Sparatoria Roma, cos’è successo a Fidene

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(Adnkronos) – Ha gridato “vi ammazzo tutti” poi ha iniziato a sparare uccidendo tre donne: Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi e Nicoletta Golisano, e ferendo altre tre persone, due donne e un uomo. E’ quanto accaduto stamattina nel gazebo di un bar in via Monte Giberto nel quartiere romano di Fidene. A sparare sarebbe stato Claudio Campiti, 57 anni.

Nel bar era in corso la riunione di condominio del consorzio Valleverde, un comprensorio residenziale sul lago di Turano, nel reatino, dove i proprietari, quasi tutti romani, hanno per lo più seconde case. Campiti, lui stesso consorziato, era da anni in lite con amministratori e inquilini del Valleverde. E la rabbia oggi si è trasformata in tragedia.

L’uomo, al quale tempo fa era stato negato il porto d’armi proprio per le note tensioni con il consorzio, ha aperto il fuoco con una Glock trafugata poche ore prima in un poligono di Tor di Quinto. Quattro o cinque colpi esplosi ad altezza d’uomo. Poi la pistola fortunatamente si è inceppata. “Mi sono gettato su di lui e l’ho bloccato”, ha raccontato il sessantenne colpito di striscio al volto (e ora ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma) che insieme ad altri condomini è intervenuto per disarmare l’aggressore evitando che continuasse la mattanza. Campiti è stato poi consegnato ai carabinieri e portato nella caserma del Nucleo Radiomobile di Roma in attesa della convalida del fermo.

Dei tre feriti, due sono in gravi condizioni. Si tratta di una signora di 80 anni trasportata al Policlinico Umberto I in codice rosso con una ferita al torace e di un’altra donna, trasportata al pronto soccorso del Sant’Andrea in condizioni gravissime e attualmente in rianimazione con prognosi riservata. Anche una quarta persona è stata trasportata in ospedale per un malore causato dallo choc.

“Era conosciuto da tutti, era un consorziato e in passato aveva fatto minacce verbali”, ha raccontato una donna scampata alla strage di questa mattina. “Io mi sono salvata perché – ha raccontato ancora sotto choc – mi sono messa sotto il tavolo e sono riuscita ad uscire a carponi dalla sala”.

C’erano state anche denunce incrociate, in passato, tra Campiti e il Valleverde. “Noi avevamo presentato diverse denunce – hanno raccontato alcuni consorziati -. Non voleva pagare le spese del consorzio e quest’estate avevamo organizzato un campo di pallavolo ed era arrivato a minacciare i ragazzi perché si sentiva infastidito”. L’uomo utilizzava anche un blog per sfogare la sua rabbia contro il gli amministratori e gli abitanti del comprensorio ma anche contro le istituzioni e lo Stato.

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