donne cattoliche siano valorizzate innanzitutto come battezzate e membri del Popolo di Dio con pari dignità. E quasi unanime l’affermazione che le donne amano profondamente la Chiesa, ma molte provano tristezza perché spesso la loro vita non è ben compresa, mentre il loro contributo e i loro carismi non sono sempre valorizzati”. Interessante la sintesi coreana : ’Nonostante la grande partecipazione delle donne alle varie attività ecclesiali, esse sono spesso escluse dai principali processi decisionali. Pertanto, la Chiesa deve migliorare la propria consapevolezza e gli aspetti istituzionali delle loro attività’. La Chiesa si trova ad affrontare due sfide correlate: le donne rimangono la maggioranza di coloro che frequentano la liturgia e partecipano alle attività, gli uomini una minoranza; eppure la maggior parte dei ruoli decisionali e di governo sono ricoperti da uomini. E chiaro che la Chiesa deve trovare il modo di attirare gli uomini a un’appartenenza più attiva alla Chiesa e di permettere alle donne di partecipare più pienamente a tutti i livelli della vita della Chiesa”, registra il documento.

Il contributo degli istituti di vita consacrata afferma: ’Nei processi decisionali e nel linguaggio della Chiesa il sessismo è molto diffuso. Di conseguenza, alle donne sono preclusi ruoli significativi nella vita della Chiesa, e subiscono discriminazioni in quanto non ricevono un salario equo per i compiti e i servizi che svolgono. Le religiose sono spesso considerate come manodopera a basso costo. In alcune Chiese c’è la tendenza a escludere le donne e ad affidare compiti ecclesiali ai diaconi permanenti; e anche a sottovalutare la vita consacrata senza abito, senza tener conto della fondamentale uguaglianza e dignità di tutti i fedeli cristiani battezzati, donne e uomini’.

“Quasi tutte le sintesi sollevano la questione della piena ed equa partecipazione delle donne. Tuttavia – annota il documento- non concordano su una risposta unica o esaustiva alla questione della vocazione, dell’inclusione e della valorizzazione delle donne nella Chiesa e nella società. Molte sintesi, dopo un attento ascolto del contesto, chiedono che la Chiesa prosegua il discernimento su alcune questioni specifiche: ruolo attivo delle donne nelle strutture di governo degli organismi ecclesiali, possibilità per le donne con adeguata formazione di predicare in ambito parrocchiale, diaconato femminile”.

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