L’aumento dei costi climatici

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L’aumento dei costi climatici metterà a dura prova paesi e aziende

In un anno caratterizzato da eventi estremi legati al clima come inondazioni, uragani e siccità, i governi e le aziende sono stati costretti a esaminare più da vicino i rischi finanziari. Le assicurazioni ne hanno risentito, visto che l’anno che si sta concludendo ha registrato tre dei disastri più costosi del decennio: l’inondazione che ha provocato danni per 40 miliardi di dollari in Pakistan, una serie di ondate di calore estive che hanno causato perdite per oltre 10 miliardi di dollari in Europa e l’uragano Ian, che ha colpito la Florida per un costo di 100 miliardi di dollari, secondo la società di modellizzazione dei rischi RMS.

La deforestazione nella savana brasiliana tocca un nuovo record

La deforestazione nella savana brasiliana del Cerrado – secondo gli ultimi dati governativi – ha raggiunto il record degli ultimi sette anni, che significa la distruzione di un habitat vitale per molte specie minacciate e il rilascio in atmosfera di enormi quantità di gas serra che favoriscono il cambiamento climatico. La distruzione della vegetazione è infatti aumentata del 25%, raggiungendo i 10.689 chilometri quadrati, un’area più grande del Libano. Il Cerrado, la savana più ricca di specie al mondo, ha perso così la metà della sua vegetazione e gran parte di queste superfici sono state convertite in fattorie e ranch.

Il cambiamento climatico alimenterà le crisi umanitarie nel 2023

Secondo uno studio dell’ONG International Rescue Committee (IRC), nel 2023 il cambiamento climatico accelererà le crisi umanitarie in tutto il mondo, aggiungendosi ai problemi creati dai conflitti armati e dalle crisi economiche. Il cambiamento climatico è tra i fattori chiave che accelerano le emergenze umanitarie, ha osservato l’IRC, nonostante il fatto che i 20 Paesi che sono considerati più a rischio – come Haiti e Afghanistan – contribuiscano solo per il 2% alle emissioni globali di CO2.

Gli uccelli dell’Alaska muoiono di fame a causa del caldo

Secondo un rapporto annuale pubblicato dalla National Oceanic and Atmospheric Administration, la regione artica si sta riscaldando più velocemente di qualsiasi altra parte della Terra. Questi cambiamenti stanno causando la morte di centinaia di migliaia di uccelli. Le comunità locali hanno segnalato il ritrovamento di numerosi cadaveri di uccelli marini, che di solito si nutrono di plancton, krill o pesce. Questi ultimi sono in difficoltà a causa dei cambiamenti dell’ecosistema legati al clima, che influenzano l’approvvigionamento e i tempi di disponibilità del cibo, nonché le fioriture di alghe nocive. (Adnkronos)

Buchi ozono antartico 2020-2022 di grandi dimensioni e lunga durata

I dati del Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus (Copernicus Atmosphere Monitoring Service – Cams) relativi alla chiusura del buco dell’ozono antartico evidenziano un comportamento eccezionale nel 2022: la chiusura del buco dell’ozono non solo ha richiesto più tempo del previsto ma è stata particolarmente estesa; questo dato è di particolare rilievo se si considera che questa tendenza non è esclusiva di quest’anno, ma è simile ai buchi dell’ozono del 2020 e del 2021, discostandosi da quanto osservato nei 40 anni precedenti.

Il buco dell’ozono antartico di solito – spiega Cams – inizia a formarsi durante la primavera dell’emisfero meridionale (a fine settembre) e raggiunge la massima estensione a ottobre, prima di chiudersi tendenzialmente nel mese di novembre. Tuttavia, i dati Cams degli ultimi tre anni mostrano un comportamento diverso: infatti, in questo lasso di tempo, il buco dell’ozono ha assunto dimensioni più grandi del previsto durante tutto il mese di novembre e si è chiuso solamente a dicembre inoltrato.

“Ci sono diversi fattori che influenzano ogni anno l’estensione e la durata del buco dell’ozono, in particolare la forza del Vortice Polare e le temperature nella stratosfera – spiega direttore di Cams, Vincent-Henri Peuch – Gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati da forti vortici e basse temperature, che hanno portato a tre buchi dell’ozono consecutivi di grandi dimensioni e di lunga durata. C’è un possibile collegamento con il cambiamento climatico, che tende a raffreddare la stratosfera. È piuttosto inaspettato, tuttavia, vedere tre episodi di buchi dell’ozono eccezionali di seguito. È sicuramente un argomento da approfondire”.

La data di chiusura del buco dell’ozono nel 2020 e nel 2021 è stata rispettivamente il 28 dicembre e il 23 dicembre, e gli scienziati prevedono che quest’anno il buco si chiuderà nei prossimi giorni. Gli ultimi tre buchi dell’ozono non solo sono stati eccezionalmente persistenti, ma hanno anche avuto un’estensione relativamente grande. In questi ultimi tre anni il buco dell’ozono ha superato i 15 milioni km2 per gran parte del mese di novembre (simile all’estensione dell’Antartide).

Tuttavia, nonostante questi recenti buchi dell’ozono piuttosto estesi, ci sono segnali significativi di miglioramento dello strato di ozono – conclude Cams – Grazie all’introduzione del Protocollo di Montreal, dalla fine degli anni Novanta le concentrazioni di sostanze lesive dell’ozono (Ods) sono in lento ma costante calo. Si prevede che tra 50 anni le loro concentrazioni nella stratosfera saranno tornate ai livelli preindustriali e i buchi dell’ozono non si verificheranno più, indipendentemente dalle condizioni del Vortice Polare e della temperatura.

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