(Adnkronos) – Sulla gestione della pandemia “non ho più fatto squadra” con la Regione Veneto perché, durante la seconda ondata pandemica di covid “sono state prese decisioni sbagliate” nella consapevolezza che fossero “sbagliate, perché l’Organizzazione mondiale della Sanità, le direttive della Comunità europea e lo stesso foglietto illustrativo dei test indicavano che i tamponi antigenici non erano adatti per lo screening ma solo per la diagnosi”. La scelta è stata basata “su un falso scientifico, così come ha appurato la Procura di Padova”. Lo ha detto Andrea Crisanti, microbiologo e oggi senatore Pd, ospite di Sky tg24 in merito all’inchiesta sui tamponi rapidi in Veneto e lo scontro di queste ore con il Governatore della Regione, Luca Zaia.
Una vicenda che, per Crisanti, “mette in evidenza”, dalle “telefonate di Zaia” il fatto “che un presidente di Regione usi i soldi dei contribuenti per pagare la parcella salatissima, di decine di migliaia di euro, a un avvocato e muove tutte le leve del potere per danneggiare un privato cittadino che ha l’ardire di non essere d’accordo con lui”.
Tornando sui tamponi antigenici Crisanti ha ribadito che, all’epoca della rottura con la Regione “le decisioni che stavano prendendo erano sbagliate. Il Veneto durante la prima ondata si è distinto in maniera eccezionale rispetto non solo alle altre Regioni ma anche agli altri Paesi”. In seguito, però, “non ha fatto bene. Ha fatto molto male durante la seconda ondata. In Veneto ci sono stati 10mila morti e 1.600 morti in più rispetto alla media nazionale, di cui la maggior parte nelle Rsa. Non è andato tutto bene”, ha concluso.