Direzione Pd, Ucraina e M5S tra i temi più dibattuti. Bonaccini a Schlein: “Serve scatto”

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(Adnkronos) –
La linea sull’Ucraina, la questione M5S, il pluralismo interno. Questi i temi che hanno maggiormente scaldato la Direzione Pd di oggi. Come era nelle premesse, del resto. Nessuno affonda il colpo su Elly Schlein e la sua leadership. “Nessuno vuole azzoppare la segretaria”, è la premessa di molti interventi in cui però non mancano critiche e qualche passaggio ruvido. Vedi Lorenzo Guerini che definisce “inutilmente polemica” la parte finale della relazione di Schlein, “dialettica non è lesa maestà”. E anche Gianni Cuperlo è piuttosto diretto nel richiamare la segretaria ai suoi doveri: “Il congresso è finito. Compito di chi guida è tenere unito il partito”. Pure Peppe Provenzano della sinistra dem chiede di “trovare luoghi dove maturino democraticamente le decisioni”.  

Che il clima fosse scoppiettante lo ha reso anche la primissima inquadratura dello streaming YouTube della Direzione. C’è il tavolo della presidenza in primo piano, faccia perplessa di Stefano Bonaccini con Schlein accanto e un vociare in sottofondo. E’ Lia Quartapelle che chiede che l’intera riunione sia in streaming. “In streaming, come si è sempre fatto, c’è la relazione”, replica Bonaccini. E nel vociare persistente si sente Schlein commentare: “Quello di Renzi. Non c’è più Renzi”.  

Ed è proprio Bonaccini ad intervenire quasi subito dopo la segretaria. E quello del presidente Pd è un discorso, per così dire, di critica costruttiva. “Voglio essere chiaro: nessuno pensi che indebolendo Elly il Pd diventi più forte. Vorrebbe dire tagliare il ramo su cui siamo seduti. Ma alla segretaria dico che se gestione unitaria deve essere, si discuta di più e meglio di quanto fatto fino ad ora”. E aggiunge: “Serve uno scatto e credo se lo aspettino anche i nostri territori, i nostri circoli”. Anche con una “nostra mobilitazione”. Quanto a partecipare a quelle degli altrui “non ho niente in contrario laddove -rimarca Bonaccini- vi sia una ragionevole convergenza sui contenuti, ma noi dobbiamo essere la forza trainante, mai metterci a rimorchio”.  

Dice Alessandro Alfieri: “Hic manebimus… quanto all’optime lavoriamoci. Il Pd è plurale o non è…”. E sui 5 Stelle: “Comprendo questa esigenza di andare a rappresentare il Pd alla manifestazione del M5s. Ho compreso meno l’idea di esporre la segretaria alle contraddizioni di quella piazza” dove, già si sapeva, vi sarebbero stati interventi sull’Ucraina, come quello di Moni Ovadia, lontani dalla linea dem. Netta Pina Picierno: “Credo la partecipazione della segretaria alla manifestazione dei Cinque Stelle, sia stato un errore” e su Kiev: “Chiariamoci qui e definitivamente. Sostenere l’Ucraina è la pace”.  

Gianni Cuperlo la gira diversamente. “L’altro ieri dalla piazza dei 5Stelle si sono alzate voci lontane, persino incompatibili, con la linea che abbiamo seguito sull’Ucraina. Questa è una verità. Ma non implica alcuna nostra subalternità verso quelle posizioni. La segretaria a quel corteo ha portato un saluto. Lo ha fatto sul tema della lotta alla precarietà. Ma scusate, con chi dovremmo farla quella battaglia?”.  

Cuperlo, poi, è molto chiaro nel lanciare una sollecitazione alla segretaria con un richiamo piuttosto duro ai suoi ‘doveri’: ovvero quello di tenere unito il Pd. “Il giorno dopo un Congresso, chi lo vince deve avere la convinzione delle sue idee, ma su quella base deve mettersi alla guida di tutto il partito. Perché il congresso è finito”. E conclude: “Azzoppare una leadership appena insediata? Credo sia un errore capitale solo pensarlo”. Il più diretto è Lorenzo Guerini. Anzi il più franco, come ha detto nel suo intervento. “Dalla segretaria ci è stato chiesto di essere franchi. Bene: nessuno vuole azzoppare la segretaria e per quel che mi riguarda assicuro come sempre piena disponibilità e aiuto. Ma con franchezza devo dirti che la parte finale della tua relazione è stata inutilmente polemica sul tema”.  

“Chi guida deve farsi carico della complessità della nostra comunità e delle decisioni fondamentali che dobbiamo assumere per rafforzare insieme il nostro partito. E la dialettica, se leale, anche quando è aspra, non è lesa maestà, ma se portata avanti con solidarietà e rispetto serve innanzitutto a te, Elly”. Guerini ne ha anche per Matteo Renzi: “Voglio essere molto chiaro: a chi dice ‘auguri questa è la fine che fate voi riformisti’, dico che non so che fine faremo ma certamente non farò la fine di allearmi con la destra in Molise”.  

Nel dibattito irrompe anche l’abuso d’ufficio con il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori: “Di fronte a proposte che non sono perfette, ma che segnano un cambiamento, noi non ci possiamo fermare solo ad un riflesso dettato dal nostro essere all’opposizione del governo Meloni”. Sull’abuso d’ufficio “condivido l’opinione della grande maggioranza dei sindaci del Pd, che da anni si battono per l’abrogazione del reato. Mi piacerebbe che la sinistra, il Pd in testa, si riappropriasse della vocazione garantista che ha caratterizzato la sua storia fino a Tangentopoli e a Berlusconi. Abbiamo l’occasione per fare un passo in questa direzione, io spero che si faccia”.  

 

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