“Il Crivello”: ricorre il centenario

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Il primo quindicinale nojano

La redazione de “La voce del paese” ha ascoltato il professor Vito Didonna, storico locale tanto noto quanto apprezzato, il quale ha rilasciato una lunga intervista basata sul personale ricordo de “Il Crivello”, primo quindicinale nojano di cui ricorre il centenario nel corrente mese.
Parliamo del primo giornale pubblicato a Noicattaro …
Ricorre nel corrente mese il centenario poiché il numero di saggio è stato pubblicato il primo novembre del 1922, quindi cento anni fa circa. Possiedo casualmente quasi due annate del predetto quindicinale, ossia i numeri relativi al 1922, ‘23 e ‘24. Il ‘25 fu l’ultima annata in quanto il governo Mussolini abolì l’editoria privata, la piccola editoria, al fine di controllare l’intera opinione pubblica. Il Crivello si pubblicava a Noicattaro nella tipografia di Vincenzo Fiorentino, il titolare, tipografo molto importante e conosciutissimo a Noicattaro essendo anche consigliere comunale, la cui tipografia era situata nella villa comunale. In foto risalta il gruppo fondatore con i nomi dei rispettivi collaboratori indicati nella sottostante didascalia. La redazione si riuniva nel locale di deposito della farmacia di Giuseppe Pagone, all’epoca ubicata in via Carmine, oggi sostituita da una macelleria. I redattori erano rappresentanti della borghesia agraria di Noicattaro (notai, farmacisti, ecc.), borghesia collocata in una zona per così dire liberale-risorgimentale, la quale ereditava dall’800 gli ideali dell’Italia unita, portando inoltre avanti un discorso sociale più uno basato sull’equità socio-economica, per esempio a riguardo della proprietà terriera.


Vogliamo commentare il numero di saggio?
Siamo nel 1922 e nel titolo si legge: “Al nuovo governo d’Italia rinnovatore del‐lo spirito nazionale, ai valorosi militi fascisti il nostro reverente, devoto pensiero di bene”. Voglio ricordare che nel 1921 l’Italia vince sì la prima guerra mondiale, ma viene tuttavia colpita dal mancato accordo di Parigi, motivo per cui si parla di vittoria mutilata. Vengono allora fuori una serie di contestazioni sociali; la classe contadina si ribella poiché il governo non rispetta i patti; ritornano dalla guerra i soldati senza la‐voro e senza terre. Da un simile contesto scaturiscono i conflitti sociali con tanto di fabbriche occupate. In Puglia si verificano i primi conflitti anche politici; ricordo ad esempio l’uccisione a Mola di Bari di Giuseppe Di Vagno, socialista. A ottobre del 1922 c’è la famosa marcia su Roma di Mussolini con lo stato d’assedio. Mentre il 31 di ottobre al fine di pacificare il conflitto evidente, il Re affida a Mussolini il compito di costituire un governo di larghe intese. È dunque questo il contesto sociale e politico in cui si colloca il Crivello.
Di cosa si occupava nello specifico il Crivello?
Nel primo numero, quello pubblicato dopo il numero di saggio, risalta la prima fotografia panoramica di Noicattaro scattata dal campanile della chiesa della Madonna della Lama. Si nota un abitato che si ferma all’ex pastificio Spiga di Puglia, il resto è giardino, terreno coltivato. Il panorama viene dominato dal campanile della chiesa Madre e dal campanile della chiesa del Carmine (non ancora caduto nel ‘22), intravedendosi inoltre una ciminiera sulla strada tra Noicattaro e Capurso, facente parte di un trappeto-mulino dove si lavoravano gli scarti dell’olio d’oliva. Il giornale si occupava sia di eventi nazionali in quanto tutti i redattori avevano aderito al partito fascista di Mussolini, che di eventi legati al territorio di Noicattaro, dedicando altresì una parte di articoli a Torre a Mare, allora chiamata Torre Pelosa in quanto non era ancora stata ceduta dal Podestà al comune di Bari. Un anonimo redattore pelosino lamenta tuttavia l’abbandono di Torre a Mare nel periodo invernale, unicamente abitata dai pescatori che trasportavano il pescato a Noicattaro Perlomeno nei primi due numeri, il giornale si occupava delle tasse dei proprietari terrieri, classe cui appartengono i redattori i quali lamentano appunto l’eccessiva tassazione dei beni produttivi. Altro tema fondamentale concerne la costruzione del monumento ai Caduti, (oggi non più esistente poiché ceduto a Mussolini come ferro da cannone), affidata a un giovane architetto di Capurso, Luigi Buono. Oltre alle lamentele sul caro vita, un altro elemento che ricorre spesso riguarda la costruzione della nuova chiesa della Madonna del Rito. Ricordo che nel 1917, nel centro storico di Noicattaro, ci furono le apparizioni della Madonna del Rito che preannunciava la fine della guerra. In quegli anni Noicattaro divenne meta di pellegrinaggi da tutta Italia, periodo in cui si raccolsero numerosi fondi poi destinati alla costruzione dell’attuale chiesa della Madonna del Rito, con la famiglia Suglia-Passeri che donò poi alla chiesa il terreno e la cappella che vi insisteva.
Altro punto trattato è quello del caro vita essendo Noicattaro si lamentava il paese più caro della provincia di Bari. Questo lo si evince nel numero di saggio, su cui viene pubblicata una tabella avente la finalità di confrontare i costi della vita fra diversi comuni della provincia. Noicattaro risulta di gran lunga il paese più caro relativamente al costo di alcuni beni (es. maiale o vitello), motivi per i quali insorgevano le continue lamentele dei redattori.


Quanto è stato importante il Crivello per la crescita socioculturale del paese?
Il Crivello era un giornale molto seguito, spedito tra l’altro anche all’estero. Risalta un trafiletto dedicato proprio agli emigrati nojani a Chicago e a New York. Diciamo che il Crivello è stato fondamentale poiché ha rappresentato l’inizio della democrazia, ossia della partecipazione di una classe di intellettuali proveniente dal Risorgimento e dal mito dell’unità nazionale, salvo poi subire la censura. In un articolo del 1925, un redattore riferisce di un conflitto che si determinò nella piazza di Noicattaro tra i redattori del giornale e i fascisti. Successivamente, all’interno del partito fascista la situazione si radicalizzò, uno dei motivi per cui il Crivello fu costretto a chiudere nel 1925. I fascisti non accettarono più il confronto democratico che si aveva nel Crivello, con le inevitabili critiche che venivano regolarmente pubblicate in fondo, nella quarta pagina, nel trafiletto dedicato a Gisepp e Raffaiel, due personaggi nojani che parlavano in dialetto. Il redattore che si nascondeva sotto le vesti di Giuseppe e Raffaele (Vincenzo Fiorentino), mandava continue critiche e stilettate a chi gestiva il potere politico tanto a Noicattaro quanto a livello nazionale. In seguito il giornale fu bloccato proprio dalle ordinanze fasciste sulle pubblicazioni.
Il Crivello era considerato un giornale d’élite o era aperto a tutti?
D’élite nel senso che chi scriveva lo faceva molto bene in quanto aveva alle spalle una formazione classica ed era un rappresentante della borghesia agraria o commerciale, ma il giornale era aperto anche alle classi popolari che leggevano proprio le avventure di Giuseppe e Raffaele, vedendo in queste le frecciate politiche dirette alla classe dirigente, sia nazionale che locale. Questo fu uno dei motivi, come precedentemente detto, della chiusura del quindicinale.
Quanto grande è stata la delusione popolare per la chiusura del Crivello? Non ho i resoconti di questa frustrazione che evidentemente c’è stata. Gli intellettuali, la classe dirigente, capirono infatti che il fascismo era diventato tutt’altro che un partito di liberazione, e dunque, se in un primo momento aderirono al fascismo, in un secondo momento iniziarono a prenderne le distanze.
Negli anni ‘70 il Crivello è stato ripubblicato per 3 o 4 anni da un gruppo di giovani che ruotavano intorno alle radio private, potendo dunque contare sul supporto pubblicitario legato alle stesse radio. Le edizioni degli anni ‘20, viceversa, si sostentavano unicamente con i proventi derivanti dalle vendite.

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