Il 60% dei pazienti insoddisfatti per le modalità della diagnosi
Solo 4 pazienti su 10 sono soddisfatti di come è stata effettuata la diagnosi della loro malattia vascolare, e la metà riconosce di aver sottovalutato la sintomatologia e i campanelli di allarme. Sono i risultati principali di ‘Beyond Intervention’, programma di ricerca globale pluriennale promosso da Abbott e progettato per esaminare l’esperienza delle persone che convivono con una malattia vascolare dal punto di vista di un campione di pazienti, medici e amministratori sanitari di 13 Paesi nel mondo, fra cui l’Italia. L’analisi si concentra sulle sfide che medici e pazienti incontrano durante le prime fasi del percorso di cura – spiega Abbott in una nota – scoprendo nuove opportunità per i sistemi sanitari e gli ospedali di sfruttare la tecnologia, abbattere le barriere esistenti e migliorare l’assistenza ai pazienti.
“La survey Beyond Intervention – afferma Giovanna Baldo, General Manager, Abbott Vascular – mostra che pazienti, medici e amministratori sanitari indicano che un maggior utilizzo di tecnologie innovative e personalizzate potrebbe fare molto nella transizione verso un’assistenza più incentrata sul paziente e colmare i gap nell’assistenza cardiovascolare, in particolare nella malattia arteriosa periferica. Abbott sta affrontando molte delle problematiche emerse dalla survey”.
I risultati di Beyond Intervention identificano diverse aree di miglioramento, ma anche differenze nel modo in cui i pazienti e gli operatori sanitari percepiscono l’efficacia delle cure erogate. “Gli ultimi dati di Beyond Intervention rivelano punti di vista divergenti sull’esperienza di cura del paziente e sull’impatto delle disuguaglianze nel percorso assistenziale – osserva Giovanni Esposito, presidente della Società italiana di cardiologia interventistica (Gise) – Questa survey conferma la necessità di sfruttare tecnologie avanzate che possono migliorare la capacità di formulare una diagnosi il prima possibile e migliorare gli esiti clinici”.
Secondo la survey, solo il 39% dei pazienti italiani intervistati è soddisfatto di come è stata effettuata la diagnosi della loro malattia vascolare. Analogamente, solo 4 medici su 10 ritengono che l’esperienza del paziente sia stata ideale, mentre gli amministratori sanitari italiani sono molto più ottimisti: addirittura l’85% la ritiene ideale, contro il 64% della media globale.
L’81% degli operatori sanitari italiani intervistati pensa che la maggiore barriera per una diagnosi accurata sia la scarsa consapevolezza del paziente sui sintomi. Anche la metà (51%) dei pazienti riconosce di aver sottovalutato la propria sintomatologia e i campanelli di allarme.
Infine, un paziente italiano su 4 sente che i propri medici non comunicano abbastanza fra di loro, così come circa la metà dei medici italiani (44%) e degli amministratori sanitari (55%) intervistati ritiene insufficiente il coordinamento tra specialisti e medici di base.
Per il 50% dei medici poca tecnologia ostacola la diagnosi
La mancanza di tecnologie diagnostiche moderne per effettuare una diagnosi accurata della malattia coronarica e della malattia arteriosa periferica è un problema rilevante per quasi la metà (48%) dei medici italiani, un dato significativamente superiore alla media globale (26%). Gli amministratori sanitari si dichiarano più ottimisti: solo il 20% ritiene che la mancanza di tecnologie standardizzate sia un ostacolo alla diagnosi di malattia vascolare. Sono alcuni dei risultati della survey Beyond Intervention, programma di ricerca globale pluriennale promosso da Abbott e progettato per esaminare l’esperienza delle persone che convivono con una malattia vascolare dal punto di vista di un campione di pazienti, medici e amministratori sanitari di 13 Paesi nel mondo, fra cui l’Italia.
“Occorre destinare risorse alla tecnologia e all’innovazione – commenta Giovanni Esposito, presidente della Società italiana di cardiologia interventistica (Gise) – sfruttando in maniera appropriata le opzioni diagnostico-terapeutiche non invasive oggi disponibili, riportando a casa un paziente più sano e in tempi più brevi, come ad esempio dispositivi tecnologici per la telemedicina, strumenti avanzati per l’imaging e tecnologie diagnostiche che incorporano l’intelligenza artificiale e l’analisi dei big data. Gisa sostiene con convinzione l’adozione dell’innovazione tecnologica nella pratica clinica e la necessità di ridurre le disomogeneità di accesso tuttora esistenti”.
La malattia arteriosa periferica – spiega una nota diffusa da Abbott – è una patologia cronica del sistema circolatorio caratterizzata dalla riduzione dell’afflusso di sangue alle arterie degli arti superiori e soprattutto degli arti inferiori. Se non trattata, può arrivare a provocare l’amputazione degli arti e talvolta la morte. Si stima che siano circa 200 milioni le persone nel mondo con arteriopatia periferica. La ricerca Beyond Intervention mostra che i pazienti con malattia arteriosa periferica percepiscono di avere un’esperienza di cura molto più impegnativa, vedono più medici e hanno maggiori probabilità di ricevere un trattamento inefficace rispetto ai pazienti con malattia coronarica.
Abbott – sottolinea l’azienda – sta affrontando molte delle problematiche emerse dalla survey Beyond Intervention attraverso lo sviluppo di tecnologie innovative e personalizzate, come una nuova terapia per il trattamento della malattia arteriosa periferica attualmente in fase di sperimentazione clinica. Nello studio Life-Btk il gruppo ha arruolato per il trattamento della arteriopatia periferica un campione diversificato e rappresentativo delle comunità che generalmente sono sottorappresentate negli studi clinici, per garantire che i prodotti soddisfino le esigenze dei pazienti che ne hanno più bisogno.
Adnkronos