Renzi, boom di donazioni: il bilancio di Italia Viva

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(Adnkronos) – Boom di ‘donazioni’ di privati e imprese per il partito di Matteo Renzi, che però chiude il bilancio del 2022 con un passivo di 56mila euro. E’ quanto emerge dall’ultimo rendiconto di Italia Viva, che lo scorso anno ha incassato contributi per oltre 2 milioni di euro. Per l’esattezza, si tratta di 2 milioni 257mila 903 euro di cui 1 milione 582mila 203 euro arrivano da ‘persone fisiche’, per lo più parlamentari, 675mila 700 euro da società. Senza contare i 183mila 493 euro di ‘quote associative annuali’, quasi un milione di euro (nel dettaglio 973mila 345 euro) del 2 per mille dell’Irpef e appena 1.973 euro di ‘proventi da attività editoriali, manifestazioni e altre attività’. 

In totale, come emerge dall’ultimo bilancio chiuso al 31 dicembre scorso, parliamo di proventi per 3 milioni 416mila 714 euro. Un vero e proprio tesoretto, a disposizione del partito dell’ex premier, ora senatore, visti i tempi di magra dopo l’abolizione del finanziamento pubblico. I conti presentano un ‘disavanzo d’esercizio’ di 55mila 513 euro e a pesare sulle casse di Italia Viva sono i 3 milioni 473mila 473 euro di ‘oneri della gestione caratteristica’. 

Scorrendo le voci del bilancio si scopre così che Italia Viva ha speso 331mila euro per “spese di rappresentanza, viaggi, trasferte, alberghi e ristoranti” e poco più di 222mila euro per il personale. Il partito renziano può contare su 795mila euro di ‘disponibilità liquide’. Ha, però, ‘passività’, compresi i fondi, pari a 363mila 105 euro, di cui ‘debiti verso fornitori’ per 288mila 378 euro.  

Il risultato economico negativo – si legge nella relazione che accompagna il bilancio, firmata da Renzi e dal tesoriere Francesco Bonifazi – è dovuto “in particolare modo al sostentamento della compagna elettorale per le elezioni politiche che non erano state pianificate nell’anno e che sono state convocate, infatti, in forma anticipata in conseguenza del venire meno della maggioranza politica al presidente del Consiglio Mario Draghi nell’agosto 2022”. 

Carte alla mano, come nel 2022, anche stavolta, tra i principali ‘finanziatori’ della giovane creatura politica dell’ex rottamatore nata nel 2019 c’è l’imprenditore Lupo Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli, da sempre un fedelissimo dell’ex segretario Pd, che ha versato 100mila euro ‘di persona’. Con 50mila euro c’è Davide Serra, uno degli esponenti di spicco del cosiddetto giglio magico: il fondatore di ‘Algebris’ è stato tra i maggiori donatori della fondazione Open (fino a qualche anno fa il ‘cuore pulsante’ di Renzi dal punto di vista economico, al quale era affidato il sostentamento della kermesse Leopolda). Con lui figura anche la moglie Anna Claudia Barassi con 40mila euro. 

Con un ‘obolo’ di 100mila euro risulta l’imprenditore monegasco di origini italiane, Manfredi Lefebvre d’Ovidio, armatore e uomo d’affari, presidente ed ex proprietario della società di crociere di lusso ‘Silversea Cruises’. In lista compaiono con 30mila euro a testa l’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e Marco Rotelli, della famiglia che guida il gruppo ospedaliero privato San Donato. Guido Barilla, imprenditore della pasta, ha bonificato 10mila euro, mentre 50mila euro arrivano da Giovanni Tamburi, fondatore di Tip e tra i principali investitori privati italiani.  

Nel lungo elenco dei finanziatori, dove vengono rendicontati i contributi pari o superiori a 3mila euro, non potevano mancare aziende toscane come la ‘Pontevecchio srl’ (5mila euro) e ‘Acciai rivestiti Valdarno srl’ (10mila euro). Con 50mila euro a testa spiccano la ‘Sofib srl’ e la ‘Soigea srl’. Hanno contribuito alla causa renziana con 30mila euro ciascuna ‘Ferdani srl’, ‘Sostenya Greem srl’, ‘Anthea spa’ e la ‘Sei srl’. Se la ‘Ben Eic Energia srl’ ha versato 25mila euro, sia ‘Nts Network spa’ che ‘Stella Holding di Gianni Chiarva’ hanno staccato un assegno di 20mila euro. 

Nel 2020, insomma, le ‘donazioni’ non vanno affatto male, tenuto conto che Italia Viva, nata nel 2019, non ha mai ricevuto somme dal bilancio statale a titolo di rimborsi elettorali, che sono stati aboliti nel 2013. Oltre al contributo degli ‘eletti’, i renziani fanno grande affidamento al 2 per mille. “Nel 2023 – si legge nella sempre nella relazione gestionale – ci attendiamo di proseguire nella raccolta delle donazioni, anche di piccolo importo, tramite il sito Internet e la campagna di tesseramento in corso, e di confermare la quota di risorse derivanti dalle opzioni del 2xmille. Ci attendiamo una evoluzione nelle donazioni da parte degli eletti nel Parlamento nazionale, rispetto all’anno precedente, a seguito della nuova composizione dei gruppi parlamentari determinati dalle politiche”. Quanto alle uscite, “nel 2023 non è prevista l’organizzazione della consueta Leopolda”, già convocata per il 2024, “mentre si terrà nei primi mesi di settembre dal 5 al 7 in Sicilia la scuola estiva di formazione politica”.  

Con 24mila 500 euro Matteo Colaninno, figlio dell’ex ad di Olivetti e poi proprietario di Telecom Italia, Roberto, guida anche quest’anno la classifica dei parlamentari-finanziatori. Lo seguono a ruota l’ex ministro Maria Elena Boschi (15mila 329 euro), Ivan Scalfarotto (9mila 500 euro), l’ex tesoriere del Pd Francesco Bonifazi e Gianfranco Librandi (entrambi con 6mila euro). Ammonta a 8mila 500 euro il contributo del leader Renzi. 

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