Sardegna: come va l’economia, settore per settore

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(Adnkronos) –
L’economia della Sardegna appare in ripresa dopo le forti contrazioni dovute al periodo della pandemia, almeno nella prima parte del 2022. Lo dicono diversi indicatori statistici. A cominciare da quelli forniti da Istat che relativamente al periodo gennaio-settembre 2022 registrano un aumento dell’export regionale del 73,9% rispetto al medesimo periodo del 2021.  

Anche i dati di Banca d’Italia sottolineano alcune performance economiche positive per l’Isola: ad esempio, nel primo semestre del 2022 il tasso di crescita delle esportazioni con l’estero (FOB-CIF) è stato pari a 61,2. Tra le regioni italiane, meglio della Sardegna hanno fatto soltanto Sicilia (78) e Marche (72,5).  

In particolare, i settori trainanti dell’export sardo sono stati quelli legati ai prodotti delle ‘altre attività manifatturiere’ che segnano nei primi sei mesi dell’anno scorso +596,8% rispetto allo stesso periodo del 2021 e i prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere, +224,1%. Saldo negativo invece per il settore dei metalli di base e prodotti in metallo -69,5% e per il settore computer, apparecchi elettronici e ottici -48,3%. 

Dai dati dello studio “Economie regionali” 2022 di Banca d’Italia, emerge che, per area di destinazione, le esportazioni sarde nel primo semestre dell’anno scorso hanno registrato un boom specie verso i Paesi del Centro e del Sud America, con un tasso di crescita FOB-CIF che segna +290,3% rispetto al 2021.  

A livello di singoli Paesi, l’incremento maggiore registrato nell’export di prodotti sardi è verso il Regno Unito con +268% nel primo semestre 2022 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Nell’area dell’Euro si segnala in particolare l’aumento di esportazioni verso la Francia +155%.  

Decisamente positivo anche l’export verso gli Stati Uniti (+104,9%) e la Germania (+79,3%). Percentuali negative invece solo verso i Paesi dell’Europa Centro-Orientale extra UE che segnano -68,3% e verso gli altri Paesi UE, escluse Francia, Germania e Spagna, che registrano -8,7%. 

(Adnkronos) – Se da un lato è crollato il mercato russo, bruscamente interrotto dalle vicende del conflitto in Ucraina, per i prodotti sardi rimane vivo l’enorme mercato cinese che vale oltre 10 milioni di euro. Di questi, quasi 8,5 milioni sono introiti legati a prodotti manifatturieri di piccole e medie imprese specie dei settori agroalimentare, legno, minerali, tessili e chimici.  

Entrando nello specifico dei dati analizzati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, relativi al periodo giugno 2021-2022, a livello territoriale i maggiori esportatori verso la Cina sono le imprese dell’area di Oristano con oltre 4,6 milioni di euro complessivi di prodotti venduti (4,5 milioni delle PMI), seguono Sassari con 4,2 milioni (3,175 milioni delle PMI) e Cagliari con 612 mila euro (327 mila delle PMI).  

Tra i prodotti sardi più richiesti dai cinesi le specialità alimentari (46,3% dell’export totale), seguite dal legno e prodotti in legno (escluso i mobili), articoli in paglia e da intreccio (20,3%) e dai prodotti chimici (11,3%). “Numeri interessanti in un mercato talmente vasto da lasciare spazio a enormi margini di crescita”, ha commentato Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna.  

(Adnkronos) – Il 77% delle esportazioni regionali della Sardegna è rappresentato dai prodotti raffinati del petrolio con una forte dipendenza del comparto petrolifero soprattutto nella Città Metropolitana di Cagliari dove hanno sede due grandi raffinerie, Saras e Sarlux.
 

Tra i Paesi maggiormente importatori dei prodotti petroliferi sardi troviamo la Francia e la Spagna rispettivamente con valori di 510,6 milioni di euro e 394,4 milioni di euro nel 2021. Da segnalare che nonostante la ripresa su base annua rispetto al 2020, i valori sono ancora inferiori rispetto al 2019, ultimo anno pre-pandemia: -37,5% di export petrolifero verso il mercato francese, -11,1% verso quello iberico. 

Trend opposto, invece, per le esportazioni verso Marocco e Libia con crescite percentuali molto importanti registrate nel 2021, rispettivamente +107% e +43,8% con riguardo all’anno precedente. L’export dei petroliferi verso gli Stati Uniti invece, seppur in ripresa, è di oltre 20 punti inferiore al 2019.  

(Adnkronos) – Quali sono i prodotti più esportati per area territoriale? Secondo i dati Istat del report Interscambio commerciale in Sardegna relativi al 2021 ed elaborati da SardegnaImpresa, l’export della Città Metropolitana di Cagliari è monopolizzato dai prodotti della lavorazione del petrolio con un valore complessivo di quasi 4,3 miliardi di euro e un incremento del 75% rispetto al 2020. 

Sassari e provincia invece si distinguono specie per le esportazioni di prodotti alimentari, che corrispondono al 48% del totale dell’export della provincia. Seconda voce dell’export sassarese è costituita dai prodotti chimici, seguiti dai prodotti in legno e sughero, questi ultimi però registrano sette punti percentuali in meno rispetto al 2020. 

Specialità alimentari in testa anche nelle esportazioni delle imprese oristanesi, in particolare i prodotti lattiero-caseari il cui valore ammonta a circa 16 milioni di euro. Dal Sud Sardegna al nuorese invece i prodotti più richiesti all’estero sono gli articoli in metallo.  

Al netto dell’export dei prodotti petroliferi, che rappresentano la quota principale, il dato relativo alle esportazioni regionali sarde nel primo trimestre del 2022 risulta in calo del 6% se confrontato con lo stesso periodo del 2021.  

Nonostante la flessione generalizzata, regge il settore agroalimentare che nei primi tre mesi dell’anno scorso cresce di 6 punti percentuali e che nel complesso rappresenta il 15% del totale esportazioni della regione (al netto dei prodotti petroliferi). Tra le specialità più amate quelle casearie, segnatamente pecorino e dolce sardo, la cui domanda è cresciuta del 30% nel primo trimestre 2022, rispetto all’anno precedente.  

I prodotti agroalimentari sardi sono sempre molto apprezzati soprattutto negli Stati Uniti la cui domanda vale il 44% del mercato, anche se registra una flessione del 9% nei primi tre mesi del 2022. In calo anche la domanda dal mercato cinese (-40%) che nel complesso rappresenta il 2% del mercato.  

(Adnkronos) – In ottica di affrontare le nuove sfide della globalizzazione la Regione Sardegna prevede l’implementazione di diverse strategie per sostenere le imprese anche con riferimento alla rapida transizione in atto nei processi produttivi e gestionali.  

Uno degli obiettivi principali è quello di accrescere la presenza delle imprese sarde nelle catene globali del valore sostenendo la loro capacità di innovazione e di investimento, con particolare riferimento alle PMI, anche attraverso la creazione di una rete di collaborazione delle filiere regionali per penetrare nuovi mercati e introdurre nuovi prodotti nei mercati consolidati.  

Un orientamento strategico regionale in cui la digitalizzazione ha un ruolo centrale e trasversale come acceleratore del processo di costruzione e potenziamento delle reti di imprese che operano sul territorio.  

(Adnkronos) – Sono diversi i programmi e le iniziative istituzionali di supporto alle aziende. Nuovi finanziamenti sono previsti per microimprese e PMI nell’ambito di Por Fesr 2021-2027 i Programmi Operativi Regionali finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale, anche allo scopo di favorire l’accesso a servizi avanzati e ai mercati esterni.  

Per promuovere l’export sardo la Regione sta mettendo in campo un nuovo supporto finanziario per permettere alle imprese di partecipare a eventi promozionali, oltre alla messa a punto di un calendario di eventi ad hoc per il 2023 e al sostegno alla partecipazione alle principali piattaforme di e-commerce.  

In tema di internazionalizzazione sono stati attivati corsi e attività formative per accrescere le competenze manageriali, oltre ad azioni di incoming e assistenza per i territori e per le filiere. Inoltre, è stata avviata la costituzione di reti istituzionali internazionali per affrontare temi come l’attrazione di investimenti, la valorizzazione dei talenti, la logistica e i processi di reindustrializzazione di alcuni territori.  

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