Il 25 novembre si celebra la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite tramite risoluzione del 17 dicembre 1999. Un tema particolarmente delicato e di grande impatto sociale, specie per il nostro Paese, dove le statistiche parlano di una donna vittima di violenza ogni tre giorni. Violenza fisica, ma non solo, anche psicologica ed economica, in oltre la metà dei casi perpetrata da mariti e compagni, che quando non causa la morte, comunque obbliga molte delle vittime a vivere in condizione di dipendenza mentale e finanziaria.
Proprio la complessità delle componenti implicate rende questa tipologia di violenza particolarmente subdola e insidiosa. Per questo le donne devono essere messe nelle condizioni non solo di denunciare le violenze di qualunque genere esse siano, ma anche essere tutelate da eventuali ritorsioni e sostenute concretamente in un percorso verso l’autonomia finanziaria, lavorativa e psicologica. Tra le diverse iniziative messe in campo dalle Istituzioni per cercare di contrastare il fenomeno, il reddito di libertà rappresenta un aiuto concreto. In sintesi, si tratta di un sussidio economico istituito per favorire l’indipendenza economica e l’emancipazione delle donne vittime di violenza che si trovano in condizioni disagiate.
Il reddito di libertà è una misura istituita con Decreto Legge del 19 maggio 2020 (Decreto Rilancio) poi convertito in Legge 17 luglio 2020 n.77, allo scopo di contenere i gravi effetti economici provocati dall’emergenza sanitaria da Covid-19 per le donne vittime di violenza e in condizioni di povertà. Il primo stanziamento previsto dal D.P.C.M. Del 17 dicembre 2020 fu di 3 milioni di euro per il 2020, confluiti nell’apposito “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza”. Incaricato dell’erogazione dei fondi è l’INPS, previa richiesta da parte degli operatori comunali di residenza della vittima, entro i limiti delle risorse assegnate a ciascuna Regione o Provincia autonoma sulla base del numero di donne abitanti, così come stabilito nell’ambito della Conferenza permanente tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.
Successivamente a quanto inizialmente disposto, per poter aiutare un numero maggiore di donne vittime di violenza, è stato stabilito che ciascuna Regione o Provincia autonoma possa incrementare le risorse attribuite per il Reddito di libertà dallo Stato con ulteriori fondi propri, trasferiti direttamente all’INPS, a seguito di presentazione di apposita istanza di incremento del budget.
Inoltre, con il D.P.C.M del 1° giugno 2022 vengono definiti i criteri per la ripartizione delle risorse pari a 9 milioni di euro stanziate per il 2021 e il 2022, destinate a finanziare il Reddito di libertà. Le nuove risorse permetteranno all’INPS di liquidare secondo l’ordine cronologico di presentazione le domande non accolte per insufficienza di budget e di accogliere nuove domande.
Il contributo economico è destinato alle donne vittime di violenza, senza figli o con figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalla regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Il Reddito di libertà è erogato nella misura masima di 400 euro mensili pro capite concesso per massimo 12 mesi. La misura è finalizzata a sostenere in via prioritaria le spese per assicurare l’autonomia abitativa e per riacquisire l’indipendenza personale, nonché per contribuire al percorso scolastico e formativo dei figli minori. Inoltre, il contributo è compatibile con altri strumenti di sostegno al reddito come il Reddito di cittadinanza, NASpI, Cassa Integrazione
Guadagni o altri contributi a favore dei figli a carico erogati da Regioni, Province autonome, Enti locali.
Per richiedere il Reddito di libertà sono necessari alcuni requisiti:
– Essere donna vittima di violenza di età compresa tra 18 e 67 anni, sola o con figli minori a carico
– Essere cittadina italiana o comunitaria europea o extracomunitaria con regolare permesso di soggiorno
– Essere residente al 1° gennaio 2021 nei comuni delle Regioni o delle Province autonome di Trento o Bolzano
– Aver intrapreso un percorso di fuoriuscita dalla violenza presso un centro antiviolenza riconosciuto dalla Regione
– Essere seguita dai servizi sociali
– Trovarsi in condizione di vulnerabilità e povertà
Per poter accedere alla prestazione deve essere presentata domanda all’INPS dalla persona interessata tramite il Comune di residenza, utilizzando apposito modulo disponibile all’interno del servizio online Prestazioni Sociali sul sito inps.it. Il servizio è accessibile dagli operatori comunali in possesso di SPID almeno di secondo livello, CIE o CNS. La domanda deve essere completa di attestazione della condizione di bisogno ordinario o la condizione di bisogno straordinario e urgente rilasciata dal servizio sociale professionale di riferimento territoriale, oltre alla dichiarazione che attesta il percorso di emancipazione e autonomia intrapreso dalla donna, rilasciato dal rappresentante legale del centro antiviolenza.
Dall’entrata in vigore della misura al 23 novembre 2022, l’INPS ha ricevuto complessivamente 4.232 domande di Reddito di libertà. Di queste, 2.390 sono state accolte, 1.521 non accolte in quanto non sussistevano i requisiti richiesti, 264 sono state accolte e liquidate con il budget regionale, 56 sono in fase istruttoria e 1 domanda è ancora da istruire. Il budget complessivo utilizzato per pagare il Reddito di libertà è pari a 11.712.000 euro sul totale stanziato di 12 milioni. Alla cifra complessiva, vanno aggiunti 1.296.000 euro di budget regionale stanziato direttamente dalla Regione Emilia Romagna.
Il primato per numero di domande presentate spetta alla Lombardia con 715 (di cui 409 pagate), seguita dall’Emilia Romagna con 526 (di cui 177 pagate con il budget nazionale e 264 con quello regionale) e dalla Campania con 491 (di cui 249 pagate). A livello di budget, 1.992.000 euro sono stati utilizzati per pagare il Reddito di libertà alle donne vittime di violenza in Lombardia, 1.228.800 euro per quello delle vittime residenti in Campania e 1.166.400 euro per le vittime del Lazio. (Adnkronos)