Regionali Lazio, Conte cita Berlinguer sulla questione morale: D’Amato replica

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(Adnkronos) – “Berlinguer nel suo famoso intervento sulla questione morale coglieva la degenerazione dei partiti. Ecco perché la nostra proposta non può che essere radicalmente diversa da quelle che saranno offerte ai cittadini di questa Regione”. Giuseppe Conte parla delle elezioni regionali nel Lazio del 2023 e va all’attacco. “Non posso accettare che in una lista del Movimento Cinquestelle ci possa essere una persona che deve alla Regione Lazio quasi 300mila euro perché ha creato un danno erariale accertato” dice il leader M5S intervenendo all’assemblea regionale di Coordinamento 2050.  

“Non ci giriamo intorno – aggiunge l’ex premier – non posso accettarlo come candidato alla Regione. Su questa cosa non possiamo far finta che non esista, non può essere degradato ad un espediente giuridico perché l’accertamento penale è caduto in prescrizione. Non mi interessa nulla. Io non posso candidare una persona che deve alla sua Regione e che si candida ad amministrarla e a governarla una partita aperta così chiara e così evidente accertata dai magistrati contabili. La questione morale esiste o non esiste? La questione morale è altro dalle responsabilità penali”. 

“Cosa significa la garanzia della presunzione di innocenza con il fatto che si fa finta che non ci sia un danno erariale accertato e questo problema ci si giri intorno facendo finta che non esista. Questa è la questione morale, se noi facciamo finta e continuiamo a utilizzare le forze politiche come strumento di sistemazione delle persone, se noi continuiamo a dare la possibilità alle forze politiche di espandere la loro vocazione occupazionista in tutti i gangli della vita pubblica e sociale, dove andremo a finire? Berlinguer – conclude Conte – nel suo famoso intervento sulla questione morale coglieva la degenerazione dei partiti. Ecco perché la nostra proposta non può che essere radicalmente diversa da quelle che saranno offerte ai cittadini di questa Regione”.  

A stretto giro la replica di Alessio D’Amato: “Conte fa l’avvocato del popolo a senso unico. Si tratta di fatti risalenti a 16 anni fa. Allora dovrebbe far dimettere i suoi assessori in Regione…”. 

A rispondere al leader M5S è anche il senatore del Pd Enrico Borghi: “Giuseppe Conte dimostra di essere garantista solo con congiunti o amici da lui nominati. Il presidente M5S dovrebbe sapere, infatti, che, nella vicenda a cui maldestramente ha fatto riferimento, Alessio D’Amato è ricorso in appello. L’uscita di Conte sorprende a maggior ragione perché, proprio su questa prima sentenza, ormai vecchia di mesi, nessuno ha mai sentito proferire una singola parola da parte delle due assessore 5 Stelle che ancora siedono quotidianamente in giunta con D’Amato, continuando il loro buon lavoro”.  

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