(Adnkronos) – Nessuno più di lui ha mai goduto di tanta fiducia incondizionata. Prima di tutto da parte dei tifosi della Roma, che riempiono lo stadio sempre, a prescindere da chi sia l’avversario, la competizione, il giorno della settimana o l’orario della partita. E nessuno può negare che Josè Mourinho sia un grande allenatore, lo dicono la storia e i numeri. Così come è difficile non ammettere che esprima una leadership assoluta, che sia capace di motivare e trascinare la sua squadra e il suo pubblico. Chi lo critica per ragioni personali lo fa soprattutto perché teme che possa vincere anche a Roma. E lui, come tutti i leader, fa bene a giocarsi tutto anche sul terreno della comunicazione.
Poi però c’è anche il campo. E ci sono alcuni dati oggettivi che non fa bene neanche a Mourinho sottovalutare. Uno, sopra gli altri. Chi segue e tifa la Roma da sempre, da almeno quarant’anni con la consapevolezza crescente del bambino, del ragazzo e dell’adulto, è stato abituato a vedere diverse varianti di spettacolo indecoroso. Squadre povere, momenti bui, sconfitte e delusioni in serie. Ma ha anche quasi sempre trovato da qualche parte la convinzione di poter fare qualcosa, di poter fare calcio, nonostante tutto. Vengono in mente le squadre di Gigi Radice al Flaminio, quelle di Boskov e di Mazzone. Ricordi sparsi, formazioni dimenticabili, qualche eroe immortale.
Oggi, facendo le dovute proporzioni, e ripercorrendo mentalmente tutte le partite di quest’anno, il tifoso della Roma si trova a dover fare i conti con una dimensione difficile da interpretare: non ha mai visto la sua squadra giocare così male.
Il problema non sono neanche i risultati, che tutto sommato sono in linea con il valore della rosa. Il problema sono le partite senza calcio, senza un’idea che non sia l’attesa di qualcosa che poi, anche quando arriva in qualche modo, diventa solo punti strappati, trovati, accumulati. Il 2 a 2 in casa del Milan, con una rimonta a tempo scaduto affidata ai calci d’angolo. L’1 a 0 in Coppa Italia con il Genoa, onesta squadra di serie B, sofferto come sono sofferte tutte le partite, tornando indietro, fino ad agosto, alla prima partita di campionato.
Non è neanche la pretesa del bel gioco, una chimera in questo momento, è semplicemente crisi d’astinenza da gioco. Uno qualunque, con qualsiasi modulo, schema o accorgimento tattico, purché ci sia. E dato che Mourinho è un grande allenatore, prima o poi, ci sarà. Nel frattempo, nonostante le reazioni di Mourinho e di chi l’ha sacralizzato al punto di farne un totem più che un allenatore, dire che quello che si sta vedendo non è calcio è un diritto. Dei tifosi, dei commentatori, dei giornalisti. E anche dei giornalisti tifosi. (di Fabio Insenga)